Caro Luca,
che non mi ami più e che stai per sposare un’altra,
volevo dirti che alcune stupide canzoni mi fanno pensare ancora a te, che il sorriso del tizio che mi siede di fianco tenendomi la mano davanti ad un ufficiale di stato civile è ancora il tuo, che ho ancora dei confetti tondi ripieni di nocciole e cioccolato al latte nell’ultimo cassetto del comodino lo terrò per me, ma questa mattina in cui non mi basta più pensarmi come un tirannosauro, voglio rimanere vestita solo della mia pelle un po’ più segnata senza averne paura, guardando le mie belle cicatrici da arma da fuoco e mettendoci su un bel po’ di Connettivina, poi scenderò giù, berrò un bicchiere di vino bianco e ingoierò le lacrime, essissì, insieme alla paura di lasciarti andare.