Laura
Ottava corsia
L’indomani, durante l’orario di sportello, cercai spesso Laura se vicino alle casse ma nulla. Alla fine del mio orario le mandai un SMS di saluto e possibilmente di vederci, avevo ancora il ricordo intenso di quanto accaduto il giorno prima. Rispose che non era venuta al lavoro, il figlio minore stava poco bene ed era stato necessario portarlo dal medico. Imprevisti o situazioni, comunque, di cui tener conto nella nostra e oramai confermata relazione parallela, riflettei. Poteva accadere anche per me, conclusi. Avevo comunque in mente la proposta come la richiesta esplicita di Laura di arrivare presto all’amore completo tra noi. Dovevo organizzarmi bene e non in modo scontato, avevo imparato anche questo di Laura. Non in una fredda stanza di albergo o motel, pensai a un bel agriturismo con camere che conoscevo sulle vicine colline. La scusa per un giro e il gioco come sorpresa sarebbe stato fatto. Ma al solito avevo fatto i conti senza l’oste: Laura nel successivo messaggio, lo dimostrò nuovamente. “Non preoccuparti, risolvo in casa e trovo nuovamente tempo per te, per noi.” La parte finale diceva tutto, la rilessi più volte per convincermene. Già all’indomani Laura rientrò al lavoro sul turno mattutino. L’attesi al termine di questo al parcheggio dipendenti. Avevamo pochi minuti a disposizione. “Trovati una intera giornata libera per la prossima settimana. Ho voglia di una gita in collina tutta per noi.” Propose. Sembrava fatto apposta per la mia idea, riflettei dentro di me. “Facciamo giovedì, che ho orario continuato allo sportello ma chiederò ferie.”. “D’accordo, lo farò anch’io allora.” Rispose Laura mentre saliva in auto. Non mancarono comunque veloci incontri o SMS tra noi, l’attesa era percepibile come anche un certo timore di una possibile delusione. Per ovvi motivi, avevamo scelto di trovarci altrove dal centro commerciale quel mattino. Laura mi stava già aspettando in fondo al parcheggio della stazione dei treni quando arrivai. Era in piedi accanto alla sua utilitaria, sembrava una ragazzina in maglietta e pantaloncini corti. Fu questo il complimento che le rivolsi immediatamente ancor prima del saluto. Come risposta ebbi la solita accusa di falsa adulazione e galanteria gratuita nei suoi confronti. Era la prima volta che vedevo a nudo le sue gambe: lisce, dritte, senza un filo di cellulite. Si, poteva permettersi quei pantaloncini a quarant’ anni. Laura si accorse subito anche di questo mio evidente apprezzamento. “Dario, sono una donna come tante altre. Cosa hanno di speciale le mie gambe?”. “Nulla. Splendide.” Risposi, ma avrei voluto coprire di baci quelle gambe, l’appuntamento era però solo rimandato di poco. “Dai sali su, che ci muoviamo!” Mi incitò subito dopo. Questa richiesta mandava a monte ogni mio possibile piano. Cercai di insistere, Laura fu irremovibile, ci si muoveva con la sua auto. Cosa aveva in programma allora? Mi domandai lungo il tragitto una volta partiti. Mi era sempre più difficile lasciare lo sguardo dal tutto di Lei. Ricambiava ogni volta, anche semplice sguardo, in preda a quel particolare piacere di essere voluta, accettata e desiderata in ogni sua espressione, anche nel silenzio. La strada non era facile, saliva tortuosa tra le colline, evitai pertanto di attirare spesso l’attenzione di Laura dalla guida, sebbene più volte la sua mano lascio la leva del cambio per posarsi sulla mia coscia, senza mai salire oltre, la mia eccitazione era evidente sotto i pantaloni. Non volevo lo fosse anche palpabile, sarebbe stato pericoloso in ogni senso, data la situazione. Sembrava però a suo agio, conoscerla bene quella strada. Lo intuì più tardi perché, quando lasciato alle spalle il paese che aveva dato a destinazione, svoltammo per una strada sterrata che si snodava tra filari di viti. “Non avrai mica intenzione di andare in camporella ?” Chiesi, conoscendola capace oramai anche di questo. Non rispose, sorrise a questo mio timore. La strada fini da li a pochi metri dopo, in un cortile davanti a una vecchia casa colonica, dove parcheggiammo. “Se vedono la mia auto non si preoccupano, qui non ci disturba nessuno. E’ la mia casa natale, noi figli l’abbiamo ereditata assieme alle vigne qui intorno. Ora scendi però.”