Copio e incollo l'inizio di un mio vecchio racconto, voglio provare a tirar fuori qualcosa di diverso, non so quello che succederà ma vediamo, magari funziona bene
Dopo aver ascoltato per tutto il giorno Frank Zappa e aver letto qualsiasi cosa lo riguardasse mi ero vestita velocemente: gonna a ruota rossa con piccoli fiori blu, maglietta bianca e scarpe senape con tacco medio che mi facevano correre veloce sui marciapiedi del centro. Lei, Irene, era la mia migliore amica, capelli biondi e sguardo di cielo, era la sorella che non avevo avuto, la mia anima gemella al femminile e quel giorno aveva un cappello ridicolo.
– Non andiamo ad una festa per bambini, non so come ti sia venuta questa idea-
– Simpatica, se ti copri ancora un po’ ti scambieranno per una quarantacinquenne-
– Beh, in realtà con queste zampe di galline speravo di confondermi nel pollaio-
– Qual è la via?-
– Via della Camilluccia…il numero non me lo ricordo ma so dov’è –
– Ok, però avvertimi in tempo quando dobbiamo girare, magari non due metri prima –
- Va bene ma stai calma, sono l’unica che può essere nervosa in questa situazione –
– Come sei drammatica, neanche stessimo andando alla festa di fidanzamento del tuo ex che ti ha lasciato disperata sull’altare –
– Ah ah, carina questa, me la scrivo nel taccuino che tengo sul comodino affianco alla sveglia di Winnie The Pooh –
***
– Oh ciao tesoro! Come stai? Ti trovo in splendida forma, avrai perso almeno 3 kg dall’ultima volta che ti ho visto…diglielo anche tu Carlo-
– Sei bellissima come sempre Livia –
Il padre di Luca mi aveva sempre adorato, ed era un’adorazione reciproca, amavo ascoltare i suoi racconti, era un uomo di grande cultura, sagace e sensibile.
– Ciao Marta, grazie mille Carlo – sorrisi – si si, sto bene e voi?- aggiunsi imbarazzata.
– Abbastanza, non possiamo lamentarci –
– Sono contenta, vado a salutare Luca allora, ci vediamo dopo-
– Certo certo, vai pure tesoro-
Mentre raggiungevo il terrazzo passai in rassegna la quantità di cuscini di ogni forma, dimensione e colore che arredavano quella villetta con giardino perfettamente tosato. La cosa che mi stupiva era la quantità di sfumature di beige che esistevano, non riuscivo quasi a contarle, pensai alla mia professoressa di Educazione Artistica delle medie ( Di Cicco, Di Cecco, De Cecco…), anche lei sarebbe rimasta sorpresa; invece di assegnarci tutte quelle tavole con i colori primari avrebbe potuto introdurre qualcosa di nuovo e per nulla ovvio: una tavola con tutte le sfumature del beige ecco.
– Livia!!!-
– Ciao Luca, come stai? Immagino che tu sia un tantino nervoso-
– Beh si, un po’ si, forse lo ero di più con te però-
– Che bello, la prima volta è sempre scioccante, poi ci si abitua- risi.
– Ah ah ah, mi mancava quasi il tuo senso dell’umorismo, ti faccio conoscere Sara, stai buona però-
– Così mi offendi tesoro, sembra tu stia alludendo alla mia mancanza di autocontrollo-
– No, sto alludendo a quando mi hai rigato la macchina con l’ arciere scrivendo le parole di As long as you love me–
– Credevo fosse la tua canzone preferita, la mettevi sempre quando eri in bagno-
– Sara, amore, lei è Livia –
– Ciao, è un piacere conoscerti, Luca mi ha parlato molto di te-
– Immagino, spero ti abbia raccontato dell’arciere, dei Backstreet boys ehehe – sogghignai – anche per me è un piacere Sara, anche Luca mi ha parlato molto di te, vi auguro davvero il meglio-
– Grazie, sei una donna in gamba, so bene che non è facile essere qui-
– Ah, anche tu sei stata lasciata sull’altare disperata? Guarda le coincidenze –
– Ma no scherzi? Assolutamente no, non volevo dire questo, forse non mi sono spiegata bene, scusami – disse arrossendo.
– Tranquilla, sono passati molti anni, vado a prendere qualcosa da bere così dimentico questi ultimi 30 secondi – sorrisi – scherzo, ci vediamo dopo-
Mi allontanai stampandomi un sorriso fiero in faccia e cercando lo sguardo di Irene mentre il mio sopracciglio sinistro cominciava a tremare vistosamente. Mi ci vollero due Martini per distenderlo.