“friend zone” o “friendzone”: questo verbo inglese “(to) friendzone” è composto da friend (= amico) + “zone” (= zona), allude alla cosiddetta zona psicologica riservata all’amicizia nel rapporto duale.
Questa zona di “confinamento” viene usata quando in un rapporto di amicizia uno dei due vorrebbe passare ad una relazione amorosa o sessuale, mentre l'altro/a rifiuta tale passaggio. Tale impedimento mette una persona nella friendzone: questa parola è stata usata per la prima volta nel 1994 in una puntata della serie televisiva “Friends”.
Da friendzone deriva in italiano “friendzonare” = relegare un individuo nella “zona amicizia”; esempio, Clara ha friendzonato Francesco dicendogli: "
scusa ma ti considero solo come un amico". E’ una situazione che può accadere in una relazione amicale nel momento in cui uno dei due inizia a provare sentimenti più profondi per l’altro/a, ma senza essere corrisposto, perciò viene emarginato nella "zona dell’amicizia". La delusione può avere conseguenze destabilizzanti nell’autostima della persona che la subisce.
La friendzone riguarda maschi e femmine: adolescenti, adulti e anziani.
Il concetto della "friendzone" è stato criticato perché si pensa che implichi l'aspettativa da parte delle donne di avere rapporti sessuali con uomini a cui non sono interessate, semplicemente perché questi le hanno “trattate bene”, regalando denaro, cene, pranzi, gite. Ne sanno qualcosa numerose donne dell’Est Europa e molti anziani nostrani.
In una ricerca psicosociale alcune donne alla domanda “uomini e donne possono essere solo amici?” hanno risposto in modo affermativo, mentre gli uomini hanno ammesso che l’amicizia a loro non basta e che desiderano qualcosa di più dalla relazione.
Spesso, però, “il di più” tanto desiderato non è concesso ed ecco che si entra nella temuta friend-zone, una zona ad alto rischio di stress e frustrazione per chi ci finisce.
L’amico ostacolato vive una situazione ambigua che lo rende incerto sul da farsi: è sempre disponibile ad ascoltare, consolare e parlare, corre quando è chiamato dall’amico/a ma, ciononostante, non riesce a ottenere un bacio (a volte l’ottiene), una forma di affetto che vada oltre l’amicizia.
C’è anche da rilevare che spesso è lui che non fa nulla per cambiare la situazione, per la paura del rifiuto e perché non vuole mettere in pericolo la relazione amicale.
Non è emotivamente facile rimanere in un rapporto amichevole dopo aver espresso l'interesse amoroso e/o sessuale verso l’amico/a.
Il diffuso fenomeno della friendzone si può paragonare ad una “prigione” nella quale si finisce quando la persona con cui si vuole avere una relazione, dice: “No, meglio di no. Ma, ti prego, rimaniamo amici”.
E si accetta questa umiliante situazione di vassallaggio emotivo. Ci si fa bastare l'amicizia, con la speranza che diventi l'anticamera del rapporto che si vorrebbe, ma invece, non accade. Perciò, la friendzone diventa una prigione: le sue invisibili barre sono i ragionamenti sbagliati che impediscono di sparire.
Perché si cade nella trappola della friendzone? Perché ci si lascia ingannare da false speranze! È una condizione insopportabile, che l'individuo si fa andar bene pur di non perdere i rapporti con la persona che gli/le piace. Pensa che rimanendo amici aumentino le possibilità di far evolvere la situazione verso la relazione amorosa o l'attività sessuale. Invece accade il contrario: diminuiscono ! Se si accetta una situazione insoddisfacente l’altra persona tende a stimarci sempre meno.
La friendzone è un limbo di incertezza, sofferenza e frustrazione.
A voi è capitato di avere attrazione sessuale per un amico/a che non vuol saperne di “andare oltre” ? A me è accaduto. Per alcune settimane la situazione mi pareva indefinita, ed avevo la speranza nell'evoluzione del rapporto duale. Ma non riuscivo a dare un nome, una collocazione a ciò che stava avvenendo, anche per colpa dell'ambiguità di lei. Poi c'è stato l'auto-"svelamento" ed ho capito che mi aveva emarginato nella friendzone, per me inaccettabile e sono scomparso dalla sua vita.