Autore Topic: UNA RAGAZZA “LIBERA”. (Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto). 05.  (Letto 757 volte)

victor

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Finalmente!

Gli incontri con l’amico di famiglia a casa sua continuavano. Una volta la settimana uscivo con lui e salivo sulla sua macchina. La sera mi riaccompagnava a casa. Ogni volta inventava qualcosa di nuovo e per me era una esperienza nuova e interessante, talvolta anche fantastica.

Anche le conversazioni a casa nostra continuavano con regolarità, anzi con una disponibilità sua a discutere e spiegare forse maggiore e per me erano altamente istruttive. Come ho detto erano esclusivamente conversazioni culturali e non c’è mai stato una parola o un gesto che facesse un benché minimo riferimento al sesso.

Fu in quello stesso periodo che la dottoressa durante una visita di controllo mi disse: “Da questo momento devi fare sesso sempre protetta; le mestruazioni potrebbero arrivare da un momento all’altro”. Mi fece vedere che il mio capezzolo era gonfio ed anche dentro le mie piccole mammelle si stava formando un nocciolo duro.

“O ti astieni completamente dal fare sesso, oppure ogni volta il tuo compagno deve indossare uno di questi” disse porgendomi due confezioni di preservativi “Assolutamente!” confermò con energia. Inoltre mi raccomandò di informarla immediatamente di qualsiasi novità si verificasse.

Parlò con la mamma e disse che mi voleva controllare ogni mese. La mamma mi raccomandò di seguire scrupolosamente le istruzioni della dottoressa.

Il mese successivo, il mio seno era un po’ più gonfio, ma non c’era stata nessuna novità. Così pure i due mesi seguenti.

Poi una mattina mi svegliai che ero bagnata e sporca di sangue. Avvisai immediatamente la mamma che telefonò alla dottoressa la quale fissò l’appuntamento per il pomeriggio.

Mi controllò, mi disse che quasi sicuramente era il menarca, voleva ricevere informazioni telefoniche il giorno dopo e fissò l’appuntamento per il giorno successivo ancora.

Tutto appariva regolare. Voleva informazioni telefoniche ogni giorno. Si aspettava che nel giro di due o tre giorni tutto tornasse regolare. Se non si fossero presentati problemi particolari mi avrebbe rivisto in occasione della mestruazione successiva. Nel frattempo dovevo continuare ad avere rapporti protetti.

Il mese successivo tutto si svolse regolarmente e il nuovo appuntamento fu rimandato alla mestruazione successiva. In questa occasione mi prescrisse la pillola e mi diede tutte le istruzioni del caso. Per questo primo periodo mi consigliò di continuare ad avere rapporti protetti, poi pensava che non ci sarebbe stato più bisogno.

Era tornato anche papà e un pomeriggio che eravamo insieme mi disse:

- La mamma mi ha detto che sei diventata donna.

- Sì.

- Mi ha detto anche che hai cominciato a prendere la pillola.

- Sì.

- Fai sesso?

- Sì.

- Con qualche tuo compagno?

- No. – A questa mia risposta il papà mi guardò perplesso. Dopo un attimo di pausa aggiunse:

- È … un insegnante?

- No. – Ci fu un’altra pausa di perplessità.

- È … il mio amico?

Risposi di sì con il capo. Per tutta risposta mi abbracciò stretta stretta e a lungo.

Nel frattempo finì la scuola e fui promossa al liceo.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

victor

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Quindici anni, primo liceo.

Quando entrai al liceo trovai mia sorella. Lei frequentava l’ultimo anno. Durante la ricreazione andavo da lei che stava con i compagni e le compagne della sua classe. Lei mi presentò ai suoi amici e fui bene accetta. Ero alta quanto loro e quindi non si notava molto la differenza di età.

Il sabato uscivo assieme al suo gruppo. Nel gruppo di amici di mia sorella ce ne era uno più riservato degli altri con il quale legai facilmente. In pratica quando ci incontravamo stavamo insieme soli a chiacchierare. Un giorno mi disse:

- Ci mettiamo insieme e facciamo una cosa seria?

- Intendi che ci mettiamo insieme per fare sesso? – chiesi. La mia domanda lo spiazzò e arrossì. Non sapeva cosa dire. Io continuai. – Mi hai fatto questa proposta perché io ti piaccio?

- Sì, tu mi piaci …

- Allora ti faccio io una contro proposta. Anche tu mi piaci. Quando ci va facciamo sesso insieme, ma restiamo liberi sia tu che io.

- Cosa vuol dire?

- Che se tu vuoi fare sesso anche con qualche altra ragazza puoi farlo, io non dirò niente e lo stesso vale per me se voglio fare sesso con qualche altro ragazzo.

- Ma io voglio fare una cosa seria …

- È proprio questo il problema: io non voglio fare una cosa seria. Io non mi sposerò mai, voglio restare libera. – Rimase muto, non sapeva cosa rispondere. Fui io a proseguire – Pensaci, con calma mi darai la tua risposta.

Continuammo a passeggiare per un po’ in silenzio, poi ci riunimmo al gruppo.

Quando ci incontravamo mi guardava afflitto e non parlava. Una volta me lo trascinai lontano dal gruppo e gli chiesi:

- Hai già fatto sesso con qualche ragazza? – mi rispose di no. Allora aggiunsi – Vuoi che ti insegni? – mi guadò stralunato. Così continuai – Io ho già fatto sesso e attualmente faccio sesso con una persona che mi piace tantissimo. Mi ha insegnato tante cose. Io non voglio ingannarti. A me piace essere sincera. Non voglio ingannare nessuno. Non ho alcuna intenzione di lasciare la persona con cui faccio sesso e mi piacerebbe fare sesso anche con te. Il nostro deve essere un rapporto libero. Se ci stai a queste condizioni domani alle quattro del pomeriggio vieni a trovarmi a casa mia. Questo è l’indirizzo.

Alle quattro meno un minuto suonò il citofono. Era lui. Aprii e lo feci entrare. Non lo portai nella mia camera, ma ci accomodammo in salotto. Stava zitto con le mani in mano. Come al solito fui io a prendere l’iniziativa.

- Hai mai baciato una ragazza?

- Una volta sola.

- E poi?

- Poi mi lasciò.

- Vogliamo iniziare dai baci?

- E se viene qualcuno?

- Se viene qualcuno ci mettiamo a chiacchierare e nessuno si accorgerà di nulla.

Mi avvicinai a lui che restava impalato. Lo baciai sulle labbra. Ci passò la lingua sopra. Riprovai e con la lingua forzai le labbra ma mi dovetti fermare a livello dei denti che restavano chiusi. Gli dissi che doveva aprire la bocca. Ci provò. Gli dissi di aprirla di più. L’aprì e con la mia lingua penetrai dentro la sua bocca.

Mi allontanai e dissi: “Ora che hai capito riproviamo”. Ma fui ancora io a prendere l’iniziativa. Riprovai una terza volta e ancora una quarta. Lui subiva passivamente.

A questo punto gli dissi: “Ora baciami tu” e mi avvicinai a lui con le labbra socchiuse. Posò un bacio delicatissimo sulle mie labbra. “Bene – gli dissi – come inizio mi è piaciuto; ora dammene un altro”. Mi baciò nuovamente sulle labbra. Gli feci cenno col capo di continuare me ne diede altri due.

A questo punto gli afferrai il capo con tutte e due le mani, poggiai le mie labbra sulle sue e mi misi a perlustrare appassionatamente con la lingua tutta la sua bocca. Ad un certo punto si staccò con forza in quanto gli era mancato il respiro. Gli diedi appena il tempo di prendere fiato e ricominciai immediatamente a baciarlo con la stessa intensità.

- Hai visto come si bacia? Si bacia con passione … anche il sesso si fa con eguale passione.

Mi avvicinai nuovamente alla sua bocca e lo baciai nuovamente esplorando sempre in profondità la sua bocca. Lui tentò timidamente di ricambiare. Continuavamo a baciarci. Ad un certo punto presi la sua mano e la portai in mezzo alle mie gambe a contatto con le mie mutandine. Lui la teneva immobile. Cominciai a sfregarla contro il mio sesso. Ma non prese alcuna iniziativa.

Allora l’iniziativa la presi io e poggiai la mia mano sui suoi pantaloni e avvertii che il suo sesso era gonfio e rigido. “Non è impotente!” Pensai. “È soltanto timido.” Gli sbottonai i pantaloni e mi misi a succhiargli il sesso. Dopo un poco avvertii il getto del suo sperma dentro la mia bocca. Lo succhiai e lo raccolsi tutto (fra l’altro non volevo che si sporcasse il divano) e dopo averlo ingoiato lo baciai di nuovo spalmandone i residui nella sua bocca.

- Hai capito cosa significa fare sesso? – gli chiesi. Mi guardò e mi sorrise tra il mortificato e il grato. – Vedi, anche io ero come te quando ho fatto sesso la prima volta. Ora ho imparato. Se vuoi possiamo continuare a incontrarci. Imparerai anche tu.

Si riordinò e dopo esserci dati ancora altri baci (questa volta con tentativi di maggiore partecipazione da parte sua) se ne andò dopo avermi baciata ripetutamente sulle guance in segno di gratitudine. Io mi ritirai nel mio bagno e mi masturbai.

La settimana successiva gli diedi un secondo appuntamento. Lo portai nuovamente in salotto e cominciammo con i baci. Iniziava a partecipare. Poi presi la sua mano e la misi dentro la scollatura della mia camicetta (per abitudine non portavo il reggiseno). Mi carezzava con molta delicatezza. Appoggiai la mia schiena alla spalliera del divano e sbottonai completamente la camicetta offrendogli il mio petto nudo. Lo guardava, ma non si muoveva. Gli misi una mano sul collo e lentamente avvicinai il suo viso al mio seno. Si mise a baciarlo … Mentre lui mi baciava io continuavo a carezzargli il collo …

Poi ripresi l’iniziativa e gli sbottonai i pantaloni. Anche questa volta gli procurai l’orgasmo con la bocca e succhiato tutto il suo sperma lo condivisi con lui in un lungo e appassionato bacio.

Anche la terza volta l’incontro si svolse nel salotto. Questa volta riuscii a portare la sua mano a contatto con il mio sesso. Per il resto non ci furono grandi variazioni rispetto agli incontri precedenti.

Dal quarto incontro in avanti ci chiudevamo a chiave nella mia stanza e ci mettevamo a letto.

Anche con l’amico di famiglia gli incontri si susseguivano regolarmente e in uno dei nostri incontri lo informai della situazione che si era creata con questo ragazzo. Mi disse che era contento che io facessi una esperienza diversa.

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