Autore Topic: UNA RAGAZZA “LIBERA”. (Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto). 07.  (Letto 878 volte)

victor

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La notte.

Raccolsi i miei vestiti e mi diressi verso una stanza. Non mi voltai, ma mentre camminavo sentivo gli occhi di tutti puntati addosso a me. In pratica ero completamente nuda tranne il triangolino che ricopriva il mio sesso. Entrai nella stanza, seguita dal mio compagno per la notte, che, appena entrato e chiusa la porta, mi sbatté contro il muro e cominciò a baciarmi strofinando tutto il suo corpo nudo contro il mio. Ci baciammo con foga e voluttà, con un’attrazione e un desiderio fortissimo che era già iniziato durante il gioco ed ora poteva liberamente esplodere.

Era desiderio, era fame, era passione, era libidine, quella cui, tutti e due, davamo sfogo in maniera violenta. Ad un certo punto mise le sue mani sui miei seni e cominciò a stringerli e a strizzarli in maniera violenta.

Inizialmente il mio desiderio e la mia passione riuscirono a rendere il dolore non solo sopportabile, ma addirittura piacevole. Ma poi il dolore divenne fortissimo e istintivamente scattò in me un riflesso di difesa: il mio ginocchio si sollevò con forza e con violenza colpendolo in mezzo alle gambe.

Cadde a terra contorcendosi e rotolandosi per il dolore. Gli saltai addosso e stavolta fui io che presi a baciarlo ed a sfregare tutto il mio corpo nudo contro il suo, con la stessa passione e voluttà con cui lui aveva fatto con me un fino ad un istante prima. Ci rotolavamo per terra entrambi sia per il dolore, che per la passione come due animali selvaggi.

Poi fu lui che riprese l’iniziativa, si tolse lo slip e lo gettò lontano, strappò via anche il mio e dopo avermi penetrata cominciò a sbattermi con forza e con violenza. Qualche istante dopo le mie braccia e le mie gambe circondarono il suo corpo e si avvinghiarono a lui mentre un fiotto caldo fluiva dentro il mio corpo scosso dalle convulsioni dell’orgasmo …

Restammo così, a terra avvinghiati, io sotto e lui sopra, a lungo e con il respiro ansante e affannato. Poi lentamente tornammo in noi. Io allentai la tenaglia delle mie braccia e delle mie gambe. Lui si scosse, rotolò accanto a me e poi si mise a sedere. Si toccò i testicoli (sicuramente erano ancora doloranti).

- Mi hai fatto veramente male! – disse. Io chinai lo sguardo sul mio seno dove erano evidenti i lividi rossi delle sue mani e le ferite delle sue unghie.

- E tu, guarda come hai ridotto il mio seno! – Si chinò e prese a baciarlo delicatamente.

- Questo tuo seno nudo mi ha fatto impazzire. Stavo per saltarti addosso nella sala, di là, davanti a tutti … se ti avesse scelto qualcun altro sicuramente sarebbe scoppiata una lite …

- Sono contenta che la lite non sia scoppiata.

Si alzò. Allungò il braccio per aiutare a sollevarmi. Quando fui all’in piedi mi abbracciò e ci baciammo. Mani nella mano ci dirigemmo verso il letto e ci buttammo sopra come corpo morto.

Dopo un poco io avevo freddo e mi misi sotto le coperte. Si mise sotto le coperte anche lui. Ci addormentammo abbracciati, stanchi morti.

A mezzo della notte, non so se fui io a svegliarmi, oppure lui, ma il contatto della nostra pelle risvegliò in tutti e due il desiderio. Facemmo nuovamente l’amore. E lo rifacemmo per la terza volta il mattino seguente.

Mentre eravamo nudi nel bagno disse:

- Sai una cosa?

- Dimmi.

- Una notte così non l’avevo mai passata. Non mi era mai capitata. E a te?

- Identica a questa no. Ma episodi simili, belli e coinvolgenti, ne ho avuti, e non pochi … – mi guardò e non disse nulla.

Mentre mi lavavo e mi vestivo pensavo al mio ragazzo, ero curiosa di sapere con quale ragazza fosse andato a letto. Immaginavo che il suo desiderio fosse quello di andare a letto con la stessa ragazza con cui era già stato.

Pensai quanto fosse difficile per certe persone riuscire a scrollarsi di dosso la loro timidezza.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

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Il giorno dopo.

Quando entrammo nel salone tutti gli altri erano già seduti al tavolo e facevano colazione con cappuccini e brioche. Tutti si girarono a guardarci. Credo che i segni della notte turbolenta che avevamo trascorso fossero chiaramente visibili sui nostri volti.

Finita la colazione alcuni uscirono fuori in giardino, altri stavano a chiacchierare, io mi diressi verso l’angolo in cui c’erano alcune poltrone e mi buttai stanca su una di esse. Avevo dolore al seno. Una ragazza venne a sedersi accanto a me, era la compagna del padrone di casa.

- Sono stanca anch’io – disse. Io le rivolsi lo sguardo senza parlare – stanotte l’abbiamo fatto tre volte – aggiunse. E io le feci un sorriso di approvazione – peccato che è un po’ veloce …

- Con chi sei andata a letto – le chiesi.

- Con il tuo ragazzo – rispose – è ben dotato …

- Sì, è vero ha un bel cazzo … – aggiunsi io – sono contenta per te e spero sia contento anche lui.

- Non sei gelosa?

- Perché dovrei essere gelosa? Credo che nessuno di tutti quelli che siamo qui oggi sia geloso. O almeno dovrebbe essere geloso.

- Io non ne sono così sicura … Quando sei andata in camera il tuo ragazzo, ti guardava e gli ho letto in viso il dispiacere. Credo che lui sia innamorato cotto di te.

- Ma ha fatto l’amore con te e da quello che mi dici non si è risparmiato.

- Sai una cosa? Ma non dirla a lui. Questa notte, nel mezzo della notte, mentre dormiva mi ha abbracciata pronunciando il tuo nome e ha mormorato “amore mio” …

- Lui sa che noi stiamo insieme soltanto per il piacere di fare sesso. Sa anche che io non mi sposerò mai. Io non mi innamorerò mai.

- Perché? – mi chiese perplessa e sbalordita.

- Io voglio restare libera. Non intendo legarmi a nessuno. Non voglio figli. Voglio viaggiare in giro per il mondo.

- Quello che dici piacerebbe anche a me, ma ho il desiderio di avere un uomo accanto, ho bisogno di un uomo che mi protegga.

- Il discorso è complesso. Ognuno ha le proprie idee. E le idee di ciascuno sono giuste per lui. Se vuoi qualche volta possiamo parlarne insieme. Questo non credo sia il momento.

Dopo un poco si allontanò. Io restai seduta sulla poltrona con la schiena poggiata. Avevo molto dolore.

Si avvicinò un’altra ragazza. Era quella della quarta coppia. La conoscevo soltanto di vista, prima di questa occasione non mi era capitato di conversare con lei.

- Stai male? – mi chiese.

- No, perché? – Mi osservò attentamente e disse:

- Il tuo non è dolore psicologico, è dolore fisico. Il tuo viso è contratto! Dove hai dolore?

- Mi fa male il seno.

- È stato questa notte?

- Si. Ma non preoccuparti, domani telefono alla mia dottoressa e mi faccio controllare.

- Ascolta, mio padre è fisioterapista ed io dall’età di sei anni quando sono libera sto con lui quando lavora. Se ti fidi dò uno sguardo al tuo seno. Potrebbero esserci dei lividi.

Meditai un attimo, il dolore era forte, feci cenno di sì con il capo e mi alzai. Si alzò anche lei e mi seguì.

Entrammo nella mia stanza e mi sbottonai la camicetta (come sempre non avevo addosso il reggiseno).

- Madonna santa! Ci sono un sacco di lividi! È stato un animale!

- Anch’io sono stata un animale selvaggio!

- Ti capisco. Ma dobbiamo metterci una pomata, un Lasonil, qualcosa che ti riduca il dolore e che faciliti il riassorbimento dei lividi.

Prese il telefono e smanettò un poco. Poi disse “C’è una farmacia di turno a due km. Vado e torno” e uscì.

Tornò, aveva in mano una busta di plastica con parecchia roba dentro. Rientrammo nella mia stanza e mi fece togliere la camicetta. Io ero titubante. Temevo di provare dolore mentre spalmava la crema. Ma lei con una delicatezza eccezionale spalmò un velo uniforme di crema sui miei seni, poi li coperse con della garza che aveva portato, e con una fascia elastica, sempre con grande delicatezza, bloccò il tutto.

Rimasi colpita dalla sua delicatezza e dalla sua professionalità.

Rimise tutto in ordine nella busta e porgendomela disse:

- Domani telefona alla tua dottoressa, dille tutto quello che ho fatto. Se la dottoressa è d’accordo mi telefoni e vengo a casa tua per rifare la medicazione.

Restai colpita anche da questa delicatezza di comportamento. Per correttezza le chiesi quanto aveva speso e presi il mio borsello. Me lo fece riporre nella borsa dicendo che avremmo fatto i conti con calma a fine cura.

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Le cure della mia amica.

Il giorno dopo telefonai alla dottoressa, le raccontai tutto e le dissi anche che il dolore era nettamente diminuito, mi rassicurò che quello che era stato fatto era un ottimo lavoro, mi disse che se volevo potevo andare da lei a farmi controllare, ma per il momento non lo riteneva necessario.

Telefonai alla mia amica, che arrivò poco dopo. Tolse la fasciatura, tolse le garze, spalmò nuovamente la pomata, sempre con grande delicatezza. Finito di spalmare la crema si abbassò sul mio seno e vi posò due baci leggerissimi. Poi applicò garze nuove e rifece la fasciatura con delle fasce elastiche pulite che aveva portato. Posò tutto il materiale usato in un contenitore ermetico e mi sorrise.

La guardai e stavo per parlare. Lei mi interruppe.

- Mio padre mi ha insegnato che devo fare il mio lavoro con la massima precisione e delicatezza. Io ho scoperto che se ci metto anche amore le ferite guariscono più rapidamente. Domani torno e rifaccio la medicazione.

Restai colpita da queste parole. Le chiesi nuovamente di dirmi le spese che aveva sostenuto e lei mi disse che il suo lavoro non era ancora finito. Ne avremmo parlato alla fine.

Mentre mi rivestivo lei si era seduta. Mi sedetti anch’io.

- Hai un seno meraviglioso – mi disse – quella sera lo ho osservato e sono rimasta impressionata di quanto è bello. Tornerà come prima, puoi esserne certa. Il tuo è un seno ancora acerbo, è questo il motivo per cui esprime una grande sensualità ed attira moltissimo gli uomini e non solo gli uomini … Ancora si deve sviluppare e quindi ha grandi risorse, diventerà ancora più bello.

Io l’ascoltavo e dentro di me arrossivo per le sue parole. Continuò:

- Tu sei giovane, sei snella, sei alta, sei ben fatta. L’altra sera eri la più bella di tutte noi. Il tuo corpo è armoniosamente perfetto. Tutti i ragazzi ti guardavano e sono convinta che quella sera tutti volevano venire a letto con te. Ma anche noi ragazze ti guardavamo con un poco di invidia. Lui ti ha scelto, ma io penso che sei stata tu a voler essere scelta proprio da lui. Ecco perché è successo quello che è successo.

Sorrisi: era vero.

- Tu devi mantenere il tuo corpo sempre così, sempre in forma e ciò è possibile. E se vorrai io ti dirò come e cosa fare. A sessant’anni dovrai ancora avere questo fisico e continuerai ad attirare gli uomini come il miele attira le mosche. E li avrai sempre tutti ai tuoi piedi. Pronti ai tuoi comandi. Tutte le donne vogliamo questo. Ma non tutte ci riusciamo. Anzi sono poche quelle che ci riescono. Tu hai tutte le qualità per riuscirci. Hai le qualità fisiche e quelle intellettuali. L’ho notato l’altra sera quando hai diretto il gioco. Inoltre tu hai una altra importante qualità, forse la più importante di tutte: tu vuoi proprio questo! Tu vuoi dominare gli uomini e forse anche il mondo … Tu hai tutto per riuscirci! E io te lo auguro di cuore.

E mi baciò. Mi baciò in bocca come mi baciano gli uomini. E io la ricambiai con la stessa intensità e con lo stesso piacere con cui bacio gli uomini.

Tornò regolarmente a medicarmi tutti i pomeriggi della settimana.

Il sabato pomeriggio, quando mi controllò per la medicazione disse che andava tutto abbastanza bene. Il gonfiore e le tumefazioni del seno erano notevolmente ridotti, nel corso della settimana successiva sarebbero scomparsi del tutto. Questa volta avrebbe fatto la medicazione in maniera diversa. La pomata l’avrebbe massaggiata per farla assorbire completamente, e non avrebbe più applicato né la garza, né la fasciatura elastica. Mi chiese se avessi una maglietta di cotone per continuare a proteggere il seno.

Stendemmo sul letto un asciugamano di spugna molto grande e mi fece sdraiare con tutto il torace nudo. Le sue dita stendevano e massaggiavano la pomata scorrendo delicatamente sul mio seno. Tutte e due le mani si muovevano contemporaneamente e con professionalità, una su un seno e l’altra sull’altro. Quando passavano sui miei capezzoli un brivido scuoteva il mio corpo. Lei lo notò e reiterava la manovra con maggiore frequenza. Credo che lei leggesse sul mio volto la mia eccitazione.

Ad un tratto si chinò e ci baciammo. Ci baciammo a lungo.

Poi si drizzò in piedi e cominciò a spogliarsi. Io la guardavo eccitata. La guardavo nella stessa maniera in cui guardavo gli uomini spogliarsi in attesa di vedere il loro sesso e verificare quanto fosse grosso e duro. Sapevo che questa volta avrei visto il sesso di una donna, ma ero egualmente eccitata. Sapevo che l’avrei carezzata, baciata, leccata per darle piacere come avevo sempre fatto con il cazzo di un uomo. Immaginavo che forse avrei provato un piacere simile.

Quando lei fu completamente nuda sbottonò la mia gonna e la tolse assieme alle mutandine. Immediatamente cominciò a baciare il mio sesso e a penetrarvi dentro con la lingua. Poi, senza smettere di baciare il mio sesso, si sdraiò su di me offrendo contemporaneamente il suo sesso alla mia bocca ed ai miei baci …

Quando finimmo, mentre ci rivestivamo dopo aver fatto la doccia, dissi scherzando:

- Siamo lesbiche.

- No, siamo bisex – precisò lei.

Continuammo a vederci ogni giorno per tutta la settimana successiva. Le medicazioni adesso erano veloci e passavamo molto tempo a parlare. Parlavamo anche di sesso, ma non soltanto.

Le chiesi quando era stata la sua prima volta. Mi chiese se volevo sapere quando aveva cominciato a scoprire il piacere del sesso oppure quando era stata penetrata in maniera completa. Risposi che era meglio partire dall’inizio.

Mi disse che lei frequentava lo studio di suo padre da quando aveva l’età di sei anni. E già da allora, quando suo padre massaggiava una donna provava una certa eccitazione, anche se non sapeva esattamente cosa fosse, Era una sensazione che le provocava piacere.

A sette anni chiese a suo padre di fare un massaggio anche a lei e notò che quando le mani di suo padre toccavano il suo corpo e in maniera particolare quando si avvicinavano al suo sesso, coperto sempre dalle mutandine, quella sensazione si ripeteva ed era molto piacevole. Così, tutte le volte che vedeva suo padre libero gli chiedeva di farle un massaggio. E suo padre l’accontentava.

Quando le mani di suo padre massaggiavano le cosce o la pancia, nelle vicinanze del suo sesso lei istintivamente divaricava le gambe per il piacere che provava e desiderava che massaggiasse anche il suo sesso. Una volta suo padre le chiese se volesse “essere massaggiata anche lì” e le toccò il sesso che stava sempre coperto dalle mutandine. Lei rispose di sì. Suo padre le tolse le mutandine e le massaggiò il sesso superficialmente. Così scoprì che il piacere in questa zona era molto più forte e tratteneva la mano di suo padre affinché la massaggiasse lì e a lungo.

Da quel giorno tutte le volte che si sdraiava sul letto si spogliava completamente. Poi suo padre le fece scoprire che in cima alla sua fessura c’era un punto molto sensibile. Quando questo veniva toccato lei saltava in aria perché provava una sensazione molto forte. Glie lo fece ricercare con il suo dito e le insegnò come doveva massaggiarlo con molta delicatezza. Le disse anche che quando ne provava desiderio lei poteva massaggiarlo da sola. Tutte le sere lei si massaggiava prima di addormentarsi.

Il passo successivo fu quando le fece scoprire che c’era anche un buchino dove poteva introdurre la punta del dito, e scoprì che anche lì provava molto piacere, anche se questo piacere era diverso. Quando suo padre ci infilava il suo dito ed arrivava fino in fondo il piacere era molto forte e bello. Una volta le fece vedere che quando tirava fuori il dito era tutto ricoperto di un liquido vischioso e le disse che era il suo miele. Il miele che una donna secerne quando prova piacere.

Poi le infilò il dito in bocca e glielo fece succhiare. Da allora, quando avevano un momento libero, ripeteva quella carezza dentro il suo sesso, e le faceva succhiare il suo dito. A lei piaceva.

Un giorno le spiegò che anche gli uomini provano piacere quando viene accarezzato il loro sesso. E che anche loro emettono un liquido anche se è diverso. Le chiese se lo voleva scoprire e lei rispose di sì. Così gli dimostrò anche quello.

Il giorno che lei compì otto anni le chiese se voleva diventare donna. Lei sapeva già cosa significava e rispose di sì.

Contrariamente a quello che tutte le ragazze pensano lei non provò dolore, ma piacere. Era felice di aver cominciato a fare sesso a quell’età.

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