Autore Topic: Indifferenza  (Letto 309 volte)

Doxa

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Indifferenza
« il: Febbraio 07, 2021, 13:56:37 »
Lo scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856 – 1950), premio Nobel per la letteratura nel 1925, nel 1939 ricevette l’Oscar alla migliore sceneggiatura per il film “Pigmalione”, ispirato alla sua omonima commedia letteraria.

In un suo aforisma scrisse: “Il peggior peccato verso i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza; questa è l’essenza della disumanità”.

Anche l’odio è un peccato grave, ma forse è più inquietante, pervasiva e malvagia l’indifferenza. Viene manifestata con il distacco emozionale, silenziosamente fa capire all’altro/a di essere persona sgradita.

Essa infatti cancella l’altro/a dall’orizzonte della propria vita. Ferisce col silenzio, è una modalità adatta per arginare chi non si vuol più vedere, con chi non si vuole avere nulla a che fare. Tale “ricetta” va bene anche per le coppie chi si separano, senza usare gesti violenti.

Invece quando si ama c’è sempre una restrizione, ma per fare posto all’altro/a.



Doxa

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Re:Indifferenza
« Risposta #1 il: Febbraio 07, 2021, 13:59:28 »
Il sostantivo “indifferenza” deriva dal latino “indifferentia”, parola composta da “in” (privativo, = non) + la particella “dis” (che indica separazione) + il verbo “ferre” (= portare): letteralmente: “senza differenza”, “non far differenza”…, fra persone, cose o idee.

“Libertas indifferentiae”: l’indifferenza è collegata alla libertà dell’individuo di scegliere chi e cosa rifiutare.
 
La parola greca equivalente a indifferenza è “adiaphoria”.

Il termine “adiaphora” (= “cose indifferenti”) era un concetto usato dalla filosofia stoica (influenzata dalla corrente filosofica denominata “cinismo)  per indicare cose che sono al di fuori dalla legge morale, cioè azioni che non sono né moralmente prescritte né moralmente proibite.

Alcune pratiche ascetiche dei cinici vennero adottate da monaci mendicanti nel periodo paleo-cristiano.

Nella teologia cristiana  l’adiaphora si riferisce a questioni considerate non essenziali per la fede che possono essere o non essere praticate a seconda delle usanze e delle opportunità locali.

L’indifferenza può anche non dipendere dalla percezione negativa dell’altro, per esempio lo stato d’animo di chi rifiuta il senso di appartenenza sociale.


« Ultima modifica: Febbraio 07, 2021, 14:20:47 da Doxa »

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Re:Indifferenza
« Risposta #2 il: Febbraio 07, 2021, 14:00:46 »
L’indifferenza agisce in silenzio, senza ira.  Viene manifestata con la “freddezza” e il disinteresse. 

Chi viene “negato” può soffrire o infischiarsene, a seconda delle cause.

Comunque la vita è troppo corta per trascorrere del tempo con persone con le quali non si è  felice.




Doxa

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Re:Indifferenza
« Risposta #3 il: Febbraio 07, 2021, 14:58:48 »
Nelle relazioni interpersonali l'indifferenza  può essere considerata come extrema ratio che induce l'individuo a prendere le distanze da un'altra persona che non vuol conoscere o frequentare.

In alcuni casi l'indifferenza non è disumana ma una forma di difesa tramite esclusione.



 :)
« Ultima modifica: Febbraio 07, 2021, 15:08:05 da Doxa »

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Re:Indifferenza
« Risposta #4 il: Febbraio 07, 2021, 16:51:41 »
Psicologicamente l’indifferenza è come un’arma puntata contro l’avversario, come ultima soluzione che si attua per far capire ciò che l'altro non vuole capire. Fa molto soffrire, però  può essere  necessaria per proteggersi, anche da persone e/o situazioni che in passato hanno invece suscitato interesse.

L’indifferenza induce la “freddezza emotiva”, il disinteresse verso chi non si gradisce o ci ha fatto del male. L’indifferente continua sulla propria strada, non si smuove davanti alle richieste altrui, è distaccato e osserva ogni cosa senza coinvolgimento e attenzione.

La convinta indifferenza è uno stato di grazia, è saggezza, se invece è soltanto esteriore può diventare sofferenza, perché è una forzatura da parte dell’indifferente.

Dipende dall’importanza che si attribuisce agli altri.

 

sole_ines

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Re:Indifferenza
« Risposta #5 il: Febbraio 07, 2021, 22:08:11 »
L'indifferenza è un'arma che taglia molto in profondità, è un'arma sottile, silenziosa e terribile, meschina perché come hai detto te espropria l'altro della sua esistenza, gli toglie tridimensionalità. E'qualcosa che ferisce profondamente ma la sua meschinità si capisce solo crescendo.
In alcuni periodi della nostra vita l'abbiamo considerata addirittura affascinante, misteriosa, valorosa (cioè che chi non ci considerava aveva più valore di chi riconosceva la nostra esistenza).
L'indifferenza rappresenta la fine peggiore di ogni relazione autentica o la garante del proseguimento di una relazione più generica, l'indifferenza, a volte, concede l'eternità ai rapporti.