Autore Topic: gratitudine  (Letto 395 volte)

sole_ines

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gratitudine
« il: Dicembre 27, 2020, 12:14:26 »
Stamattina ho deciso di mettere per iscritto la parola che più di ogni altra mi risuona nel cervello in questi giorni, non è un caso, è palese: gratitudine.
Comincerò come farebbe Doxa  :Ppp: ehehhe citando anche la mia fonte.

Secondo il vocabolario Treccani la parola gratitudine viene dal tardo latino gratitudo-dinis, derivato da gratus, grato, riconoscente. E' un sentimento e una disposizione d'animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare.

La questione del provare affetto verso chi ci ha fatto del bene non è ovvia, né banale, sembra quasi naturale ma non credo lo sia, al pari dell'amore verso se stessi. La gratitudine così come l'amore e la cura verso se stessi vanno insegnati, ci si potrebbe fare una materia alle elementari, o ancora meglio alla scuola materna, va cominciata da piccoli.
Siamo quel che siamo perché qualcuno ha investito su di noi: sacrifici, soldi, tempo, impegno, sentimenti. Qualcuno ci ha dato la possibilità di diventare quello che volevamo essere, di spiegare le nostre belle ali bianche e compagnia bella. Ma siamo quel che siamo anche perché abbiamo qualcuno che ci sta accanto nei nostri momenti difficili, amici, fratelli, genitori, compagni, che raccoglie i nostri pezzi quando ci lasciamo, cambiamo percorso di vita, ci ammaliamo.
Una cosa che ho scoperto nel tempo è che è una pratica in disuso.
Sono stata educata a dire grazie, ad essere grata. Se mia madre mi prepara un dolce o apparecchia la tavola lo fa perché è gentile, lo fa per avere cura di me, non è un suo dovere. Ancora adesso quando io e i miei fratelli siamo dai miei ci dividiamo i ruoli: c'è chi apparecchia, si cucina sempre un po' e un po', chi lava non deve essere né uomo né donna, non c'è distinzione di sesso o di ruolo. Credo sia una delle cose più belle e rare che vengano insegnate, non è così comune.
Il "grazie" insieme allo "scusa" sembra stiano stabilmente dentro il sacco delle parole e dei sentimenti obsoleti, insieme alla gentilezza. In qualche modo, non so come e non so perché, spesso le persone non riconoscono la gentilezza né la cura che qualcun altro ha verso di loro (o ancora peggio le vedono come una debolezza), tutto sembra sia dovuto, funziona come la gravità, come la seconda legge della dinamica. E' così: una legge divina o scientifica.

Doxa

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Re:gratitudine
« Risposta #1 il: Dicembre 27, 2020, 22:16:57 »
Sora Ines, come una farfalla svolazzi dalla gratitudine alla gentilezza. Mi sembra che hai espresso in modo compiuto cos’è la gratitudine.

Allora cerco di sviluppare il tema della gentilezza, la quale implica ascolto, rispetto per l’altro/a, empatia, fiducia.

La gentilezza aiuta a costruire relazioni interpersonali.

La gentilezza è un tratto caratteriale, diversa dalla cortesia occasionale o dal buonismo, in auge in questi giorni dedicati alla natività di Jesus.

La gentilezza  induce ad atti, gesti di “amabilità, garbo  nei rapporti interpersonali. Nei confronti del prossimo ha dei risvolti  psicologici positivi: fa bene a chi la riceve ma anche (soprattutto) a chi la offre con spontaneità. 

Gli atti di altruismo, affabilità fanno da collante sociale. Dal punto di vista antropologico la gentilezza è uno strumento di coesione sociale.

Affinché un atto venga spontaneamente reiterato, deve dare soddisfazione. E in effetti sembra che compiere un atto di gentilezza aumenti la produzione di ossitocina, l’ormone ‘dell’amore’; di dopamina, il ‘messaggero’ dell'appagamento; della serotonina, implicata nei processi regolativi degli stati d’animo.

Una  ricerca  della University of British Columbia ha riscontrato che compiere atti di gentilezza aiuta ad abbassare i livelli di ansia sociale, causata dalla  paura di  stare tra la folla.
Essere gentili aiuta ad aumentare la percezione positiva del rapporto con gli altri, migliorando notevolmente il benessere psicologico.

Anche secondo una ricerca della Yale University, i comportamenti pro-sociali, quelli che favoriscono gli altri senza secondi fini o ricompense,  apportano benessere in chi li esercita, perché riducono lo stress e ne mitigano gli effetti negativi.

Se essere gentili fa stare bene, perché non tutti riescono ad esserlo?  Perché l’atteggiamento aggressivo e arrogante  dà un risultato immediato.
 
La gentilezza è sempre a nostra disposizione, ma utilizzarla o meno è questione di scelta, dipende dal libero arbitrio la decisione verso il bene o il male, l’utilità o il danno.

"Un atto di gentilezza mette le radici in varie direzioni e  nascono nuovi alberi”.

 :rose:
« Ultima modifica: Dicembre 27, 2020, 22:54:38 da Doxa »

sole_ines

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Re:gratitudine
« Risposta #2 il: Dicembre 27, 2020, 23:35:35 »
Io amo la delicatezza scrive Saffo.
La delicatezza è la cugina zen della gentilezza.