Nei meandri della memoria a volte affiorano volti che emergono dalla penombra del passato, che possiamo illuderci di rinnegarlo, rimuoverlo, ma è sempre lì. Nascosto e in agguato. Torna all’improvviso tra i ricordi ed è utile per poter immaginare un avvenire diverso, per negare il vissuto, per contraddirlo.
Memoria e ricordo sono due vocaboli di significato analogo ma diversi.
La memoria è un'attività della mente "mantiene in vita" il proprio passato.
“Ricordo”, invece, deriva dal latino “re-cordor”; “re – cordare” significa “richiamare al cuore”: è un termine attinente a quello dei sentimenti.
Il ricordo è come un filtro che permette ad alcune esperienze del passato di rimanere vividamente impresse, riaffiorano quando meno ce l’aspettiamo, o se le rievochiamo è per trarne conforto.
Lo scrittore e regista teatrale tedesco Bertold Brecht (1898 – 1956) nella sua poesia titolata “Elogio della dimenticanza” dice che questa deve essere considerata la salvezza della nostra esistenza. La “fragilità” della memoria dà forza e sostiene l’individuo, permette di cancellare il male subìto, di avere speranze.
“Elogio della dimenticanza”
Buona cosa è la dimenticanza!
Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi dalla madre che lo ha allattato?
Che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova?
Oppure come farebbe l’allievo ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere?
Quando il sapere è dato
l’allievo deve mettersi in cammino.
Nella casa vecchia
prendono alloggio i nuovi inquilini.
Se vi fossero rimasti quelli che l’hanno costruita
la casa sarebbe troppo piccola.
La stufa riscalda. Il fumista
non si sa più chi sia. L’aratore
non riconosce la forma del pane.
Come si alzerebbe l’uomo al mattino
senza l’oblio della notte che cancella le tracce?
Chi è stato sbattuto a terra sei volte
come potrebbe risollevarsi la settima
per rivoltare il suolo pietroso,
per rischiare il volo nel cielo?
La fragilità della memoria
dà forza agli uomini.
(traduzione di Franco Fortini)