La barca scivolava leggera nel fiume. Lo straniero sembrava rapito dal movimento di quelle acque torbide che scorrevano sotto il legno secolare spinto con forza dal vecchio nocchiero.
- Continuammo a vederci molto spesso, tutte le volte che potevamo farlo. Ogni volta era come se fosse la prima, momenti che non dimenticherò mai.
- Una sera i miei commilitoni allestirono una tenda per fare una festa, il morale fra le truppe era molto basso e c'era bisogno di risollevarlo ravvivando un po’ l'ambiente. C'era musica e molto alcol, ragazzi e ragazze che si scatenavano al ritmo sfrenato di quelle canzoni allegre. Io seduto in disparte su un tavolo ammiravo il mio angelo danzare felice con gli altri soldati, anche loro presi dalla sua bellezza. Qualcuno mise un disco lento e lei venne da me portandomi con la forza al centro della pista, ed anche se incapace di eseguire certi movimenti, mi abbandonai anch'io al dolce suono della voce della cantante.
- Eravamo stretti l'uno contro l'altra, i suoi capelli erano soffici, la sua pelle profumata, e il suo calore mi avvolgeva come una calda giornata d'estate. I nostri sguardi si incrociavano, le nostre labbra si toccarono e i nostri cuori si unirono. Ci baciammo danzando nelle nostre menti, il mondo intorno a noi divenne solo musica, e la musica divenne solo amore. La scheggia di una granata tedesca aveva squarciato la mia gamba, lei mi colpì dritta al cuore.
- Da soli nella tenda delle infermiere, alzammo come barricate delle lenzuola attorno alla sua branda, volevamo restare soli, volevamo estraniarci da tutto e da tutti. Seduto sul letto le slacciai i bottoni del suo grazioso abito da sera, lo feci scivolare sui suoi fianchi fino a terra e ammirai rapito la bellezza del suo corpo. Feci scendere lentamente le spalline del suo reggiseno, un piccolo neo sul suo seno destro spuntò fugacemente dall'indumento, lo baciai teneramente come baciai i suoi capezzoli che cominciarono ad inebriarmi. Le mie mani sentivano la pelle liscia delle sue spalle, dei fianchi, scesero giù sulle sue gambe e risalirono ancora verso i suoi glutei, si intrufolarono sotto il suo intimo cercando il frutto proibito, e la nostra musica ci guidò in quella che ritenni la notte più bella della mia vita.
- La mattina seguente alcune risatine e alcuni sguardi curiosi spuntati da dietro le lenzuola appese, ci svegliarono dal nostro sonno. Le altre ragazze erano appena rientrate dalla festa. Abbracciati l'un l'altra non facemmo caso a loro, non eravamo per niente imbarazzati, ma solo felici. Le ragazze peraltro smorzata la loro curiosità, ci lasciarono in pace. Avevamo un po’ di fame, ma nessuno dei due aveva voglia di alzarsi e lasciare il letto, o lasciare l'altro, così lei da una sua valigia tirò fuori una scatola di gallette un po’ salate. Ne andava matta, anche per via della sorpresa che conteneva ogni scatola. Se poteva se le faceva spedire da sua madre direttamente da Roma.
- Ne sgranocchiai qualcuna, erano veramente squisite. Lei tirò fuori la sorpresa, era contenuta in una piccolissima bustina di plastica trasparente. Sarà stato quattro o cinque centimetri, tutto nero con enormi orecchie; era Mickey Mouse, coi suoi calzoncini rossi con due grandi bottoni bianchi. Topolino lo chiamò lei, ma le piacque di più Mickey Mouse. Lo conservò gelosamente come una bambina. La sua branda divenne il nostro rifugio, le sue compagne dopo qualche protesta mi accettarono di buon grado, e noi continuammo ad amarci.
- L'attacco a Minturno non tardò ad arrivare, tutta la 5° divisione si diresse verso il paese ormai diventato un vero inferno. Tutte le compagnie mediche volontarie e non, dovettero recarsi ad assistere i feriti nella battaglia. In pochissimi restarono nel campo, me compreso.
- Il tempo sembrava non trascorrere mai senza la mia amata, ed io impazzivo nella mia solitudine. I bombardamenti sul paese erano incessanti ed io non potei non pensare che lei fosse in pericolo in mezzo a quel tremendo caos. Attesi e pregai che tutto andasse per il meglio.
- Non fu così.
- La notizia mi arrivò tramite una sua amica. Una bomba aveva centrato in pieno il campo medico nelle retrovie, in molti morirono e in molti restarono feriti, tra loro c'era il mio angelo. Il camion dei feriti gravi arrivò al mio campo in piena notte, corsi da lei per quanto la mia gamba inferma potesse permettermelo. La sua testa era fasciata con delle bende che si erano tinte del suo sangue, il medico disse che non c'erano speranze. La baciai col cuore straziato. Le sue mani un tempo fermarono il sangue della mia gamba salvandomi la vita, le mie in quel momento erano completamente inutili, come inutile mi sentii io stesso. Pregai Dio di salvarle la vita, lo pregai e lo pregai ancora fino allo stremo, ma non venni ascoltato. Lei continuava a morire ed io smisi di pregare. Rivolsi le mie suppliche al suo opposto. Bussai all'altra porta, capisci? Invocai colui che non deve essere nominato. -
Il traghettatore smise di remare. Scrutò con occhi severi ma al tempo stesso compassionevoli lo straniero provato dalla sua vita vissuta. - Non è stata una buona idea - gli disse.
- Nessuna idea è mai buona finché non se ne conoscono le conseguenze una volta messa in pratica. Ma la mia sembrò esserla, perché qualcuno rispose. LUI accettò la mia chiamata.
- Le Tenebre mi avvolsero in un istante, intorno a me non vidi altro che l'oscurità, esisteva solo il mio corpo come illuminato da luce propria. Sentii il respiro dell'Immondo, putrido e corrotto, il mio corpo parve schiacciato dalla presenza della Bestia.
- "CHIEDI" mi disse con la sua possente voce avariata dal male.
- Ed io chiesi. La vita di lei in cambio della mia anima. Accettò e tornai alla luce. -
La barca riprese il suo slancio alla spinta della lunga pertica. Il fiume scorreva di nuovo sotto di loro.
- Ho dannato la mia anima per il suo amore, ma non è forse questo che facciamo sempre noi uomini?
- Lei si riprese, recuperò le sue forze in brevissimo tempo. "Un miracolo" pensarono gli altri, forse lo pensò pure lei, ma non ne ero sicuro. Forse sospettò qualcosa ma non aveva più importanza. Era tornata da me, solo questo contava.
- Guarì in pochi giorni. Io avevo la possibilità di tornare a casa in congedo dalla mia famiglia, ma decisi di restare con lei. Scrissi di lei nelle lettere che inviai a casa, di come ci amavamo e di quanto lei sarebbe piaciuta anche a loro. Scrissi persino che facevamo sempre l'amore, ed io potei vedere l'espressione divertita delle mie sorelline insieme a quella di disappunto di mia madre. Dissi loro che un giorno le avrei portate in Italia per il nostro matrimonio, avevamo molti progetti in serbo per il futuro e tutte e due le nostre famiglie ne facevano parte.
- La 5° divisione conquistò i paesi di Minturno e Tufo, la Wehrmacht venne sconfitta dalle nostre forze, ma dietro a loro si lasciarono soltanto rovine e dolore, non fu un bello spettacolo. Il paese aveva bisogno di riprendersi e cominciare a ricostruire ciò che era andato distrutto.
- Per un periodo di tempo vivemmo a Roma dai suoi, non era una vita tutta rose e fiori, la guerra continuava ad esserci e tutti noi ne eravamo coinvolti, ma tutto passò in secondo piano alla notizia dell'arrivo di un altro membro nella nostra famiglia. Mi sentii al settimo cielo quando seppi che lei aspettava un bambino. -
Il vecchio nocchiero notò la lacrima solcare il viso dello straniero. Avvertì il dolore nel cuore del suo sfortunato passeggero.
- Ogni medaglia ha il suo rovescio. Niente vive senza il suo opposto. Alla notte segue sempre il giorno, al freddo il caldo, e alla felicità segue la disperazione. Ma se nella disperazione ti viene la "buona" idea di coinvolgerci pure il Diavolo, allora nulla può andare per il verso giusto.
- Le fu diagnosticato un cancro in uno stadio avanzato. Stava divorando inesorabilmente il suo corpo giovane e debole. In meno di due mesi finì nel letto di un ospedale e poi in quello di casa sua, venne considerata ormai una malata terminale. I suoi umori cambiavano continuamente, da persona calma e gentile di cui era, ad aggressiva e violenta; la sofferenza era sempre presente.
- Ed io non l'accettai.
- Tornai negli Inferi deciso a riaverla, ma ciò che fu stato fatto una volta non poteva ripetersi, non senza avere qualcosa da dare in cambio, ed io non potevo lasciare in pegno ciò a cui avevo già rinunciato.
- Maledissi la Bestia.
- Non potei fare altro che guardarla spegnersi lentamente giorno dopo giorno ormai rassegnato.
- Il suo ultimo giorno di vita sembrò che stesse bene, era di buon umore ed aveva fame. Si dice che Dio conceda ai moribondi un ultimo istante di limpidezza per permettere ai propri cari di star loro vicini e poterli abbracciare per l'ultima volta.
- A me non l'avrebbe concesso.
Le portai una scatola delle sue gallette preferite, ma la sua vita era arrivata ormai al limite. Aveva paura, le dissi che non doveva, che là dove sarebbe andata era un posto bellissimo, ed io ci credevo veramente. Le dissi che un giorno ci saremmo rivisti come dopo il nostro primo incontro. Sperai non leggesse la menzogna stampata sul mio volto. "Come faremo a ritrovarci in mezzo a tutti quegli angeli?" mi chiese. Le mentii ancora. "Sarò io a trovarti."
- Un suo ultimo respiro e la sua anima lasciò il suo corpo in un fievole soffio. I suoi occhi guardavano ancora i miei. Morì insieme a nostro figlio amando un uomo che per ben due volte era sceso nelle Tenebre più oscure. Il mio cuore morì con loro.
- Avevo ancora la scatola delle gallette salate in mano, l'aprii per mostrarle la sorpresa. Era contenuta anch'essa come l'altra in una piccola bustina di plastica trasparente. La tirai fuori e la guardai con le lacrime agli occhi. Era una medaglietta di san Cristoforo col bambino Gesù sulle sue spalle, le sarebbe piaciuta un sacco. Gliela misi nella sua mano e la strinsi nelle mie. Il buon santo l'avrebbe accompagnata e protetta nel suo viaggio. Le diedi un bacio sulle labbra ancora calde e piansi come non avevo mai fatto in vita mia. -
La barca avanzava per forza d'inerzia. Il vecchio nocchiero non remava più. Guardò il triste passeggero solcare l'acqua con la mano sentendone la freschezza. La sua mano invece si posò sulla sacca appesa alla cintola semicoperta dal mantello annodato. Ricordò la mano di colei che gli aveva porto la medaglietta di san Cristoforo. La bellezza della donna che un tempo aveva trasportato nell'oltretomba attirò il suo interesse tanto da chiederle quale fosse stato il suo orrendo misfatto per finire nella Città del Dolore. "Fu per mia scelta" rispose, e non disse più niente. Il traghettatore si domandò perché mai una donna avesse rinunciato al Paradiso per sua libera scelta, allora non capì, ma ora gli era tutto chiaro.
C'era molto disordine nel mondo dei vivi, dominavano le guerre e i potenti schiacciavano i deboli, era così da sempre e così sarebbe stato nell'avvenire. Ma non tutto era caos, c'era qualcos'altro che faceva di quel posto un luogo in cui poter vivere felici, qualcosa che il vecchio non capiva per intero perché mai aveva conosciuto, qualcosa per cui forse valeva veramente la pena dannare la propria anima per l'amore di una donna. Il destino forse aveva deciso ancora una volta di farli rincontrare.
"Il cuore conosce mille scorciatoie per raggiungere il suo scopo, amico mio" disse nella sua mente il vecchio guardando lo straniero. "Sarà lei che troverà te."
Chissà, magari persino all'Inferno sarebbero riusciti a trovare un piccolo angolo di Paradiso.
Tutto può accadere nell'Eterno.
Affondò la lunga pertica di legno nelle acque scure e profonde del fiume fino a toccarne il fondo, e spinse con le sue possenti braccia facendo proseguire l'antica imbarcazione.
La riva opposta era ancora lontana.
Fine.