Autore Topic: Le Feste viste oneste.  (Letto 560 volte)

Platino

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Le Feste viste oneste.
« il: Dicembre 28, 2020, 11:11:04 »
Questa riflessione non è dettata dall’attualità del COVID19, è da anni sovrana, sempre con più assertori e promotori, che spesso nascondono questi loro reali pensieri, per pace comune, per quieto vivere o consuetudine umana, ma non a tutti.  Non l’ho voluta pubblicare prima questa mia sempre più convinta posizione, dalle radici oramai lontane e profonde, che potrebbe aver messo disagio in chi, non vuol essere obiettivo, nelle cose concrete. Da anni non ho più parole, senso come definizione alle Feste. Le lascio transitare, arrecandomi il minor danno psicologico possibile come inutile finzione e funzione. Le lascio ad altri, sempre meno, usanza spesso sull’orlo di ipocrisia assoluta. Le lascio volute a ancor freschi ipovedenti e incoerenti, figli di consumismo e bieco pietismo , una carità a chiamata oramai. L’importante è per me e tanti altri, arrivare al 7 di gennaio, al più presto possibile. L’elimina code in questo, non basta più. 
« Ultima modifica: Dicembre 28, 2020, 16:09:24 da Platino »

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #1 il: Dicembre 28, 2020, 21:19:01 »
Sono tanti coloro che la pensano come te, ne ho sentite tante di versioni e spiegazioni. Sicuramente ogni vita, ogni scelta, ogni piega comporta conseguenze e credo che questa riflessione sia una di queste. A mio avviso non sono le feste ad essere più o meno arricchite o svuotate di senso e valore, quanto l'animo di chi le vive ed è vero anche che farsi influenzare dall'euforia generale non deve, o dovrebbe offuscare il vero senso che ha per noi una festa.

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #2 il: Dicembre 28, 2020, 23:01:11 »
Buonasera Platino, forse ti sembrerà assurdo ciò che sto per dirti, ma penso che la colpa della tua situazione psicologica è della Chiesa cattolica. Per secoli ha voluto far credere alla massa incolta delle persone che  quanto narrato nei vangeli  di Matteo e Luca, nella parte riguardante l'infanzia di Jesus,  fosse storia vera.  A questi due vangeli canonici ci sono da aggiungere  alcune notizie descritte nei vangeli apocrifi, come il Protovangelo di Giacomo e altri.

Io non contesto il Gesù storico, anzi lo ammiro. Contesto le immaginifiche interpretazioni sulla sua infanzia e quelle successive alla sua vita terrena. 

E’ notorio che i giorni festivi che dedichiamo alla natività di Jesus furono sovrapposti ai pagani “Saturnali” di epoca romana.

I “Saturnalia” erano un ciclo di festività della religione romana in onore  del dio Saturno, l'equivalente latino del dio greco  Crono.

In epoca imperiale si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, periodo fissato dall’imperatore Domiziano.

I “Saturnalia” avevano inizio con grandi banchetti e sacrifici agli dei. I partecipanti usavano scambiarsi  gli auguri piccoli doni simbolici, detti strenne.

Per quanto riguarda Gesù, fu fatto “nascere”  il 25 dicembre perché in quel giorno, i miei “parenti” che vissero in quel tempo festeggiavano il “Dies Natalis Solis Invicti” (= Giorno di nascita del Sole invincibile).

Fu l’imperatore Elagabalo nel 218  ad importare a Roma dalla Siria il culto solare. L'imperatore Aureliano ne instaurò il culto nel 270 e a Roma ne consacrò il tempio il 25 dicembre 274, durante la festa del Natale del Sole: il giorno del solstizio d'inverno secondo il calendario giuliano.

Dopo l’imperatore Teodosio I, nonostante l’alleanza tra l’altare e il trono che tutelava il cristianesimo come unica religione di Stato ammessa, e nonostante le persecuzioni dei cristiani contro i pagani, ancora nel V secolo, papa Leone I,  detto Magno, che pontificò dal 440 al 461,  nel suo secondo  sermone natalizio (27, 4) si  lamentava delle persone che ancora seguivano il  culto solare. Nel discorso dice fra l’altro: “Dilettissimi, fiduciosi in così grande aspettativa, rimanete stabili nella fede in cui siete stati fondati. Non sia mai che il tentatore, privato da Cristo della dominazione sopra di voi, vi abbia a sedurre di nuovo con insidie e riesca a profanare con la sua raffinata arte di inganni le gioie stesse del giorno presente. Non sia mai che riesca a illudere gli uomini più semplici con la nefanda persuasione di certuni, ai quali questo giorno della nostra solennità pare degno di festa non tanto a motivo della nascita di Cristo, quanto per il natale del nuovo sole. Le menti di costoro sono avvolte in dense tenebre e sono ben lontane dal far progressi nella vera luce. Si trascinano dietro i pazzeschi errori dei gentili, e perché sono incapaci di sollevare l'attenzione della mente sopra ciò che si vede con sguardo carnale, rendono culto divino agli astri, i quali non sono altro che i servi del mondo.
Sia lontana dagli uomini cristiani tale sacrilega superstizione e mostruosa menzogna”...


Nel nostro tempo le enormi masse di analfabeti timorosi del castigo divino  non ci sono più,  ma ci sono numerosi studiosi di varie discipline che diffondono  le loro scoperte, il loro sapere ed evidenziano le mistificazioni della Chiesa.  E le “folle” non accettano più le baggianate clericali spacciate per vere, storiche, anziché mitologiche. Anche il papa riguardo alla natività quando parla ai fedeli dice che è tradizione.

Quindi Platino le feste di Natale ti devono lasciare indifferenti, né felice né malinconico.

Secondo me gli individui inconsapevolmente si stanno riappropriando sotto altre sembianze della festa originaria pagana e la Chiesa cattolica non riesce ad arginare la metaforica “esondazione”;  per sopravvivere nel tempo si adegua “Obtorto collo” alle  usanze esterne.

Nel forum, non ricordo l’anno, pubblicai tre post riguardanti le feste natalizie e gli effetti psicologici sulle persone. Se riesco trovarli nei miei documenti virtuali li ripubblico domani dopo questo post.  ;)
« Ultima modifica: Dicembre 29, 2020, 11:08:13 da Doxa »

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #3 il: Dicembre 29, 2020, 01:33:17 »
Capisco perfettamente quello che vuoi dire, le ho vissute anch'io per qualche tempo così, poi ho cambiato punto di vista.
Ho lasciato dove vedevo ipocrisia e sono restata dove vedevo realtà, legami, emozioni. Ad ogni Natale vivo il mio di Natale, che per me è stato sempre uno dei pochi momenti dell'anno in cui possiamo stare tutti insieme.
La questione religiosa è pian piano scivolata all'ultimo posto, tranne quando accompagno mia madre alla messa della Vigilia o di Natale, lei ci tiene e mi piace condividere con lei alcune cose, sono sempre molto felice di farlo.
Noi non ci facciamo regali di solito, non abbiamo questa frenesia del tastino su Amazon, siamo poco legati a queste cose, ma io e mia madre facciamo dolci per le persone della nostra vita.
Le mie vacanze natalizie sono migliorate decisamente con gli anni, escluderei quegli anni in cui giocavo a Puzzle Bobble mentre il mio primo fidanzatino mi guardava, anche quegli anni non erano male :)
Ho avuto modo di avere a che fare con chi, invece, era particolarmente legato a queste convenzioni sociali direi, le ho sempre poco capite ma ognuno ha le proprie convinzioni e tradizioni. Ognuno è un tipo di credente, persona, consumatore, amico, famigliare, compagno.
Grazieaddio poi smetti di stare dove non vuoi stare e di fare cose che non vuoi fare, tagli i rami secchi e tosi il prato :)

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #4 il: Dicembre 29, 2020, 06:46:41 »
“Christmas effect”


 
Sui comportamenti degli italiani durante il periodo natalizio ci sono numerose indagini psicosociali che consentono di raggruppare la popolazione in 4 categorie con sottogruppi:

1) tradizionale – familistico;

2) critico – negativo;

3) edonistico – consumistico;

4) apatico –accomodante.

Le 4 categorie non hanno nette delimitazioni ma permettono marginali sovrapposizioni tra un gruppo e l’altro.

1) tradizionale-familistico: questa categoria comprende quasi la metà della popolazione italiana. Vive le feste natalizie come occasione per rinsaldare i legami e gli affetti parentali, la coesione.

In questa tipologia si distinguono due sottogruppi:

a) Nel primo prevale il rimpianto per l’immagine tradizionale della famiglia patriarcale.

b) Nel secondo ha rilevanza il significato religioso del Natale.

2) critico-negativo: chi si riconosce in questa categoria associa le festività natalizie con sentimenti di tristezza, noia, insofferenza...ma anche aggressività. In tali soggetti, comprendenti anche molti depressi, la festa contrasta con la solitudine interiore. L'allegria degli altri acuisce il carico di rimorsi, fallimenti, sventure. Non è un caso che i suicidi siano più frequenti in questo periodo dell'anno. Chi ha ferite spirituali che si sono aperte quando era bambino/a o adolescente soffre di più quando il calendario propone un ideale ritorno all’infanzia, ai regali. Come far comprendere alle “vittime” della depressione causata dalla festività natalizia che questa ricorrenza ha soltanto un significato religioso e non consumistico ?
La reazione aggressiva, invece, è spronata dalle ideologie o convinzioni personali: si condanna la costrizione ai regali, agli sprechi; si rifiuta la festa perché marginalizza i poveri.

3) edonistico-consumistico: questa categoria comprende circa un quinto della popolazione ed ha in comune con la precedente categoria un quasi completo e cosciente rifiuto dei significati tradizionali e religiosi del Natale. Le persone “edonistiche-consumistiche” sono attratte dalle vetrine dei negozi piene di merci e di luci, addobbate per le feste natalizie; si sentono gratificate nel fare gli acquisti, unirsi alla folla per le strade dei centri urbani.
Nell’edonistico-consumistico si distingue un sottogruppo, che del Natale ha un concetto gastronomico!
Aspettano questa festività come appuntamento per l’”abbuffata”, da preparare con cura nei giorni precedenti.

4) apatico-accomodante: i soggetti compresi in questa categoria sono una minoranza. A loro il Natale non suscita particolari emozioni, tuttavia per il bene della famiglia si conformano all’agire degli altri.
Si suppone che se queste persone si sentissero libere di agire secondo le proprie convinzioni non si discosterebbero dalla categoria dei critici-negativi.

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #5 il: Dicembre 29, 2020, 06:52:01 »


Per molte persone le festività natalizie diventano un periodo di stress, perché c’è la tendenza a crearsi delle aspettative, si pretende che tutto vada bene, che i rapporti interpersonali siano soddisfacenti.

Per altre persone le festività diventano ansiogene perché temono di non riuscire a fare ciò che si prefiggono: il menù, i regali, riunire nonni, nipoti, zii, senza scontentare nessuno.

Le riunioni conviviali evidenziano le assenze per vari motivi, fanno accorgere delle persone che non ci sono più, delle persone con cui vorresti parlare e non puoi. Ma si procede, si deve festeggiare in allegria.

C’è chi preferisce rimanere da solo e chi subisce la solitudine sociale.

Gli individui “coraggiosi” che preferiscono rimanere da soli anziché festeggiare insieme con persone anche antipatiche;  evitano gli scambi di doni, gli auguri, le riunioni di famiglia per i cosiddetti “cenoni” oppure i pranzi di Natale e di Capodanno che obbligano ad una forzata cordialità ed allegria.

Ci sono individui con legami affettivi che gradualmente perdono d’intensità e non vengono invitati, cercati ; rimane loro come unica compagnia la malinconia, la “depressione da feste natalizie”, da condividere, se possibile con chi ha lo stesso problema, trascorrendo il Natale o il Capodanno come un giorno qualsiasi.

Lo scrittore portoghese José Saramago (1922 – 2010) nel suo libro “L’anno della morte di Ricardo Reis” scrisse che  “La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.”

Per chi è single e sa apprezzare la solitudine, questa ha anche dei vantaggi: la libertà di non avere vincoli e scegliere cosa fare, con chi stare, se restare o partire, senza  compromessi e i limiti imposti dal/la partner o da altri.

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #6 il: Dicembre 29, 2020, 07:09:34 »

 
Da bambini le festività natalizie si attendono con trepidazione, da adulti molti sono scontenti perché idealizzano quei lieti giorni della loro infanzia e subentra la nostalgia.

Le persone che si lasciano coinvolgere dal periodo natalizio e di fine anno hanno la capacità di attribuire un significato importante a queste giornate: condivisione, reciprocità, giocosità, hanno voglia di fare regali e di riceverli, di stare insieme con parenti ed amici, di guardare le  addobbate ed illuminate vetrine dei negozi, fare shopping.

Nel 1956 lo psicoanalista Eric Fromm nel suo libro “Arte di amare” scrisse:  “La felicità dell'uomo moderno: guardare le vetrine e comprare tutto quello che è possibile in contanti o a rate”.

Se non ricevessimo nessun dono, se nessun Babbo Natale si affacciasse alla nostra porta, nessun postino ci recapitasse un pacco-dono, resteremmo proprio del tutto indifferenti?

Paolo di Tarso  ai suoi discepoli ricordò le parole di Gesù, che disse: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere!” (Atti 20, 35).

La ritualità del dono natalizio è  anche oggetto di esilaranti ironie quando  capita di smarrire o confondere i cartoncini d'auguri; oppure  quando non riesce bene il riciclaggio  del regalo ricevuto: si dimentica nell’involucro il biglietto del primo donatore; o, quando capita, la reiterazione dello stesso regalo.

Durante le festività natalizie e di fine anno  molti appaiono contenti, sorridenti, beneauguranti, altri, invece, pensano di non aver nulla da festeggiare, minimizzano le aspettative e pensano al Natale e al Capodanno come ricorrenze senza l’obbligo dell’allegria, anzi sono giorni che detestano, li subiscono passivamente, li considerano in contrasto con il proprio stato d’animo, triste, insofferente. I  ricordi dolorosi amplificano la malinconia e si isolano.  Vengono coinvolti dal  “Christmas blues”, frase usata col significato di “depressione natalizia”, che di solito finisce al termine delle festività.  La malinconia   compare con maggiore frequenza in chi nel passato ha sofferto di depressione, ha avuto esperienze negative sentimentali e sociali che inficiano l’autostima, in chi soffre di solitudine psicologica o sociale, in chi ha carenze affettive, chi ha difficoltà economiche.


 
Le riunioni conviviali di Natale e Capodanno mettono alla prova le proprie capacità assertive, possono creare tensione se non si è in armonia con i partecipanti.

Molti si sentono costretti a condividere lunghi pranzi o cene con parenti ed amici con i quali ci sono tensioni o questioni “in sospeso”. Vivono questi incontri in “apnea”, costretti a non sottrarsi alla conviviale, e pensano “non vedo l’ora che finisca”, celando l’insofferenza che può indurre atteggiamenti d’ira e di rancore. Basta che uno dei convitati dica una frase capace di urtare la suscettibilità altrui e cominciano le  polemiche, si scatena  il proprio rancore represso, le proprie antipatie. Ogni partecipante diventa come una miccia accesa.

Per evitare discussioni, chi può permetterselo  preferisce andare in vacanza lontano da casa. Chi è costretto a rimanere affronta con ansia il disagio, si isola psicologicamente.

Dopo i lauti pasti molti anziani si assopiscono mentre guardano la televisione, mentre i più piccoli piagnucolano perché vogliono tornare ai loro giochi. Le ore sembrano non passare e nessuno osa prendere l’iniziativa di alzarsi e proclamare con voce stentorea ed autorevole: “Leviamo la mensa”. E finalmente la tavola, tracimante di quel che resta dell’abbondante pranzo o cena, si svuota. Tutti si alzano per tornare a casa.

the end

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #7 il: Dicembre 29, 2020, 07:52:37 »
Caro Doxa, permettimi di dirti che a volte i tuoi "approfondimenti" stancano, sarebbe più spontaneo un tuo commento personale.

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #8 il: Dicembre 29, 2020, 11:07:02 »
Buongiorno Presenza, gli ultimi miei tre post precedenti a questo ripropongono quanto ho già pubblicato non so quando in questo forum. 

In questo topic la risposta n. 2 è il mio post, alla fine del quale  ho promesso a Platino di farglieli leggere, tutto qui. Sono eloquenti. Non hanno bisogno del mio commento. :blank:

Oggi sei triste e irritata ? Non temere, il tuo stato d'animo negativo è causato dal "Christmas effect”  :blank: :Ppp:

Ora come digestivo post prandiale ti faccio leggere un aforisma del grande attore Charlie Chaplin, creatore dell'indimenticabile omino con baffetti e bombetta, Charlot, capace di unire in sé ironia e dignità, libertà e sofferenza, simboli dei vinti dalla vita: "Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei ! Quindi vivi, fa' quello che ti dice il cuore. La vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali. Canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi".

La vita come teatro, ove ognuno ha una sua parte da recitare, ma non sono ammesse prove inziali o repliche.

Nel Macbeth shakespeariano la morte di Lady è per Macbeth un momento importante,  e tra l'altro dice: "La vita è un'ombra che cammina. Un povero attore che si agita e si pavoneggia  per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. (atto quinto, scena quinta).

La ricompensa non è tanto negli applausi finali, forse assenti, ma nell'impegno, la passione con cui si è vissuta la propria parte. :)



« Ultima modifica: Gennaio 05, 2021, 13:06:28 da Doxa »

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #9 il: Dicembre 29, 2020, 15:35:37 »
Doxa, apprezzo gli approfondimenti che ci proponi su ogni argomento, tuttavia  ci sono riflessioni che richiedono un'opinione personale piuttosto che un parlar per citazioni, queste servono semmai a dimostrare, confermare  e non occorre riportarle quando, come in questo caso, si può esprimere un parere. Tutto qua.  :rose:

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #10 il: Dicembre 29, 2020, 16:34:54 »
Hai ragione ! E' un mio antico "difetto", forse causato dalla mancanza di riflessione, dal non saper personalmente cosa dire, e non in poche parole,  oppure perché non mi va di esprimere la mia opinione per  evitare polemiche.

Allora che fare ?  "Scrivere o non scrivere", è questo il dilemma;  frase derivata dal  "To be, or not to be, that is the question". Nell'originale inglese è una frase dell'Amleto di William Shakespeare.

Accidenti, anche qui  ho fatto una citazione, e non ho rispettato la teoria secondo la quale bisogna sapere tante cose per poterne dire poche e bene.

"Digito ergo sum”, e che importa se manca il cogito.

L'importante è scrivere. Anche se c'è un' unico /a fruitore/ trice che beneficia in conoscenza da ciò che scrivo, ne vale la pena. :Ppp:
« Ultima modifica: Dicembre 29, 2020, 18:16:19 da Doxa »

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« Risposta #11 il: Dicembre 31, 2020, 11:54:54 »
Buongiorno Presenza, gli ultimi miei tre post precedenti a questo ripropongono quanto ho già pubblicato non so quando in questo forum. 

In questo topic la risposta n. 2 è il mio post, alla fine del quale  ho promesso a Platino di farglieli leggere, tutto qui. Sono eloquenti. Non hanno bisogno del mio commento. :blank:

Oggi sei triste e irritata ? Non temere, il tuo stato d'animo negativo è causato dal "Christmas effect”  :blank: :Ppp:

Ora come digestivo post prandiale ti faccio leggere un aforisma del grande attore Charlie Chaplin, creatore dell'indimenticabile omino con baffetti e bombetta, Charlot, capace di unire in sé ironia e dignità, libertà e sofferenza, simboli dei vinti dalla vita: "Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei ! Quindi vivi, fa' quello che ti dice il cuore. La vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali. Canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi".

La vita come teatro, ove ognuno ha una sua parte da recitare, ma non sono ammesse prove inziali o repliche.

Nel Macbeth shakespeariano la morte di Lady è per Macbeth un momento importante,  e tra l'altro dice: "La vita è un'ombra che cammina. Un povero attore che si agita e si pavoneggia  per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. (atto quinto, scena quinta).

La ricompensa non è tanto negli applausi finali, forse assenti, ma nell'impegno, la passione con cui si è vissuta la propria parte. :)

Doxa, mi perdo...  Qual'è che mi vuoi proporre alla lettura?

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #12 il: Dicembre 31, 2020, 15:27:09 »
Le risposte n. 4, 5 e 6  :)

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Re:Le Feste viste oneste.
« Risposta #13 il: Gennaio 04, 2021, 17:46:23 »
“Christmas effect”


 
Sui comportamenti degli italiani durante il periodo natalizio ci sono numerose indagini psicosociali che consentono di raggruppare la popolazione in 4 categorie con sottogruppi:

1) tradizionale – familistico;

2) critico – negativo;

3) edonistico – consumistico;

4) apatico –accomodante.

Le 4 categorie non hanno nette delimitazioni ma permettono marginali sovrapposizioni tra un gruppo e l’altro.

1) tradizionale-familistico: questa categoria comprende quasi la metà della popolazione italiana. Vive le feste natalizie come occasione per rinsaldare i legami e gli affetti parentali, la coesione.

In questa tipologia si distinguono due sottogruppi:

a) Nel primo prevale il rimpianto per l’immagine tradizionale della famiglia patriarcale.

b) Nel secondo ha rilevanza il significato religioso del Natale.

2) critico-negativo: chi si riconosce in questa categoria associa le festività natalizie con sentimenti di tristezza, noia, insofferenza...ma anche aggressività. In tali soggetti, comprendenti anche molti depressi, la festa contrasta con la solitudine interiore. L'allegria degli altri acuisce il carico di rimorsi, fallimenti, sventure. Non è un caso che i suicidi siano più frequenti in questo periodo dell'anno. Chi ha ferite spirituali che si sono aperte quando era bambino/a o adolescente soffre di più quando il calendario propone un ideale ritorno all’infanzia, ai regali. Come far comprendere alle “vittime” della depressione causata dalla festività natalizia che questa ricorrenza ha soltanto un significato religioso e non consumistico ?
La reazione aggressiva, invece, è spronata dalle ideologie o convinzioni personali: si condanna la costrizione ai regali, agli sprechi; si rifiuta la festa perché marginalizza i poveri.

3) edonistico-consumistico: questa categoria comprende circa un quinto della popolazione ed ha in comune con la precedente categoria un quasi completo e cosciente rifiuto dei significati tradizionali e religiosi del Natale. Le persone “edonistiche-consumistiche” sono attratte dalle vetrine dei negozi piene di merci e di luci, addobbate per le feste natalizie; si sentono gratificate nel fare gli acquisti, unirsi alla folla per le strade dei centri urbani.
Nell’edonistico-consumistico si distingue un sottogruppo, che del Natale ha un concetto gastronomico!
Aspettano questa festività come appuntamento per l’”abbuffata”, da preparare con cura nei giorni precedenti.

4) apatico-accomodante: i soggetti compresi in questa categoria sono una minoranza. A loro il Natale non suscita particolari emozioni, tuttavia per il bene della famiglia si conformano all’agire degli altri.
Si suppone che se queste persone si sentissero libere di agire secondo le proprie convinzioni non si discosterebbero dalla categoria dei critici-negativi.

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Doxa, ho preso tempo e debita attenzione per tutti i quattro punti da te a me indicati. Sono come i quattro cardinali, fondamentali, concreti e concisi, non serviva almeno per me ulteriore approfondimento e diluizione, comunque interessante, di una sintesi perfetta come incisiva, che non lascia scampo a troppi perbenisti di comodo o scettici di facciata. Spero non te la abbia  a male che ho invitato a leggerti, come ospite o se vorrà diventare membro del forum, una mia carissima corrispondente di vecchia data che vive questi giorni, da anni, la stessa mia atmosfera personale tormentata da tanti anni. Un caro saluto.
« Ultima modifica: Gennaio 05, 2021, 10:09:09 da Platino »