Adesso vi faccio leggere i cinque sonetti, con alcune parole rese comprensibili al nostro modo di parlare.
Primo sonetto: Raffaello si rivolge ad Amore (Eros), che lo ha catturato con la luce degli occhi belli (di una donna), che ha la carnagione candida come la neve, il colore vivace di una rosa ed un bel modo femminile di parlare.
Raffaello afferma che arde d’amore al punto che né mari né fiumi “spegniar potrian quel focho”, ma ciò non gli spiace poiché, ardendo, egli si consuma e, consumandosi, lascia intendere l’artista, avrà il dono di non sentirsi più avvampare dalle fiamme.
Si rivolge alla donna ricordandole quanto sia doloroso ("io sento mortal pena") sciogliersi dal “giogo” e dalla “catena” delle candide braccia intorno al mio collo. Sciogliendo il nodo dell’abbraccio l’artista teme una pena mortale. Raffaello si astiene dall’aggiungere altri particolari, perché parlare di tutto questo potrebbe avere gravi conseguenze, e perciò taccio “i penser a te rivolti”.
Amor, tu m’envesscasti con doi lumi
de doi beli occhi dov’io me strugo e face,
da bianca neve e da rosa vivace,
da un bel parlar in donnessi costumi.
Tal che tanto ardo, che né mar né fiumi
spegnar potrian quel foco; ma non mi spiace,
poiché ’l mio ardor tanto di ben mi face,
ch’ardendo onior più d’arder me consumi.
Quanto fu dolce el giogo e la catena
de’ toi candidi braci al col mio vòlti,
che, sogliendomi, io sento mortal pena.
D’altre cose io’ non dico, che fôr molti,
ché soperchia docenza a morte mena,
e però tacio, a te i penser rivolti.