Le Olimpiadi di Matematica.
Un pomeriggio l’amico di famiglia bussò alla porta della mia camera.
- È tanto che non ci facciamo una chiacchierata assieme – mi disse.
- È tanto che non facciamo sesso – precisai io. Mi alzai ed insieme andammo in salotto.
- Ci sono problemi? – si informò.
- Ci sono stati – risposi – ma ora sono passati.
- Mi fa piacere che tu li abbia risolti. – e cambiò discorso. Parlammo del più e del meno. Ad un certo punto disse: – fra poco finisce la scuola, ci verresti al mare con me per una settimana?
- Penso di sì. Ma con mia sorella come sei messo?
- È tanto tempo che non facciamo più sesso. Lei è molto impegnata con il suo giro di amici.
- Quest’anno ha gli esami di maturità.
- Speriamo che vada tutto bene.
- Perché dici speriamo, ci sono problemi?
- Ritengo che abbia molte distrazioni … Lei non è come te. Tu ti diverti, ma per te lo studio resta sempre al primo posto. – poi aggiunse – Sai, il tuo professore di matematica è mio amico, ti ammira tantissimo. È proprio entusiasta di te.
- Lo conosci?
- Si, siamo amici da tanto tempo. Ho scoperto per caso che è tuo insegnante.
- Sì, è molto bravo, mi piace tantissimo come parla e come spiega.
- E ti piace anche come uomo?
- Sì, perché mentire, mi piace anche come uomo.
- E se ti dicessi che tu gli piaci come donna?
- Avete parlato di me?
- È stato lui a parlare per primo, quando ha saputo che ero amico della tua famiglia. Per prima cosa mi ha detto quanto sei brava, poi ha detto anche che sei molto bella …
- Era un giudizio generico …
- Ma sai, talvolta anche il semplice tono della voce può dare a una frase apparentemente neutra un significato tutto particolare. – Poi parlammo d’altro.
Qualche giorno dopo, alla fine della lezione, subito prima di uscire dall’aula, il professore di matematica fece il mio nome e quello di un altro ragazzo e disse che prima di uscire dalla scuola dovevamo passare nella sala dei professori per parlare con la preside.
Rivolsi lo sguardo interrogativo verso il mio compagno di classe, ma la sua risposta anche se silenziosa mi fece capire che neanche lui immaginava il motivo di questa convocazione.
Suonata la campana andammo e il professore ci portò dalla preside, assieme ci dissero che ci proponevano di partecipare l’anno prossimo alle Olimpiadi di matematica, ovviamente se le nostre famiglie erano d’accordo, ed aggiunsero che, in caso di risposta positiva, era opportuno cominciare al più presto la preparazione e che il professore era disposto a seguirci anche durante le vacanze.
Davanti al cancello della scuola c’era un gruppo di compagne e compagni di classe che ci aspettava per conoscere il motivo di questa nostra convocazione e saputa la notizia si complimentarono con noi.
Tornando a casa il mio compagno deviò un poco dal suo percorso di rientro e parlammo dell’argomento. Io gli dissi che la risposta della mia famiglia sarebbe stata positiva. Lui era entusiasta della proposta che gli era stata fatta, ma pensava che i suoi avrebbero avuto qualche problema per motivi economici. Io vedevo la cosa interessante, ma non ero entusiasta come lui.
Il giorno dopo il padre del mio compagno parlò con la preside per avere maggiori informazioni. Anche la mia mamma telefonò alla preside per dare il suo consenso.
Quando il professore tornò nella nostra classe diede la notizia ufficiale che noi l’anno prossimo avremmo partecipato alle Olimpiadi di matematica e diede a ciascuno di noi un libro di esercizi. Ci diede anche un grosso quaderno e ci spiegò che dovevamo cominciare a fare gli esercizi per iscritto sul quaderno facendo tutti i passaggi e in maniera molto ordinata seguendo l’ordine del libro. Lui li avrebbe controllati uno per uno. Se per caso avremmo avuto difficoltà prima dovevamo consultarci tra di noi per cercare di superarla. Se non ci riuscivamo potevamo telefonare a lui. Ci disse anche che sarebbe stato utile che noi procedessimo di pari passo, tenendoci sempre in contatto.
Noi due restammo d’accordo che un giorno la settimana ci saremmo riuniti a casa mia per confrontare il lavoro fatto. Il giorno concordato fu il lunedì pomeriggio, in quanto lui la domenica si sarebbe dedicato a tempo pieno a fare gli esercizi e il lunedì che era giorno di chiusura del negozio dei suoi genitori, dove lui il pomeriggio andava ad aiutarli, li avremmo confrontati.
Ci fu il primo incontro lui aveva fatto i primi dodici esercizi, io ne avevo fatto quindici. Li confrontammo: erano tutti giusti. In alcuni casi lui aveva fatto qualche passaggio in più, in altri i passaggi in più li avevo fatti io.
Finito il confronto abbastanza rapidamente lui mi chiese se poteva fermarsi così faceva i tre esercizi che mancavano per mettersi alla pari con me. Dissi che non c’era problema. Lui si mise al mio scrittoio, io mi misi a leggere seduta su una sedia.
Poi restammo a chiacchierare. Ad un certo punto gli chiesi se avesse una ragazza. Mi rispose che mentre il sabato io potevo uscire con i miei amici, lui stava in negozio ad aiutare i suoi genitori, inoltre ci andava tutti i pomeriggi. Chiesi “e la domenica?”, la domenica mi occupo della contabilità ed aiuto anche la mamma.
- E ieri come hai fatto a fare gli esercizi?
- Papà ha ripreso in mano lui la contabilità, per darmi la possibilità di prepararmi per le Olimpiadi.
Provai ammirazione per lui. Ma pensai anche quanto sono stata fortunata a nascere nella mia famiglia!
La domenica successiva, di pomeriggio gli telefonai. Gli chiesi dove era arrivato. Era quattro esercizi avanti rispetto a me. Stabilimmo di fermarci dove era arrivato lui, io avrei completato quelli che mi mancavano. Fu contento in quanto aveva il tempo per dare un aiuto a sua madre.
Il lunedì ci vedemmo e confrontammo gli esercizi. Non c’erano problemi. Ci restava parecchio tempo per chiacchierare. Gli chiesi se avesse piacere ad avere una ragazza. Alzò le spalle. Gli dissi che nella nostra classe c’erano diverse ragazze libere.
- Non credo che sia il momento che mi impegni con una ragazza. Devo aiutare la famiglia. Io sono il figlio maggiore, ho una sorella e un fratello più piccoli e le necessità in casa sono tante.
- Ma, non senti il desiderio di fare sesso?
- Certo che lo sento, ma non voglio impegnarmi.
- Ti va di fare sesso senza impegnarti?
- Cosa significa?
- Ora ti spiego.
Andai alla porta e la chiusi a chiave. Mi diressi verso il letto, rivoltai le coperte e cominciai a spogliarmi.
- Dai, spogliati anche tu. – Mi guardò sorpreso, ma vidi un lampo di gioia nei suoi occhi. – Non ti piacerebbe venire a letto con me?
- Certo che mi piacerebbe … ma …
- Facciamo sesso senza impegno, né da parte tua, né da parte mia. – Avevo tolto la camicetta e il mio seno nudo era evidente, nel frattempo avevo sbottonato la gonna e l’avevo fatta scivolare ai miei piedi.
- Ti dispiace se chiudo gli scuri della finestra?
- Preferisci il buio?
- Sì.
- Prima accendi la luce del bagno e socchiudi la porta, così filtra un raggio di luce. – Nel frattempo mi ero infilata nel letto. Fece quello che avevo detto e cominciò a spogliarsi. Poggiava i suoi vestiti ben ordinati sulla sedia che c’era vicino allo scrittoio e io, anche nella penombra, potevo osservare tutti i suoi movimenti. Avevo intuito giusto, sotto i suoi vestiti c’era un bel fisico oltre al fatto che era una persona meticolosa e precisa. Quando tolse i pantaloni notai anche la voluminosa protuberanza che deformava i suoi slip.
Venne vicino al letto. Mi scostai di lato e lo invitai a coricarsi anche lui.
Mi confidò che quella era la sua prima volta, ma l’esperienza fu molto piacevole per entrambi.
Quando ci fu lezione di matematica il professore ci chiese se avevamo cominciato a lavorare. Gli riferimmo quello che avevamo fatto. Si dichiarò soddisfatto sia del fatto che avevamo già iniziato a lavorare, sia del fatto che il lavoro procedeva in maniera parallela. Ritirò i nostri quaderni che avrebbe controllato e ce ne diede due nuovi, per proseguire il nostro lavoro.
L’anno scolastico volgeva velocemente al termine. Durante un nostro incontro il mio compagno mi disse:
- Ho notato che durante la ricreazione c’è un ragazzo degli ultimi anni sta sempre attaccato a te.
- Sì – risposi – vado a letto anche con lui.
- Ma … è il tuo ragazzo?
- Perché me lo chiedi? Sei geloso?
- Veramente … un po’ …
- Cosa ti avevo proposto? … Fare sesso senza impegno!
- Si, è vero … ma tu mi piaci tantissimo …
- Deve solo piacerti fare sesso con me, non ci deve essere nessun impegno sentimentale. Io non voglio impegni fissi. Non mi sposerò mai!
- Davvero? Non ti vuoi sposare? Sei strana …
- Lo so che sono strana. Solo io sarò padrona della mia vita. Nessun altro mai dovrà interferire.
- Io mi sto innamorando …
- Toglitelo dalla testa. Assolutamente. Se vuoi fare sesso con me va benissimo. Se ti vengono altre idee, interrompiamo subito.
- No, non interrompiamo. Ci sono le Olimpiadi e mi piace tantissimo fare sesso con te … non l’avevo mai fatto prima …
- Ma alle condizioni che ti ho detto.
- Va bene.
- Ah … una cosa, quello non è più il mio ragazzo, ora sta con un’altra.