Autore Topic: Imitazione  (Letto 264 volte)

Doxa

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Imitazione
« il: Febbraio 14, 2021, 09:18:56 »
Imitazione per sapersi integrare con gli altri.

A Roma, una ricerca effettuata dal dipartimento di psicologia dell’Università “La Sapienza”  ha permesso di ideare un nuovo metodo per rafforzare l’imitazione automatica delle emozioni, che umani e primati fin dalla nascita mostrano con la tendenza innata a imitare le espressioni facciali altrui.

La “facial mimicry”, l'imitazione automatica delle emozioni facciali di un altro individuo, è un meccanismo alla base del riconoscimento delle emozioni e del contagio emotivo, forme basilari di empatia che precedono quelle più complesse. Tale abilità è modulata da fattori sociali come  l’appartenenza al gruppo, la familiarità, la cooperazione o competizione. Essa inoltre è associata a cambiamenti fisiologici e neurali prodotti dall’effettiva esperienza emozionale dell’osservatore e modulata dai tratti empatici dello stesso. Questa risposta è ridotta e/o rallentata nell’autismo e nella schizofrenia, condizioni caratterizzate tra l’altro da difficoltà empatiche e di riconoscimento delle emozioni altrui.

Le capacità di apprendimento sono la parte emergente di molte competenze che si acquisiscono fin dalla prima infanzia, come l’esperienza motoria, lo sviluppo della percezione sensoriale, le abilità manuali, la capacità di adattamento all’ambiente circostante, ecc..
Soprattutto nei primi anni di vita, imparare a “stare insieme” ha un’importanza fondamentale. Le opportunità di gestire le emozioni e di comunicare con gli altri influenzano considerevolmente la scolarità del bambino. È quindi importante darsi il tempo per conoscere dapprima sé stessi, esprimere a parole ciò che si sente, assumere ruoli diversi (ascoltare per essere ascoltati, guardare per essere guardati, ecc….). Sapersi avvicinare agli altri e toccarsi con rispetto sono le chiavi per la convivenza futura.

L’antropologo franco-statunitense René Girard con la sua “teoria mimetica” assegna all’imitazione un ruolo determinante nelle azioni e nelle scelte degli individui.

L’imitazione motiva il singolo a guardare con interesse, spesso empatico, qualcuno che appare più riuscito in qualche aspetto particolare della vita.

Le ricerche sui neuroni specchio hanno identificato la base fisiologica dei comportamenti imitativi, senza per questo giustificare la sovrapposizione semantica tra imitazione e copia.

La copia esclude la rielaborazione soggettiva. In ambito sociale l’equivalente della copia è il conformismo sociale, che induce a replicare, a mettere tra parentesi il perseguimento di obiettivi e aspirazioni personali.
 
Invece l’imitazione si sviluppa tramite rispecchiamento, il mirroring,  termine inglese che deriva da mirror (= specchio) usato nell’informatica per indicare la duplicazione dei dati su più dischi fissi, invece in psicologia il mirroring è una tecnica che mira a riprodurre la comunicazione sia verbale sia non verbale del soggetto che ci sta di fronte, al fine di creare un rapporto di sintonia e di empatia. E’ come se noi ci specchiassimo nel suo modo di agire. E’ uno specchiamento emotivo, tale da farci sentire attratti dal vissuto altrui, e tale da attivare la comprensione empatica.

Lo storico e insegnante di retorica Dionigi d’Alicarnasso (60 a. C. – 7 a. C.), è noto per aver scritto  “Antichità romane”, ma fu autore anche di alcuni trattati di retorica, fra i quali quello “Sull’imitazione”, giunto a noi in pochi frammenti, nei quali evidenzia la necessità di coniugare insieme e in maniera consapevole “mimesis” (imitazione) e “zèlos” (emulazione).

L’emulazione fa dell’imitazione un modo per integrare la propria esistenza con quella di altri. Un passaggio obbligato, non limitato alla fase infantile,  per strutturare in modo dinamico la propria identità e poter diventare riferimento per altri. Ciò necessita di intelligenza e talento, indispensabili per scegliere chi, come, quando e in che misura imitare.

Doxa

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Re:Imitazione
« Risposta #1 il: Febbraio 14, 2021, 16:04:08 »
Nel mio precedente post ho scritto che

Citazione
L’imitazione motiva il singolo a guardare con interesse, spesso empatico, qualcuno che appare più riuscito in qualche aspetto particolare della vita.

Ergo, l’imitazione può anche motivare all’emulazione ?

Per esempio, mio cugino, era un giovane di estrazione familiare economicamente e culturalmente marginale, mentre era in vacanza nella casa dei nonni e zii in un paese sulla costa adriatica ebbe la fortuna di conoscere e flirtare con una ragazza della buona borghesia benestante di provincia. Lei era figlia di un medico (poi diventata docente di matematica, un fratello notaio, ed una sorella docente di letteratura e storia)…

Quell’innamoramento durò soltanto una stagione estiva. Lui tornò in città per lavorare in un’attività che si confà ad un giovane emarginato senza un adeguato titolo di studio. Ma l’incontro con quella ragazza non fu per lui senza conseguenze. Soffrì molto per la frustrazione di aver ricevuto il 2 di picche, patì la nostalgia, per ciò che poteva essere e non fu.

Si mise in testa di voler far parte di quella borghesia di provincia agganciata alla politica. Ma come fare ?

Aveva una sola chance: rimettersi a studiare ! Si laureò, riuscì ad essere assunto in una grande azienda, quando possibile tornava in provincia per frequentare gli individui che lui stimava, divenne più colto di  alcuni di loro, cercò di capire e acquisire i loro valori guida all'agire quotidiano, il loro modus operandi …, ma poi ?

Poi capì che era inutile. La non continua frequentazione per motivi di lavoro limita nel ricevere dagli altri che “contano” soltanto rapporti cordiali, partecipazione insieme ad eventi culturali, ma non la loro amicizia o  inviti nelle loro case.

L’inutilità induce anche a capire che non basta la cultura ma ci vuole anche l’agiatezza economica per entrare a far parte di determinati gruppi: nel Rotary Club o nella Massoneria.

Quel mio cugino è ormai  alla soglia dell’anzianità, e vi è giunto rassegnato, insoddisfatto della sua vita, per ciò che poteva essere e non è stato. Non riesce ad avere gratificazione per i risultati ottenuti. E da alcuni anni ha smesso di frequentare quell’ambiente sociale provinciale.  :)
« Ultima modifica: Febbraio 14, 2021, 16:26:16 da Doxa »

Doxa

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Re:Imitazione
« Risposta #2 il: Febbraio 14, 2021, 17:16:50 »
Non basta la cultura, condizione necessaria ma non sufficiente, per essere cooptati e integrati in quell'ambiente sociale che vuole anche altre caratteristiche, da sole non bastevoli. 

Quel cugino non comprese le esigenze complessive di quel contesto; anche la propria situazione socio-economica gli impedì di rispondervi adeguatamente per avere la risposta voluta.

Riuscì ad "imitare" una parte, ma non il tutto necessario allo scopo.

In quel tempo lo consideravo un “arrampicatore sociale”. 

Motivato dall'ambizione, dall'emulazione, cercò di elevare la propria posizione sociale per prestigio personale. Gli si può dare torto ? Non era un arrivista con pochi scrupoli, ma soltanto un illuso, uno "scalatore" idealista.



Fino ad alcuni anni fa per definirlo si usava il termine "yuppie", lemma formato dalle iniziali della locuzione "young urban professional" (giovane professionista urbano), dall'aspetto esteriore molto curato che ambisce ad una elevata posizione sociale, insomma un "carrierista".

Doxa

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Re:Imitazione
« Risposta #3 il: Febbraio 14, 2021, 18:35:05 »
La sua illusione si scontrò con la realtà e subì il “disadattamento sociale”, causato da ciò che  egli è, diverso da quello che avrebbe voluto essere, pagato col prezzo della solitudine, perché rifiutò il suo ambiente sociale originario e non ebbe l’accesso immaginato in quello che lui agognava.

Cultura e competenze si acquisiscono se puoi e vuoi, nel caso poteva e voleva.
Ma appartenere ad uno status sociale consolidato e riconosciuto era fuori dalla sua portata.

Fallire l'obiettivo per diverse cause non significa che non sia valido per chi lo persegue, cosa comunque che può verificarsi per qualunque scopo.

La vita e i rapporti sociali sono qualcosa di più di uno stile, di un atteggiamento o di un modo di fare: coinvolgono le motivazioni, la maturità affettiva e intellettiva, il senso degli altri, il modo di sentire se stessi in rapporto con gli altri.

Vi possono essere delle cause oggettive a provocare il disadattamento: vi può essere un’ostilità evidente e dichiarata degli altri che impedisce ad un soggetto di sentirsi a proprio agio in comunità; ma vi possono essere anche dei fattori soggettivi per cui quello che conta non è tanto ciò che realmente accade quanto piuttosto quello che ciascuno avverte.

Vi può essere un gruppo oggettivamente accogliente e affettuoso, sentito, tuttavia, come ostile e nemico, da un soggetto.

Può esservi, al contrario, chi non avverte alcun disagio, a vivere con compagni indifferenti, almeno entro certi limiti.

sole_ines

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Re:Imitazione
« Risposta #4 il: Febbraio 14, 2021, 20:05:07 »
Interessante questo argomento Doxa.
Qualche anno fa mi sono sentita imitata: nei gusti, nello stile, anche nei difetti...allo stesso tempo sono stata criticata per la mia stranezza, per essere diversa
dagli altri nell'approccio alla vita, alle cose, un po'a tutto. E' curioso come spesso queste due cose siano contemporanee.
Per un tempo relativamente lungo ho cercato di essere nella norma, convenzionale, irreprensibile. Ho sofferto parecchio per tutto questo finché ad un certo punto ho capito una cosa fondamentale, banalissima ma frutto di una serie di tentativi falliti miseramente di sentirmi giusta eheh:
ci si sente giusti quando ci si sente liberi, di essere, di scegliere il proprio percorso, di costruire la propria vita diversa da tutte le altre o forse simile. L'essere diverso o l'essere uguale non ha più nessuna importanza a quel punto.
Vorrei fare una pubblicità progresso su questo eheh