Annibale Carracci: “Ercole al bivio”, olio su tela, 1595 circa, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli. Questa tela era nel “camerino” del palazzo del cardinale Odoardo Farnese, a Roma. Era al centro del soffitto tra gli affreschi sulla volta a botte.
Nella foto sotto la copia che ha sostituito la tela originale. Questa nel 1662 fu tolta e trasferita dai Farnese prima nella residenza ducale di Parma poi a Napoli.
Il “Camerino” è una piccola stanza, decorata da Annibale Carracci tra il 1595 e il 1597.
Fu iconicamente progettato come presentazione del cardinale Odoardo Farnese che celebra la sua ascesa nella carriera ecclesiastica, tramite alcuni episodi dei miti greci di Ercole, Ulisse e Perseo. Il tema simboleggia il trionfo della virtù sul vizio.
Il dipinto raffigura il giovane Ercole seduto su una roccia mentre medita su cosa fare della propria vita. Incontra ad un bivio due donne, personificazioni allegoriche della virtù (aretè) e del vizio (kakìa) Ognuna di esse espone al giovane i vantaggi dell'una o dell'altra scelta di vita, tentando di convincerlo a seguire la strada che ciascuna di esse personifica.
Quella sulla destra indossa veli quasi trasparenti. Essa mostra ad Ercole carte da gioco, maschere teatrali (che simboleggiano l’ingannevolezza) e strumenti musicali;
quella sulla sinistra, la donna vestita, simboleggia la virtù. Con la mano sinistra sorregge il parazonium (un tipo di spada corta), con il dito indice della mano destra gli indica un erto sentiero, in cima al quale c’è il cavallo alato Pegaso, simbolo di virtù, emblema del casato Farnese, e mezzo per l’ascensione al cielo.
Vicino i piedi della donna c’è un poeta coronato d'alloro, pronto a declamare le gesta dell'eroe se questi sceglierà la giusta direzione.
Il paesaggio sullo sfondo è metaforico e diviso in due parti:
sulla sinistra una zona montuosa, si vede un piccolo tronco di albero tagliato e l’erto sentiero che si snoda verso la cima;
nella metà sulla destra ci sono alberi e arbusti rigogliosi.
Secondo la favola quando le donne scomparvero Ercole decise di incamminarsi per il sentiero faticoso, scelse la via indicata dalla Virtù: ebbe così una vita di lotte e di prove, fra cui le famose “dodici fatiche”, ma guadagnò la fama e l'immortalità tramandate dal poeta, raffigurato in basso all’angolo a sinistra nel quadro.
Per l’iconografia di “Ercole al bivio” Carracci fu motivato dalla cosiddetta favola di “Eracle al bivio”, scritta dall’antico filosofo e retore Prodico di Ceo, vissuto tra il V e il IV secolo a.C. e giunta fino a noi parafrasata tramite un racconto di Senofonte, riportato nei “Memorabilia”: raccolta di dialoghi socratici da parte di Senofonte.