le due parole di Raf sono canzone dolore, vediamo cosa riesco a tirarne fuori.
Aziz era in carcere da giorni, ogni tanto venivano a trovarlo i torturatori, ma lui no, non avrebbe parlato. Nessun dolore lo avrebbe inchinato al tradimento degli amici.
Loro credevano nei diritti e nella libertà quanto lui.
Anche la morte era libertà, Azizi sapeva di avere le ore contate, il suo corpo si stava arrendendo.
I primi giorni avevano fatto in modo che mai dormisse, appena chinava la testa, nonostante gli urli e le luci accecanti, lo ridestavano.
Vecchia pratica di tortura, alla fine il detenuto non connetteva più e avrebbe detto qualunque cosa.
Poi passarono ai finti annegamenti, ma lui ormai conosceva la tecnica, più volte letta sui giornali e quindi sapeva che la morte avrebbe aspettato ancora un poco. Purtroppo.
Lui non cedeva e allora passarono a cose più pesanti, ferri roventi, scosse elettriche, abusi sessuali, fame, sete.
Un'unica cosa lui sperava, che il suo corpo alla fine sparisse, che la moglie non vedesse mai le condizioni del suo scempio.
Poi alla fine, non la morte arrivò, ma l'incapacità di resistere oltre al dolore.
La sua bocca anelava a parole da non dire, perchè altri non subissero la stessa condanna. Ma le parole urgevano, portavano alla resa di quel corpo ormai sfatto: ferito, disperato, squassato, sanguinante.
I suoi aguzzini volevano parole? e alla fine le avrebbero avute: parole antiche, musica del suo villaggio.
Fu così che Aziz finalmente cantò una vecchia canzone che parlava di libertà e di una colomba prigioniera, che alla fine volava oltre le sbarre. Non con le sue ali, ma con la sua anima. Fu così anche per Aziz.
nuove parole : ansia lumaca