-Metti che mi sia perso una puntata della vita, che abbia saltato un gradino della scala e che voglia tornare indietro a calpestarlo.
Franco tenta di spiegare a Gianni un pensiero che gli è venuto poco prima, mentre parcheggiava la sua bici sul molo.
-Metti che si crei l’occasione di recuperare quello che ormai pensavo fosse perduto. Poi, una volta fatta l’esperienza che mi mancava, sarei per forza diverso da come sono ora, che sono quello che sono perché mi manca quel gradino.
Sorride Franco, gli é uscito bene il pensiero, pari a come gli si era composto nella mente. E dire che il sole estivo ha accarezzato la sua testa con le ultime fiammate della giornata per tutto il tragitto, a partire da casa.
-Sicuramente sarei diverso da come mi vedi ora, per forza- Franco ribadisce il concetto. Per essere più chiaro. Intanto si toglie le scarpe e i pantaloni, rimanendo con il costume da bagno e la maglietta.
Se pensi di farla con me l’esperienza che ti manca, puoi rivestirti amico- Gianni è al timone della sua piccola imbarcazione, la voglia di un giro in mare gli viene spesso, e Franco è sempre disponibile.
Sul serio Gianni, non ci pensi mai al fatto che possiamo essere tante persone, anche se abbiamo un corpo solo?
-Macché dici! Tu sei tu, e lo sarai fino all’ultimo giorno della tua vita. Tu come tutti. Da quando sei in pensione, pensi troppo.
Gianni si prepara a salpare, niente come un giro in barca gli permette di rigenerarsi.
-Qui ti sbagli fratello - Franco non molla- io oggi sono l’amico che esce con te in barca, ma posso essere altre dieci persone diverse!
Sì, oggi a Franco le parole escono con facilità, si mettono in fila da sole e sbucano convinte fuori dalla bocca, marciando dritte come soldati.
Finalmente si siede al solito posto, un vento leggero gli scompiglia i tanti capelli grigi. Con una mano accarezza l’acqua e con lo sguardo fissa un punto dell’orizzonte, visibile solo a lui. Si parte.
-Dieci persone diverse, amico?….vabbè, spero di aver portato birra a sufficienza per tutti.
Così dicendo, Gianni allunga una lattina di Heineken a Franco, senza mollare il timone. Ne consumano parecchie entrambi, una dopo l’altra.
-Nemmeno io conosco tutti i Franco che ci sono dentro me. C’è l’esperto di vini, il Franco che racconta barzellette, ma ce ne saranno altri dieci, e forse più, di totali sconosciuti.
Ora i suoi ragionamenti si adagiano mollemente sul pelo dell’acqua e si arrendono al dolce ritmo ondoso del mare.
-Io conosco bene il Franco che racconta balle- Gianni, di rimando, continua a sfotterlo, ma in modo sempre più bonario e rilassato.
La sera finisce di tingere di rosso cielo e mare e il vento sospinge la barca al largo.
Si assopiscono entrambi, per un lungo attimo.
Poi Gianni si desta con un sussulto, in preda ad una strana sensazione.
Si alza in piedi con fare incerto. Le ultime luci della giornata hanno pennellato di grigio ogni elemento intorno, pure il mare e il cielo si sono svuotati di altri colori.
E nera ed enorme, una grande sagoma scura si muove in acqua, sotto di loro. Gianni la vede distintamente: una cosa viva, una bestia, sta girando intorno la barca.
-Franco, Franco!-
L’amico non si sveglia. Gianni lo scuote per un braccio con cautela. Niente.
In quel momento capisce due cose, primo cosa significa l’espressione “Mi si sono rizzati i capelli in testa” e secondo lo strano discorso fattogli dall’amico poco prima. Quello che gli dorme davanti non sembra Franco, è più grosso, più alto. È uno di quei dieci sconosciuti di cui parlava!
La massa oscura si sta muovendo di nuovo sotto di loro, urta l’imbarcazione, facendola dondolare pericolosamente.
Gianni sente i capelli pungergli il cranio come spilli. Biascicando parole incomprensibili, spinge lo sconosciuto in acqua; da come si lascia buttare non sembra un uomo, forse è un enorme pupazzo. Per tutta risposta a quel gesto, la barca, dopo un altro paio di bruschi dondolamenti, ritrova il suo equilibrio e la cosa enorme e scura sembra essersi sciolta nell’inchiostro del mare.
Gianni, riavvia la barca, cercando di avvicinarsi alla riva. Sente che il suo cuore sta ritornando pian piano al proprio posto in mezzo al petto, dopo averlo sentito vagare dolorosamente per tutto il corpo.
Probabilmente Franco è già sul molo che lo attende, che se la ride. Sì, sicuramente sta pisciandosi addosso dalle risate. Figuriamoci per quanto tempo lo prenderà in giro dopo questo scherzo. Perché è uno scherzo, certamente. Che altro può essere.
Che roba, ragazzi!
Un’altra avventura da raccontare agli amici al bar, un’altra di quelle pazze storie per le quali loro due sono famosi. Sicuramente, la più stramba di tutte.