Paolo Vineis e Luca Savarino hanno elaborato e pubblicato il testo titolato “La salute del mondo. Ambiente, società, pandemie”, edito da Feltrinelli.
Il suddetto libro è stato recensito sul quotidiano "Il Sole 24 Ore" del 17 aprile scorso dal prof. Mauro Ceruti, filosofo teorico del pensiero complesso.
Nel suo articolo il prof. Ceruti evidenzia che basta un minuscolo virus, come il “Corona virus 19” per farci comprendere che viviamo in un mondo complesso: tutto è interdipendente, e insieme causa ed effetto. L’intreccio di tante concause conduce all’imprevedibile.
La complessità è formata da eventi contingenti e singolari, di grande impatto, la cui imprevedibilità è dovuta non semplicemente a un’imperfezione provvisoria ma alla natura dei problemi in questione.
I sistemi complessi sono estremamente sensibili alle perturbazioni che incontrano nelle varie fasi del loro sviluppo, e reagiscono in maniera non correlata alla loro intensità: un evento microscopico e locale può innescare rapidi processi di amplificazione, fino a produrre effetti macroscopici e globali e fino a trasformare radicalmente il comportamento di tutto il sistema. Così i sistemi complessi possono cambiare in modi improvvisi, imprevedibili.
La pandemia ci costringe a cambiare il nostro sguardo sul mondo, di essere capaci di guardare la complessità del mondo, di evitare tutte le forme di semplificazione che pretenderebbero di determinare la causa unica di un evento.
La pandemia ha reso evidente quanto siano fra loro intrecciati i fili della globalizzazione biologica, antropologica, economica, politica, e come la responsabilità umana si sia estesa verso la natura e verso nuovi ambiti: le specie viventi, gli ecosistemi, il pianeta Terra nella sua interezza, la possibilità stessa della sopravvivenza della nostra specie.
L’inedito contesto rende obsoleto il tradizionale approccio antropocentrico alla salute, che privilegia in modo esclusivo il benessere degli umani a scapito di tutte le altre forme di vita sul pianeta.
La pandemia e la crisi ambientale hanno per la prima volta posto il problema dell’immunità come fenomeno urgente e globale, comune all’intera umanità, che chiede di essere affrontato non solo da un punto di vista individuale e biologico, ma anche sociale e comunitario.
I problemi dell’umanità non conoscono i confini delle singole nazioni: la cura della salute, la stabilizzazione del clima, il mantenimento della biodiversità animale e vegetale, , la transizione alle energie rinnovabili, la lotta contro la povertà, il rispetto e la valorizzazione della dignità umana.
La complessità, cioè la molteplicità di dimensioni intrecciate di questi problemi chiede di non frazionare, di non separare, ma di stabilire legami fra saperi, fra culture. Si continuano infatti a disgiungere conoscenze che dovrebbero essere interconnesse. Così le soluzioni cercate e proposte sono il più delle volte, esse stesse, parte e causa del problema.
I modi di pensare che sono utilizzati per trovare soluzioni ai problemi più gravi nella nostra epoca globale, come la pandemia ha mostrato, costituiscono essi stessi uno dei problemi più gravi da affrontare. Ciò motiva l’impotenza degli esperti, l’inadeguatezza della politica che si riduce a braccio decisionale fondato su dati scientifici o economici.
Siamo accomunati da uno stesso destino, dagli stessi pericoli, dagli stessi problemi di vita e di morte. E’ un destino che accomuna fra loro tutti i popoli della Terra. Nessuno si può salvare da solo.