La trivella.
La mattina seguente indossai la tuta e il casco di protezione e seguii mio padre quando, uscito dall’appartamento, si recò sulla piattaforma della trivella. Stavo accanto a lui, guardavo tutto quello che lui guardava, ascoltavo in silenzio tutto quello che il capo cantiere o gli operai gli dicevano e quello che lui rispondeva.
E questo facevo tutti i giorni, mi fermavo sulla piattaforma ad osservare tutto, restavo alla trivella anche quando mio padre si recava nel suo ufficio a lavorare.
Sulla piattaforma c’era quasi sempre anche il giovane ingegnere che mi lanciava occhiate in continuazione. Mio padre se ne accorse e una sera, mentre facevamo sesso, mi disse che oltre ad essere un bell’uomo era molto bravo e intelligente, e aggiunse che avevo fatto colpo su di lui.
Ma io sapevo che non avevo fatto colpo soltanto con lui. Tutti gli operai avevano particolari attenzioni verso di me, ma ce ne erano tre o quattro nei cui occhi, quando mi guardavano, io leggevo chiaramente il desiderio sessuale che provavano nei miei riguardi.
Mio padre non si fermava a lungo sulla piattaforma e quando lui era là io stavo attaccata a lui. Quando andava via osservavo con grande interesse il lavoro degli operai. Quando c’era qualcosa o qualche operazione che non capivo me la segnavo a mente e poi me la facevo spiegare da mio padre. Volevo sapere tutto, volevo capire tutto. Questa esperienza che stavo vivendo era molto interessante e mi affascinava.
Il capocantiere talvolta saliva sulla torre, fino in cima ed ero curiosa di salire fin lassù. Un giorno che lo vidi dirigersi verso la torre gli chiesi se potevo salire con lui. Fu gentile e acconsentì. Mi fece passare avanti e mentre salivamo i gradini dentro la gabbia di protezione mi chiese:
- Signorina, per caso le gira la testa?
- No – risposi – quassù è bellissimo.
Mi spiegò tutto quello che c’era lassù (il paranco, il tubo della trivella che girava, le apparecchiature di contenimento e di alimentazione del solvente per disgregare il terreno). Poi, prima di scendere, si complimentò con me per il mio interesse a quel lavoro per “uomini duri”. Così lo definì.
Mentre continuavo ad osservare riflettevo sul fatto che lui aveva definito quel lavoro adatto a uomini duri. Pensavo che a me quel lavoro piaceva anche se ero una donna. Io lo guardavo e lo vedevo robusto e muscoloso, e contemporaneamente lavoratore infaticabile e silenzioso e provavo ammirazione nei suoi confronti comprendendo il motivo per cui mio padre aveva tanta stima e fiducia nei suoi confronti. La sera lo dissi a mio padre e mi confermò che era una persona assolutamente onesta e scrupolosa.
Ogni tanto, quando ero molto accaldata mi recavo al bar nella sala comune. Quasi sempre il giovane ingegnere mi seguiva e velocemente arrivava al bar prima di me per essere lui ad offrire quello che io volevo. Quando non c’era nessuno mi faceva dei compimenti “Sei bellissima … sei una ragazza meravigliosa … hai dei bei capelli … hai degli occhi bellissimi …”. Eravamo passati al “tu” cameratesco, ma solo con lui. Tutti gli altri mi chiamavano “signorina”
Io cercavo di schivare i suoi complimenti anche se mi facevano piacere. Ogni tanto lo raccontavo a mio padre che mi diceva: “Gli piaci, e non poco, ma non ti preoccupare, non sono geloso, fai pure l’amore con lui se vuoi. Siete giovani ed è normale che proviate attrazione reciproca. Lo capisco perfettamente. – poi aggiungeva – L’ho sempre saputo che facevi l’amore oltre che con i tuoi compagni, con il mio amico e anche con altri uomini”.
Una volta aggiunse “Sei come tua madre, lei non può vivere senza fare sesso”. Capii che era al corrente di tutto e che accettava il comportamento della mamma.
Un fine settimana l’ingegnere mi disse: “Vado all’isola, ci vieni?” Accettai l’invito, mi cambiai, tornai a vestirmi da donna e salii in macchina con lui.
- Ti devo chiedere una cosa – disse durante il viaggio.
- Dimmi.
- È una cosa per me molto importante …
- Parla.
- Vuoi … vuoi diventare mia moglie?
- Cosa?
- Sì, mi vuoi sposare?
- No! io non mi voglio sposare. Voglio laurearmi, voglio girare il mondo …
- Se sarai mia moglie ti farò fare tutto questo, potrai fare tutto quello che vorrai …
- Anche fare sesso con chi voglio?
- !!!???
- Hai visto? Io non posso sposarmi. Non voglio sposarmi. Voglio essere sempre libera!
Tacque. Non aprì bocca fino al nostro arrivo al Centro Commerciale. Fece alcune compere e poi mi portò al bar. Ci sedemmo ad un tavolo.
- Hai parlato seriamente?
- Certo che ho parlato seriamente. È il mio pensiero da tanto tempo. Anche mio padre e mia madre ne sono al corrente.
- E approvano?
- Mia madre è completamente d’accordo.
- E tuo padre?
- Lui non ha espresso alcun giudizio, ma sono convinto che accetta il mio pensiero. Come vedi mi ha condotto qui, quando glie l’ho chiesto.
- Non pensi che potresti cambiare idea?
- Tu non mi conosci!
- È vero, non ti conosco abbastanza, ma ti ammiro tantissimo. Ho sempre sognato di avere una moglie come te … e ora che ti ho trovato non mi voglio fare sfuggire l’occasione …
- Ti auguro di trovare quello che cerchi … ma con me ti sbagli … non sono adatta a te!
- Perché dici che non sei adatta a me?
- Tu accetteresti che tua moglie faccia sesso anche con altri uomini?
- Perché dici questo?
- Perché io voglio essere assolutamente libera. Libera in tutto e per tutto. Anche di fare sesso se ne ho voglia e con chi ho voglia.
-
- Vedi, se tu vuoi noi possiamo fare sesso. Tu mi piaci. Ma senza alcun impegno. Quel pensiero devi togliertelo dalla testa. Assolutamente!
Tutto il viaggio di ritorno si svolse senza profferire neanche una parola.
La sera, a letto, raccontai tutto a mio padre. “È innamorato cotto di te” fu il suo commento.