L'uomo correva, correva, non ce la faceva quasi più, ma finalmente la raggiunse. Nel suo correre forsennato aveva raggiunto lo scopo, la piccola volpe si era ingenuamente ficcata in una piccola tana da dove non avrebbe più potuto fuggire. Si sentiva cacciatore simile a Tarzan, il padrone della foresta, l'atavico senso dell'uomo predatore gli macerava il cuore e l'anima. Si era risvegliato in lui un istinto feroce, che da piccolo impiegato del catasto, lo aveva trasformato in omicida. Sì perchè proprio questo era: un assassino. Nulla gli dicevano quegli occhi terrorizzati, quall'aria smarrita, quel pensiero che dalla piccola volpe gli veniva trasmesso e che diceva chiaramente : ma che ti ho fatto?
Voleva la sua pelliccia, quel trofeo che lo avrebbe fatto sentire un conquistatore, un re guerriero. Ma un piccolo impiegato del catasto non va in cerca di funghi armato di fucile o frecce, perciò con rabbia si guardò intorno in cerca di un'arma qualunque. Trovò un sasso abbastanza grande ed allora si esibì in tutta la sua ferocia, colpì quel piccolo cranio, colpì e colpì e colpì. Le ossa mandarono un piccolo gemito frantumandosi, sangue schizzò la vita di quel piccolo gioiello del bosco e macchiò le foglie che continuarono ad assistere al massacro, silenziose e stupefatte.
L'uomo si sedette e cercò di calmare l'affanno della corsa e del delitto.
Prese poi la piccola volpe per ammirare da vicino e con calma il suo trofeo. Era davvero piccola, dalla pelliccia non ci avrebbe ricavato nemmeno un berretto, e poi da chi avrebbe potuto portare quella pelle? Non conosceva nessuno che sapesse scuoiare un animale e tanto meno avrebbe avuto il coraggio di portare la volpe da un pellicciaio vero. E chissà quanti soldi gli avrebbero chiesto per quel piccolo lavoro.
Prese la volpe per la coda, la gettò oltre i cespugli e si rimise a cercare funghi.
Parole nuove: maniglia-cravatta