Decima corsia
Il tempo a disposizione già reclamava i suoi confini. Scendemmo comunque, ognuno dal suo lato. Eravamo sudati, intrisi di umori come odore dell’altro/a, ancora non appagati del tutto, ancora affamati nell’anima. Laura propose una doccia veloce per cancellare ogni cosa dai nostri corpi. L’acqua non era del tutto calda, ma poco importava. Ci lavammo a vicenda, senza altro tra noi se non regalandoci così ancora brividi a pelle. Tornammo in camera a rifare il letto del nostro passaggio.” Dario sei contento di quanto abbiamo fatto e condiviso? Non è stato capriccio per me.” Guardai Laura, che con occhi seri mi fissava mentre ci rivestivamo. Uno sguardo che avevo imparato da tempo a conoscere e volere. “Nemmeno per me lo è stato, solo una conferma di quanto provo per te”. Scendemmo cosi al piano terra, dove non potei trattenere un ultimo assalto a Laura, cingendola da dietro, a stringere ancora i suoi seni tra le mani, il mio viso nei suoi capelli. “Proprio non ti dispiacciono, vedo.” Laura cercava apprezzamento come sicurezza del suo inutile cruccio,dal mio gesto. Non servì altro, Laura si concesse nuovamente alle mie ultime dolci attenzioni. Ci staccammo poco dopo per rivestirci di quanto lasciato la mattina sul divano. “Andiamo ora.” Disse Lei portandosi verso l’ingresso. La precedetti e dietro a me, chiuse a chiave la porta. Saliti in auto, prendemmo la strada del ritorno che fu accompagnata da domande, anche mie.“ Sei appagata? Non ti senti in colpa verso tuo marito?” Laura non distolse lo sguardo dalla strada. “Si lo sono. Tu non ti senti in colpa verso tua moglie? Se l’abbiamo desiderato, voluto e fatto, c’è un motivo di fondo, non credo si tratti di solo possibile monotonia come novità per entrambi, fin dall’inizio del tutto, viviamolo allora.” Concluse, portando il discorso su altri argomenti lungo tutto il tragitto fino al parcheggio della stazione. Era chiaro in ognuno, il suo bagaglio di riflessioni su quanto stato. Parcheggiò vicino alla mia auto, feci l’intenzione di scendere, ma fui fermato da Laura. “Dario, mi vuoi bene? E’ successo tutto in fretta tra noi, lo so, ma non vorrei mai uscire da questo sogno.” Chiese fissandomi. “Sarebbero le mie stesse parole, sono tornato a sognare anch’io da quando ti vidi la prima volta al banco salumi.” Risposi. “Volerti bene, è niente a confronto di quanto dentro sento. Mi hai riacceso la vita, la mente, il cuore, il corpo intero.” Aggiunsi. Laura rimase non poco sorpresa di questa ultima espressione.” Dario, non ti smentisci mai, anche in questa tua ammissione.” Lasciò poi spazio all’ultimo veloce bacio tra noi. Scesi dalla sua auto malvolentieri, avrei voluto rimanere accanto a Laura in qualsiasi modo ma la realtà ufficiale di entrambi reclamava, senza possibilmente dare minimo sospetto ai rispettivi coniugi. Infatti, il mio cellulare squillo poco dopo essere salito sulla mia auto e averla avviata. Era mia moglie che reclamava il mio rientro a casa. La scusa fu il traffico intenso e bloccato causa un incidente … Feci cenno a Laura che ci saremmo sentiti l’indomani e mi avviai all’uscita del parcheggio.