Ines la tua cherofobia ti sabota anche nei miei confronti e ti rende infelice.
Spezza quelle catene che ti avvinghiano.
Pensa ad Eros, alla libido, all’estetica e non a “
rovinarti la vita”. La gastrite falla venire agli altri…
La felicità credo infatti che faccia una gran paura perché per realizzarsi richiede il mostrarsi per quello che si è, richiede scelte di vita profonde, intime, a volte contro la morale corrente, a volte talmente private da risultare inadeguate per qualcuno.
La felicità richiede, ohibò, parecchio coraggio
A me la felicità non fa paura; a lei mi mostro per quello che sono, e poi “je meno”.
Falla questa “scelta di vita profonda” ! E' na botta de vita !
La felicità è una fugace emozione soggettiva, indescrivibile nei particolari.
Gli antichi Greci per definire la felicità la confrontavano con il dolore. Esprimevano il concetto di felicità col termine “
eudaimonia”, parola composta da “eu” (= bene) + “dáimōn” (= demone).
Demone come divinità e non come un essere demoniaco.
Essi credevano che la felicità dipendesse dalla benevolenza del daimon e non dall’agire libero e consapevole dell’individuo. Per cui, felice è colui che ha la fortuna di avere la divinità dalla sua parte. Era una concezione fatalista e deresponsabilizzante.
La filosofia greca mise in relazione l’eudaimonia con la psyché dell’individuo. Con Socrate il concetto di felicità si riassume nella proposizione: “
Se vuoi essere felice, cura la tua anima”. Dall’antica filosofia greca possiamo capire che felicità dell’anima consiste nella formazione interiore, nella cura dell’anima, e non certamente negli onori, nel potere e nella ricchezza.