L’amico di famiglia.
Da quel momento, quando sentivo che lui arrivava in casa cercavo di essere io ad aprire la porta, cercavo di trattenermi con lui a chiacchierare, cercavo di controllare tutta la situazione. Se lui si appartava con la mamma nella sua stanza, non lo disturbavo e mi ritiravo nella mia. Non mi intromettevo neanche se lui si sedeva in salotto con mia sorella. Ma se lo vedevo libero cercavo di attaccare discorso e lui si fermava volentieri a chiacchierare con me.
Parlavamo di libri, di storia, di scienze. Mi parlava della grande biblioteca che aveva a casa sua. Quando lui parlava io lo stavo ad ascoltare perché mi interessava tantissimo quello che diceva. E lui notando il mio interesse mi raccontava e mi spiegava sempre tantissime cose.
Ma mai faceva a me tutte le cose che mi aveva raccontato mia sorella. Niente complimenti, niente carezze.
Un giorno ero seduta in salotto con lui e parlavamo come al solito, passò la mamma e gli disse “Io esco, tu cosa fai?” “Resto a chiacchierare con tua figlia” rispose e rivolto a me aggiunse “Qualche volta chiedi alla mamma il permesso di venire a casa mia che ti faccio vedere la biblioteca di cui ti ho parlato”. La mamma ci guardò e disse che potevo andare tutte le volte che volevo.
Restammo per qualche minuto in silenzio. Tante idee passarono in quel momento per la mia testa. Avevo afferrato tutto. Mia mamma in quel momento mi aveva dato il permesso di fare sesso con lui!
Mi feci coraggio ed affrontai subito l’argomento.
- Mi hai invitato a vedere la tua biblioteca perché vuoi fare sesso con me?
- Perché dici questo?
- L’hai detto tu che voi adulti avete bisogno di fare sesso …
- Non credi di essere ancora troppo piccola per cominciare a fare sesso?
- Mia sorella ha fatto sesso con te a 13 anni quando era un anno più piccola di me.
- Sì, ma tu …
- Ma io ho già fatto sesso!
Rimase per un poco in silenzio. Poi disse:
- E tu … vorresti fare sesso con me?
- Se sarai gentile, sì …
- Perché dici questo?
- Alcune volte gli uomini sono violenti …
- Qualcuno è stato violento con te?
- No. L’ho letto sui libri … ci sono uomini violenti che fanno male alle donne …
- Cosa ti fa pensare che io possa essere violento?
- Una volta mentre eri nella stanza della mamma l’ho sentita gridare.
- Ritengo che non fossero grida di dolore o di paura, ma grida di piacere … forse facevamo l’amore in maniera un po’ impetuosa …
- Può darsi … in effetti non credo fossero grida di paura …
- Sicuramente erano grida di piacere … io non farei mai del male alla tua mamma!
- Mia sorella mi ha detto che qualche volta tu la sbatti forte … anche se questo a lei fa piacere …
- È vero, qualche volta facciamo l’amore appassionato … mentre si fa l’amore talvolta inavvertitamente si può perdere il controllo … Ma io … ti prometto che se tu ed io faremo l’amore sarò delicatissimo …
- Grazie.
- Allora … che pensi? … Vuoi fare l’amore con me?
Feci cenno di sì con la testa.
Cambiammo discorso. Parlammo d’altro e dopo un poco andò via perché aveva un impegno.
Qualche giorno dopo mi chiese “Ci vieni oggi a casa mia?” Risposi di sì.
Uscimmo insieme con la mamma la quale andò per conto suo al lavoro, mentre io salii sulla sua macchina.
Arrivammo a casa sua. Era un palazzo antico. C’era una scala di marmo grandissima e bella. Entrammo. Anche l’ingrasso, molto grande, era arredato con mobili antichi e belli. Chiuse la porta e si chinò verso di me, mi cinse con le braccia, poi si drizzò sollevandomi di peso.
“Mettimi le braccia al collo” disse ed io lo feci, poi aggiunse “cingi la mia vita con le tue gambe” ed io lo cinsi “Hai mai baciato per amore?” chiese, io feci cenno di no, mi appoggiò con la schiena contro il muro e depose delicatamente un bacio sulle mie labbra, lo ripeté due o tre volte. “Ora baciami tu” disse e anch’io lo baciai sulle labbra.
Poi chiese “Sai che quando si fa sesso si bacia in bocca?” Risposi di sì. “Apri delicatamente la bocca” disse e io l’aprii. Con la punta della sua lingua penetrò leggermente in mezzo alle mie labbra muovendola con delicatezza. Poi allontanò un po’ il suo viso, mi guardò e chiese “Ti è piaciuto?” Feci cenno di sì. “Ora fallo tu” disse e io lo feci.
“Quando faremo l’amore ci baceremo spontaneamente con maggiore intensità”. Mi rimise a terra e disse “Vieni, ti mostro la biblioteca”.
Entrammo in un salone molto grande. Sulla parete di fronte c’erano due grandi finestroni. Le altre tre pareti erano completamente ricoperte da una immensa libreria in legno scuro piena di volumi rilegati. I libri erano protetti da sportelli a vetri.
Mi fece girare tutto il salone tenendomi per mano. Giungemmo allo scrittoio, grandissimo, che si trovava in mezzo al salone tra i due finestroni.
Spostò la poltrona, mi sollevò di peso nuovamente e mi mise a sedere sul piano dello scrittoio con le gambe penzoloni. Rimase in piedi davanti a me. Poi prese delicatamente il mio viso tra le sue mani (percepivo la delicatezza del suo tatto e ciò oltre a darmi sicurezza mi eccitava) ed avvicinò il suo volto al mio. Mi baciò nuovamente. La sua lingua penetrava ed esplorava lentamente e delicatamente la mia bocca. A me piaceva e cercavo di ricambiare. Continuammo a baciarci a lungo.
Poi cominciò a spogliarmi ed io lo assecondavo. Mi tolse la camicetta e la maglietta. Mi tolse anche la gonna. Rimasi con le sole mutandine bianche di cotone. Mi sdraiò con le spalle sullo scrittoio e delicatamente avvicinò il mio bacino al bordo dello scrittoio. Avvicinò la poltrona e si sedette davanti a me. Allargò le mie gambe e cominciò a baciare le mie cosce.
Mentre lui mi baciava il mio sguardo era rivolto al grande soffitto sul quale era affrescato un cielo con nuvole e figure di putti con le ali, alcuni erano maschi, altre erano femmine, erano facilmente distinguibili perché erano tutti nudi e il loro sesso e il loro seno era chiaramente dipinto … c’erano coppie, un maschio e una femmina che si scambiavano effusioni amorose … c’erano gruppi di tre, un maschio che corteggiava e carezzava contemporaneamente due femmine … due maschi che baciavano e carezzavano insieme una femmina …
Lui continuava a baciarmi, le sue labbra e la sua lingua passavano dalle mie cosce al mio sesso, anche se era ancora coperto dalle mutandine e tornavano alle mie cosce per poi ritornare nuovamente sul mio sesso. Io stavo sdraiata con gli occhi chiusi a godermi i suoi baci e le carezze delle sue mani, mentre nella mia mente continuava la visione dei putti sul soffitto.
Ora i putti si muovevano … anche loro si baciavano … si baciavano in bocca e si baciavano sul sesso … tutti, maschi e femmine … i maschi baciavano il sesso delle femmine e le femmine quello dei maschi … alcune femmine baciavano il sesso anche alle altre femmine e alcuni maschi baciavano il sesso anche agli altri maschi …
Un brivido, un forte brivido scosse tutto il mio corpo, era stato provocato dalla sua lingua che scorrendo all’interno della mia fessura aveva raggiunto il punto più sensibile e lo leccava e lo stimolava con insistenza.
Mi resi conto che non avevo più le mutandine. Immersa nella visione dei putti che facevano sesso non mi ero accorta che le aveva tolte. La sua lingua continuò a scorrere lentamente su e giù lungo la mia fessura e ad ogni passaggio era un nuovo brivido che scuoteva il mio corpo.
I brividi si facevano più frequenti. Ora tutto il mio corpo si dimenava e si contorceva. Il respiro era diventato più frequente e affannato. Il mio sesso pulsava, non lo avevo mai sentito così eccitato. Ora non era più la sua lingua che mi leccava, ma sentivo la sua bocca sul mio sesso che lo succhiava. Nel frattempo dalla mia bocca uscivano mugolii e gridolini indistinti.
Istintivamente allargai al massimo le gambe e sollevai leggermente il bacino per collaborare al massimo offrendo il mio sesso e tutta me stessa.
Poi avvertii qualcosa di diverso. Qualcosa che entrava dentro di me. Qualcosa che riempiva il mio sesso. Lo riempiva tutto in una maniera che non avevo mai provato. Il piacere era fortissimo. Il mio corpo fu bloccato da due mani che stringevano i miei fianchi. Un martello cominciò a percuotere con colpi ritmici i miei visceri.
Lo sentivo chiaramente. Avvertivo il ritmo di quei colpi. Mi piacevano quei colpi. Sì, mi piacevano …. mi piacevano … mi piacevano … Di colpo tutto il mio corpo fu scosso da una convulsione fortissima e subito dopo si irrigidì.
In quel momento qualcosa di indescrivibile pervase tutto il mio corpo. Qualcosa che non avevo mai provato. La testa mi girava. Il soffitto e i putti giravano vorticosamente assieme a me come in una giostra fantastica … rotolavamo tutti insieme i putti e io, io e i putti, in mezzo alle nuvole … rotolavamo vorticosamente, follemente … avevo le vertigini … non capivo dov’ero … forse ero in cielo … forse ero in paradiso …
Ad un tratto sentii qualcosa che sfiorava le mie labbra. Era la sua lingua che cercava di aprirsi un varco. Aprii la bocca. La lingua mi penetrò. Roteò dentro la mia bocca. Avvertii un sapore strano.
Compresi cos’era. Mia sorella me ne aveva parlato. Quel sapore era il miele, era il mio miele. Le mie braccia allacciarono il suo collo. Strinsi la sua testa contro il mio viso. Con la lingua penetrai nella sua bocca. Anche la mia lingua ora roteava velocemente, con voracità. La mia lingua voleva quel miele, voleva gustare quel miele, voleva assaporarlo.
Non sapevo ancora che quel miele, raccolto dal mio sesso, era mescolato anche con il suo seme …
Mi sollevò dallo scrittoio e mi prese tra le braccia. Uscimmo dal salone e mi portò tenendomi sempre tra le sue braccia nella camera da letto. Sollevò le coperte e mi depositò nel letto. Si spogliò e si coricò accanto a me. Lo abbracciai, ci abbracciammo e poggiai il mio capo sul suo petto. Restammo per tutto il pomeriggio abbracciati così …
Quando mi riaccompagnò a casa e tornai nella mia camera cercai nel dizionario la descrizione di “putto” trovai che era la rappresentazione del dio greco Eros, figlio della dea Afrodite.