Autore Topic: Natività  (Letto 839 volte)

Doxa

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Natività
« il: Dicembre 17, 2020, 08:57:12 »
Gesù di Nazaret nacque da una vergine.

Nell'ambito del  cristianesimo con verginità di Maria (o concepimento virginale di Gesù) s’intende la dottrina secondo cui, stando alla narrazione dei Vangeli di Matteo (1,18-25) e di Luca (1,26-38), Maria concepì Gesù per opera dello Spirito Santo.

Nei primi due post voglio argomentare sul brano 1, 18–25 del Vangelo di Matteo.
 
18 “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù”
.

Il profeta cui allude Matteo nel versetto 22 è Isaia.

Nel versetto 23 l'evangelista  fa una precisazione che non è caratteristica del suo tipico modo di scrivere:  spiega il significato del nome “Emmanuele” (= “Dio con noi”).

In precedenza, nel versetto 21 Matteo scrive  che il figlio che sarà partorito sarà chiamato Gesù (= "Yahweh salva")
poiché salverà il popolo dai suoi peccati.

Il profeta ebreo Isaia nacque nel 765 a. C. circa. A lui si attribuisce il cosiddetto “libro di Isaia”, tramandato per secoli come testo scritto da un unico autore, invece è una raccolta di testi  elaborati da  più mani in diversi periodi di tempo e di diversa origine.

Secondo gli studiosi, la redazione definitiva del libro avvenne in Giudea nel V sec. a. C.. da parte di un autore ignoto.

Il tema che ha catalizzato la raccolta unitaria è quello della salvezza divina del popolo denominato Israele.

Il libro di Isaia è diviso in tre parti:

Proto-Isaia (capp. 1–39): 740 – 700 a. C., nel contesto della guerra siro-efraimitica, con esortazioni  alla fiducia in Dio; è la parte del libro attribuita al vero profeta Isaia;

Deutero-Isaia (capp. 40–55): 550-539 a. C. durante l’esilio a Babilonia di una parte del popolo ebraico;

Trito-Isaia (capp. 56–66):  537 – 520 a. C., dopo il ritorno di una parte del popolo di Israele  dall'esilio a Babilonia; contiene oracoli contro l'idolatria, speranza nella conversione delle nazioni pagane.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2020, 10:39:54 da Doxa »

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #1 il: Dicembre 17, 2020, 10:48:04 »
/2

Nella Bibbia cattolica (versione C.E.I.) il brano di Matteo riferito al profeta Isaia (7, 10–14) è citato in prospettiva messianica.

Secondo l’evangelista il profeta Isaia avrebbe annunciato la miracolosa nascita di Gesù da una vergine molti secoli prima che il fatto si verificasse…

Dal libro di Isaia: [10] “Il Signore parlò ancora ad Acaz  dicendo: [11] “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”. [12] Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”. [13] Allora Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? [14] Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (7, 10-14)

Nella Bibbia ebraica quando viene indicata una vergine si usa il termine “betullah”;   la parola “haalmàh” significa “giovane donna”, però  nella versione in lingua greca dei Settanta della Bibbia  fu tradotta con “parthenos” (= “vergine”).

Quella di Isaia non è una profezia riferita al Messia, ma promette ad Acaz (re di Giuda dal 732 a. C. circa al 716 a. C. circa) un segno che il suo oracolo è vero. E’ opinione degli studiosi ebrei che la profezia si riferisca a Ezechia, figlio del re Acaz, oppure ad uno dei figli dello stesso Isaia.

Invece Matteo cita l’oracolo di Isaia applicandolo a Gesù Cristo. (Mt 1, 18 – 25).

Numerosi esperti sono concordi nell’affermare che Matteo per il suo vangelo non utilizzò l’Antico Testamento in lingua ebraica, ma usò completamente o in parte la versione biblica in lingua greca, quella cosiddetta dei LXX, scritta tra  il III e il I sec. a. C..

Se Matteo avesse utilizzato il testo ebraico, avrebbe dovuto rendere più correttamente haalmàh con un termine greco più generico di parqšnoj.

L’interpretazione, da parte di Matteo, di questo passo di Isaia in modo non conforme al testo ebraico è evidente anche alla Chiesa Cattolica. Ne parlò nel 1996 il pontefice Giovanni Paolo II nell’annuncio della maternità messianica. Ovviamente quel papa non intendeva demolire il dogma della nascita verginale di Gesù da Maria,  contraddicendo il vangelo di Matteo, ma considerava la nascita verginale di Gesù caratteristica originale del Nuovo Testamento.

Gli ebrei non credono che Gesù sia il Messia né il figlio di Dio e non credono neanche al suo concepimento verginale.  Ed io concordo con loro.
« Ultima modifica: Dicembre 17, 2020, 10:50:59 da Doxa »

sole_ines

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Re:Natività
« Risposta #2 il: Dicembre 17, 2020, 14:24:30 »
Curioso questo topic Doxa.
Quello che mi viene da dire è che se siano vere o meno queste cose non è così importante. La religione non credo provenga da qualcosa dimostrabile storicamente e quindi realmente accaduto. L'obiettivo principale di un credo è la salvezza, il conforto, il tepore emotivo, se vogliamo, che può darci qualsiasi cosa ci sollevi dal pensare che tutto è evoluzione e biologia, che tutto inizia e tutto finisce. Ognuno di noi cerca di scappare dall'idea della fugacità della vita, delle cose, vorremo che almeno qualcosa duri per sempre, vogliamo avere uno scopo, vogliamo che di noi rimanga un segno, i figli li facciamo anche per questo.
Forse qui viene fuori il mio spirito utilitaristico in effetti :)
Infondo è nella natura umana il bisogno di credere in qualcosa, vera o falsa importa poco.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #3 il: Dicembre 17, 2020, 21:03:03 »
Ines ha scritto
Citazione
Quello che mi viene da dire è che se siano vere o meno queste cose non è così importante.

Ciao Ines. Non è importante dal tuo punto di vista di credente, perciò per te è irrilevante sapere se la notizia che ci propina la Chiesa sia vera o meno. Invece per me è  importante evidenziare che la Chiesa per due  millenni si è beffata della credulità dei suoi fedeli, dei quali facevo parte da bambino. Ho fatto anche il chierichetto.   :)

Citazione
La religione non credo provenga da qualcosa dimostrabile storicamente e quindi realmente accaduto.

Per quanto riguarda Jesus è realmente esistito, però non credo che sia il Figlio di Dio e Dio che si è fatto uomo per redimerci dai peccati. Era un individuo normale come tutti noi. Un papa Francesco ante litteram.

Citazione
L'obiettivo principale di un credo è la salvezza, il conforto, il tepore emotivo, se vogliamo, che può darci qualsiasi cosa ci sollevi dal pensare che tutto è evoluzione e biologia, che tutto inizia e tutto finisce. Ognuno di noi cerca di scappare dall'idea della fugacità della vita, delle cose, vorremo che almeno qualcosa duri per sempre, vogliamo avere uno scopo, vogliamo che di noi rimanga un segno, i figli li facciamo anche per questo.

La salvezza ? alludi all’aldilà ? Tu hai bisogno di crederci, io invece sono convinto che nel post mortem ci sia il nulla.

Non ho bisogno dell’illusorio “conforto” dell’inesistente divinità, di credere nella sua bontà”. Io non ho la necessità di presumere l'eternità religiosa, di temere il giudizio universale o altre puerilità.   

Ho l’esigenza di credere che il potere temporale della Chiesa cristiana fondata sulle bugie finisca, dopo circa duemila anni; di credere che non sia una banca d'affari che vive finanziariamente con donazioni, anche testamentarie, da parte dei credenti. In Occidente ha terreni e palazzi avuti in regalo da chi credeva di mettersi l'animo in pace con la donazione prima di morire, ma  durante la loro vita erano delle canaglie, non avevano pietà per i miserabili.

Dopo il cristianesimo nascerà  un’altra religione, molta parte dell’umanità ha bisogno del divino, di credere nelle favole.

sole_ines

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Re:Natività
« Risposta #4 il: Dicembre 17, 2020, 21:44:58 »
Io credo che l'idea di religione attuale sia molto diversa da quella che poteva essere secoli fa e credo, in tutta onestà, che le persone facciano una differenza tra quello che la religione è intimamente e quello che è praticamente. Personalmente non m'interessa la salvezza così come non ho paura o timore del giudizio di qualcuno se non del mio quando la sera mi spazzolo i capelli davanti allo specchio eheh
Come te non credo che ci sia molto dopo la morte ma, a differenza tua, posso comprendere, e non mi sento di giudicare come puerili, i motivi per cui tante persone abbiano bisogno di prendere la forza da qualcosa di esterno, e non me ne faccio beffa.
Ci appelliamo all'amore che ci dà il senso della vita, che senza di esso non si può vivere, che senza ci manca l'aria e tutte queste belle cose e poi dobbiamo accettare, nel senso di prendere ad accettate eheheh, il bisogno di una persona di affidarsi a qualcosa di "altro"? Probabilmente percorrono lo stesso binario.


Doxa

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Re:Natività
« Risposta #5 il: Dicembre 17, 2020, 21:58:07 »
/3

Gli evangelisti Marco e Giovanni non descrissero le circostanze della nascita di Gesù Cristo.

Luca nel suo Vangelo scrisse:

26 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei”
(Lc 1, 26 – 38)

Gesù nacque dalla giovane Miryam (= Maria), che fu concepita dallo Spirito Santo per far nascere Gesù.   

La dottrina della verginità perpetua vuole che Maria sia rimasta vergine prima, durante e dopo la nascita di Gesù Cristo.

Verginità intesa come castità, astinenza dai rapporti sessuali fino alla sua assunzione in cielo.

Il dogma della Verginità perpetua non deve essere confuso con quello dell'Immacolata Concezione, che si riferisce  al miracoloso concepimento di Maria nel grembo di sua madre, Anna, senza essere coinvolta dal “peccato originale”. Invece, secondo la dottrina cattolica, ogni creatura che si forma nel grembo della donna riceve subito un'anima, che reca il peccato originale, ma viene cancellato con il battesimo.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #6 il: Dicembre 17, 2020, 22:01:28 »
/4

L’affermazione della divinità di Gesù Figlio di Dio e Dio stesso, e la convinzione della verginità di Maria, Madre di Dio, prima, durante e dopo il parto, crearono eresie e molte dispute nei primi secoli del cristianesimo.

Nel periodo in cui veniva formata la dottrina della Trinità, il presbitero Ario (260 ca – 336) fu il rappresentante di una delle interpretazioni di maggior seguito della relazione tra le persone della Trinità, in particolar modo di quella tra il Padre e il Figlio. Egli non rifiutava la Trinità, ma subordinava il Figlio al Padre, negandone la consustanzialità, che sarà poi formulata nel 325 durante il concilio di Nicea.

Alla base della sua tesi c’era la convinzione che Dio, principio unico, indivisibile, eterno e ingenerato, non potesse condividere con altri la propria ousìa, cioè la propria essenza divina. Di conseguenza il Figlio in quanto “generato” e non eterno non ha la stessa sostanza del Padre (negazione della consustanzialità), quindi non può essere considerato Dio allo stesso modo del Padre.

L’arianesimo fu condannato nel primo concilio di Nicea, avvenuto nel 325. Questo concilio venne convocato e presieduto dall'imperatore Costantino I, il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità dogmatica, minata da varie dispute.

Con ampia maggioranza venne accolta la “dichiarazione di fede”, denominata “Simbolo niceno” o “Credo niceno”, il quale stabilisce la dottrina dell’homooùsion, cioè della consustanzialità del Padre e del Figlio; nega che il Figlio sia creato e che la sua esistenza sia posteriore al Padre; dichiara la nascita virginale di Gesù: “nacque da Maria Vergine”. In tal modo l’arianesimo venne negato in tutti i suoi aspetti.

Durante il concilio di Nicea del 325 ci furono altre decisioni. Per esempio, fu stabilita la data per la Pasqua, la festa principale della cristianità. La celebrazione deve avvenire nella prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, quindi in modo indipendente dalla Pesach (la Pasqua ebraica), stabilita in base al calendario ebraico.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #7 il: Dicembre 17, 2020, 22:04:54 »
/5

Nel 381 l’imperatore Teodosio I convocò il primo concilio di Costantinopoli, durante il quale fu riaffermato il Credo elaborato nel concilio di Nicea del 325.

Venne ribadita la consustanzialità dello Spirito Santo con il Padre e il Figlio, perciò fu detto “credo niceno-costantinopolitano”. Inoltre, questo concilio aggiunse nel Credo il nome di Maria Vergine: […] “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, / e per opera dello Spirito Santo / si è incarnato nel seno della Vergine Maria / e si è fatto uomo”.

La scelta di aggiungere il nome di Maria nel Credo pose le basi per le discussioni in un ulteriore concilio, quello di Efeso nel 431, per dibattere sulla natura della Madre di Dio: Maria è genitrice di Dio, la “Theotòkos”, perché ha fatto nascere non un uomo ma Dio come uomo.

Nel Concilio di Efeso fu anche affrontato un aspro dibattito che minacciava l’unità della Chiesa cristiana, riguardante la persona e la divinità di Gesù. Si confrontarono due ideologie: quella antiochena, capeggiata dal patriarca Nestorio e quella alessandrina, con a capo Cirillo di Alessandria d’Egitto.

Nestorio e i suoi seguaci sostenevano che Gesù Cristo avesse due nature: umana e divina, non unite nel vincolo ipostatico, invece Cirillo era convinto della sola natura divina di Cristo.

Connessa alla disputa su Gesù Cristo, vi era quella collegata all'appellativo Theotòkos dato alla madre di Gesù. I nestoriani affermavano che Maria fosse solamente Christotokos, madre di Gesù-Uomo e non Madre di Dio, che accolse in sé, con l'Uomo-Messia anche il Figlio di Dio unito all'Uomo.

Altro concilio, quello di Calcedonia nel 451, convocato per dibattere le dispute ideologiche sulle due nature di Gesù, quella umana e quella divina….

Nel 553 ci fu il secondo concilio di Costantinopoli per definire la “verginità perpetua di Maria”: vergine prima, durante e dopo la nascita di Gesù.

La verginità durante la nascita di Gesù è conseguenza logica (dogmatica) dell’incarnazione di Gesù Cristo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo, affermata nel prologo del Vangelo di Giovanni (1, 1-18) e nel Credo.

La dottrina della Verginità (perpetua) di Maria prima, durante e dopo il parto fu riaffermata nel 649 dal concilio lateranense, cosiddetto perché svolto a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano e presieduto dal pontefice Martino I.

Non basta. La verginità perpetua di Maria fu ribadita ancora una volta nel 680 dal III concilio di Costantinopoli.

Questa dottrina è sostenuta dalla Chiesa cattolica e ortodossa, invece alcune Chiese protestanti pur ammettendo il concepimento verginale di Gesù in Maria, non le riconoscono la verginità perpetua, perché credono che Maria e Giuseppe abbiano avuto altri figli dopo la nascita di Gesù.

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Re:Natività
« Risposta #8 il: Dicembre 17, 2020, 22:10:10 »
/6

Secondo alcuni studiosi il concepimento verginale è presentato come fatto storico anziché teologico.

(mia nota: e la Chiesa continua a perseverare con la bugia per non perdere fedeli).

Per il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar l’idea del concepimento verginale era necessaria, perché il Figlio di Dio non poteva avere due padri: il padre umano avrebbe oscurato il rapporto di Gesù con il Padre eterno.

Il concepimento miracoloso vuole attestare l’origine divina di Gesù, che viene dallo Spirito di Dio anche se nasce attraverso una normale gestazione umana. Il Figlio nasce dal Padre nell'eternità e da Maria nel tempo.

Il biblista francese Frédéric Manns afferma che se non si crede che Gesù sia il Figlio di Dio e il compimento delle antiche Scritture, gli scritti di Matteo e Luca possono apparire come racconti mitologici.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #9 il: Dicembre 18, 2020, 10:20:05 »
/7



La verginità di Maria nel post partum.

Ha importanza ? Non sarebbe stato meglio considerarla come una qualsiasi madre che ha partorito ?

Matteo e Luca nei loro vangeli ci fanno sapere della verginità di Maria antecedente al parto. Essi da chi furono informati? Dallo Spirito Santo? 

La “virginitas ante partum”  è conosciuta dalla sua portatrice perché sa che non ha avuto rapporti sessuali con un uomo (“virum non cognosco”), quella post partum può essere constatata a parto avvenuto, raccontato  dall’apocrifo “Protovangelo di Giacomo”, dove l’accertamento è compiuto dall’incredula levatrice ebrea che aiutò Myriam a partorire. Uscendo dalla grotta incontrò Salomè e le disse: “Un miracolo nuovo ho da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò che la sua natura non comporta”. E Salomè, incredula, le rispose: “Se non ci metterò il mio dito e non scruterò la sua natura non crederò mai che una vergine ha partorito. E Salomè mise il suo dito nella natura di lei e subito mando’ un grido e disse: guai alla mia incredulità”. Salomè dunque osò effettuare un gesto analogo a quello che fece Tommaso per verificare la ferita di Yehoshua (Gesù) nel costato dopo la sua resurrezione”.

Ma se Myriam (Maria) ebbe un parto “virginale”, perché dovette purificarsi  come le altre donne ? Per rispettare le norme bibliche ?

Nel  suo libro “L’infanzia di Gesù” il papa emerito Joseph Ratzinger scrive:  “Una risposta convincente non è stata ancora trovata dall’esegesi moderna”. E conclude dicendo che l’unica via d’uscita è che “nulla è impossibile a Dio”.

Infatti la verginità di Maria è solo un atto di fede.

Ora basta con la verginità di Maria. Ci sono tante altre cose da raccontare sulla Natività.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #10 il: Dicembre 19, 2020, 17:07:16 »
Continuo il mio percorso verso il luogo dove sarebbe nato Gesù. 

L’evangelista Luca narra che “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea si recò in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta”
(Lc 2, 1- 5).

Da evidenziare che lei era al nono mese di gravidanza,  la distanza tra Nazaret e Betlemme è di 150 km, che venivano percorsi a piedi o in groppa ad un quadrupede. Vi sembra un viaggio veramente effettuato o che andava comunque compiuto ?


(scena dal film "the Nativity story", della regista Catherine Hardwicke, anno 2006)
 
Luca spiega che Giuseppe  e Maria fecero quel viaggio per un censimento. Questo serviva per determinare l’entità delle imposte che dovevano pagare i cittadini all’erario.

Gli studiosi sono increduli di quell’eventuale viaggio, perché in quegli anni i censimenti per fini fiscali venivano effettuati nei luoghi dove le persone avevano la proprietà non in quelli d’origine. Giuseppe e Maria erano poveri e, per quanto se ne sa, non avevano proprietà terriere a Betlemme. Per cui  se fecero quel presunto viaggio, non fu quello il motivo del loro  temporaneo trasferimento.

Ancòra Luca nel suo vangelo racconta del decreto di Cesare Ottaviano Augusto per il censimento in tutto l’impero romano, ma è storicamente accertato che quel censimento non fu ordinato da Augusto. Erano i governatori delle province dell’impero ad ordinare i censimenti per avere dati sulle proprietà dei sudditi.

Tale censimento permetterebbe di collocare la nascita di Cristo in una data precisa, ma l’unico censimento documentato di Quirinio che riguarda la Palestina fu eseguito nel 6 – 7 dopo Cristo, quando Gesù doveva avere almeno 12 anni.

I Vangeli affermano che Gesù nacque durante il regno di Erode Ascalonita, ma questo morì nel 4 avanti Cristo. E la Giudea era un regno satellite di Roma non una provincia romana. Perciò il sovrano locale poteva tassare direttamente i suoi sudditi,  senza un decreto di Augusto.

Quell'immaginato peregrinare di Giuseppe e Maria per 150 km da Nazaret a Betlemme  (che in ebraico significa “casa del pane” ed in arabo “casa della carne”), servì all’evangelista Matteo come pretesto  per creare la fantasiosa genealogia e connettere Gesù alla discendenza di David, che visse  tra il 1070 a.C. circa ed il 980 a.C.  circa.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #11 il: Dicembre 21, 2020, 08:02:25 »
La presunta nascita di Gesù a Betlemme viene affermata dagli evangelisti Luca (2, 4–7) e Matteo  (2, 1) in base ad un oracolo  di Michea, autore del “Libro di Michea”, che  svolse la sua attività di profeta tra il 737 a. C. e il 690 a. C.. La Chiesa cattolica lo celebra come santo il 21 dicembre.

Nel capitolo 4 del suo libro il profeta prospetta la gloria futura di Gerusalemme: "Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore" (4,2).

Nel Vecchio Testamento la parola “Sion” viene usata per indicare un luogo fisico, successivamente assume un significato più spirituale.

Il primo riferimento è in 2 Samuele 5, 7: “Ma Davide prese la fortezza di Sion, che è la città di Davide”. 

Sion originariamente era il nome dell’antica fortezza nella città di Gerusalemme.

Dopo che Davide ebbe conquistato “la fortezza di Sion” questa fu chiamata “la Città di Davide” (1 Re 8,1; 1 Cronache 11,5; 2 Cronache 5,2).

Quando Salomone costruì il Tempio a Gerusalemme, la fortezza di Sion  venne ampliata per includere il Tempio e l’area circostante.

Il nome Sion venne in seguito usato come sinonimo di Gerusalemme (Isaia 40,9; Geremia 31,12; Zaccaria 9,13).

In ambito teologico il termine Sion è usato  nel Vecchio Testamento per indicare Israele-popolo di Dio (Isaia 60, 14).

Nel Nuovo Testamento a Sion viene attribuito il significato cristiano del regno spirituale di Dio, la Gerusalemme celeste (vedi Lettera gli Ebrei 12, 22; Apocalisse 14, 1).

L’apostolo Pietro si riferisce a Cristo come alla pietra angolare di Sion. “Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa; e chiunque crede in lui non sarà confuso” (1 Pietro 2,6).

Tornando a Michea, nel capitolo 5 c’è il brano che si riferisce alla città di Betlemme e al re Davide, considerato il sovrano ideale, ubbidiente al Signore e impegnato per l’unità del popolo, che al tempo di Michea  era diviso in due regni: Regno di Giudea e Regno di Israele. 

Questo profeta con il suo oracolo invoca la venuta del nuovo Davide, il Messia. A questo punto la lettura ebraica del testo si ferma, senza indicare la persona del nuovo Davide.

Invece la lettura cristiana di quell’oracolo considera  Gesù il Messia annunciato da Michea.

Vangelo di Matteo (2,1):  “Nato Gesù a Betlemme di Giuda”;  Vangelo di Luca (2, 4–7), questo evangelista descrive i particolari della nascita di Gesù a Betlemme, evidenziando le origini di Giuseppe come appartenente alla stirpe di Davide.

Secondo la profezia di Michea il Messia avrebbe dovuto essere discendente di Davide e nascere nel villaggio dove nacque questo re.

Michea 5,1-2:


1 E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele;
 le cui origini risalgono ai tempi antichi,
dai giorni più remoti.
2 Perciò Dio li metterà in potere altrui
fino a quando colei che deve partorire partorirà
; …

Dalla discendenza davidica Dio avrebbe poi  fatto nascere a Betlemme “un dominatore” che avrebbe regnato per sempre: Gesù Cristo.

Betlemme, collocato  a 765 metri s.l.m.,  all’epoca un villaggio montano ora una moderna città a circa 10 km da Gerusalemme.


parziale veduta di Betlemme

Alcuni studiosi sono dell'opinione che la scelta dei due evangelisti di “far nascere" Jesus a Betlemme non fu storica ma determinata da motivi teologici.

Forse Gesù nacque a Nazaret, ma l’epiteto “Nazareno” dato a Gesù si riferisce alla tribù di appartenenza, come narra Epifanio, vescovo di Salamina, vissuto nel IV secolo.
 
I Vangeli usano per il Cristo l’epiteto “nazarenos”, in lingua greca.

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #12 il: Dicembre 22, 2020, 16:09:20 »
“Andò ad abitare in una città chiamata / Nazaret, perché si adempisse il detto / dei profeti: “Sarà chiamato Nazareno” (Matteo 2, 23).


Parziale veduta di Nazaret e della basilica dell’Annunciazione

Gesù venne detto il “Nazareno” perché abitante a Nazaret ?


Nella traduzione biblica in lingua greca dei LXX il termine “Nazareno”  non significa “proveniente da Nazaret”, ma si riferisce al nazoreo o nazireo e allude al  “nazireato” cioé  alla consacrazione di un ebreo a Yahweh e  ai precetti che deve osservare (vedi Libro dei Numeri 6, 1-21; Libro dei Giudici 13, 1-14).

Se Gesù era un nazireo era contiguo agli Zeloti anti romani  ?

La scoperta effettuata a Qumran nel 1947 dei “manoscritti del Mar Morto” appartenenti ad una comunità monastica di esseni, fa ritenere che forse Gesù come ideologia era più vicino a questi.

Secondo  gli evangelisti Nazaret è il villaggio in Galilea nel quale Gesù trascorse la sua vita prima di intraprendere l’attività di predicatore itinerante (Mt 2, 23 e 4, 13; Mc 1, 9; Lc 1, 26; 2, 4; 2, 51; Gv 1, 45 – 46).

Alcuni autori ipotizzano che Gesù non  visse sempre a Nazareth, ma si trasferì a Gamala, nel nord-est della Galilea, dove i rinvenimenti archeologici hanno riportato alla luce i resti  della sinagoga e del  “mikve”  per il bagno rituale ebraico, assenti a Nazaret.

Ultima notazione. La premessa  dell’evangelista Matteo “Perché si adempisse il detto dei profeti”: questa frase piaceva all’evangelista, la usò dieci volte per raccordare (in modo forzoso) la figura di Gesù al Primo Testamento.

Sono invece  63 le citazioni vetero testamentarie che Matteo collega (forse in maniera disinvolta) alla persona o agli atti o alle parole di Gesù per rivelare il legame tra Cristo e le Scritture ebraiche.

« Ultima modifica: Dicembre 22, 2020, 23:12:28 da Doxa »

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #13 il: Dicembre 23, 2020, 18:13:24 »
La sera del 24 dicembre, prima dei “vespri” (liturgia delle ore canoniche) finisce il tempo dell’Avvento  ed è l'ultimo giorno della novena di preparazione  spirituale, elencata fra i “pii esercizi” di origine medievale per coinvolgere maggiormente la devozione popolare.

Con la “Messa vespertina” (dal latino vespĕrum = sera) comincia il “tempo di Natale”, che termina la prima domenica dopo l’Epifania.

Nella tarda serata del 24 dicembre il suono delle campane chiama i fedeli alla partecipazione della Messa solenne  “ad noctem” (cosiddetta di “mezzanotte” nella tradizione del passato),  per celebrare la nascita di Gesù.

Nel nostro tempo (di Covid) la funzione religiosa comincia  con anticipo. Nella  basilica vaticana il pontefice partecipa alla celebrazione eucaristica.

La liturgia prevede la lettura della “buona novella” (attualmente detta “buona notizia”), che commemora la nascita di Gesù a Betlemme e la rivelazione dell’angelo ai pastori (Lc 2, 1-14).

Nell’offertorio il celebrante dice che il cielo e la terra prendono parte all’esultanza: “laeteutur coeli et exultet terra ante faciem Domini: quoniam venit” (Ps 95, II e 13).

Il rito culmina  con i canti del  “Gloria” e dell’Alleluja, poi  nella “mangiatoia” viene deposta la statuina che simboleggia il Bambino Gesù.

E il  Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” ( Gv 1, 14).


Giotto, Natività di Gesù (part.), 1303-1305, affresco; Padova, Cappella degli Scrovegni.

post scriptum. Un predicatore al termine di un'interminabile omelia, si rivolse retoricamente ai fedeli: "Che altro potrei dirvi, fratelli ?" Un fedele dal fondo della chiesa gli rispose: "Amen"
« Ultima modifica: Dicembre 23, 2020, 18:18:39 da Doxa »

Doxa

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Re:Natività
« Risposta #14 il: Dicembre 26, 2020, 12:24:26 »
25 dicembre: Nascita di Gesù



Per ellissi, il sostantivo "Natale" deriva dalla frase in lingua latina “diem natālem Christi” ("giorno di nascita di Cristo").

“E’ nato Gesù”: “natus esset jesus”

Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico Yeshu'a, greco biblico Iēsoûs e in latino biblico Iesus ; si tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico Yehoshu'a  (= Giosué), che significa “YHWH” è salvezza” o “YHWH salva”.

Gesù è creduto figlio di Dio dai cristiani; l’ebraismo non lo considera il Messia né che abbia caratteristiche divine. Per l’ebraismo rabbinico il Messia non si è ancora manifestato; per i musulmani Gesù è soltanto un profeta.

Comunque, uno dei brani più  interessanti nella letteratura evangelica è  l'incipit del vangelo secondo Giovanni.

Secondo la tradizione l’apostolo Giovanni elaborò il suo Vangelo in lingua greca, ma nel testo  ci sono anche latinismi ed ebraismi, che fanno ipotizzare l’intervento nel tempo di più persone, e fu completato nell’anno 100 circa.

Questo vangelo è diverso dai tre sinottici: ci sono meno parabole, meno miracoli, non vi è accenno all'eucaristia, al Padre nostro alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per indicare Gesù.

Dal prologo del Vangelo di Giovanni (1, 1):
“In principium erat verbum / et verbum erat apud deum / et Deus erat Verbum.
(= In principio era il Verbo,  / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio”).

(Gv 1, 14): “Et verbum caro factum est /  et habitavit nobis”
(= E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi;…”)

Il  latino “Verbum” traduce il greco Logos. In termini filosofici è un'idea astratta, un concetto,  che si è concretizzato, rendendosi visibile, ascoltabile, toccabile. in una determinata persona, cioè a Gesù
come Verbo di Dio.

I teologi considerano l’incipit dell’evangelista Giovanni (1, 1) importante per la fede in Gesù = Dio,  in connessione con l'idea che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano uguali.

L'accademico e teologo americano Stephen L. Harris afferma che l'autore (autori) del  Vangelo di Giovanni ha adattato per Gesù il concetto del Logos di  Filone d’Alessandria, che considera Dio creatore  e origine dell’ordine dell’universo (cfr, Libro dei Proverbi 8, 22 – 36).

Filone fu un esponente del giudaismo alessandrino (Alessandria d’Egitto). Egli incorporò nella sua teologia il logos della filosofia stoica, connettendolo al tema biblico della “parola di Dio”, alla volontà creatrice e provvidente di Dio; la Parola a cui si unisce o sostituisce, con valore di sinonimo, la Sapienza.

Filone fu “ispirato” anche dal  “Timeo” di Platone per quanto riguarda il Dio trascendente rispetto al mondo.
Il logos è lo “strumento”  con il quale Dio ha fatto tutte le cose ed è la Luce divina offerta agli uomini.

Nella dottrina di Filone ci sono temi e concetti poi presenti nella religione cristiana.

Il lemma  greco antico “lògos” è tradotto in latino con la parola “verbum” (che per la Chiesa indica la seconda persona della Trinità), in ebraico: “davar”.

Il logos inteso come "calcolo" (ratio) e "discorso" (oratio) è mantenuto dallo stoicismo che distingue tra il "discorso interiore" (logos endiathetos, oratio concepta), la riflessione razionale e il "discorso profferto", il discorso parlato, (logos prophorikos, oratio prolata).

il prologo giovanneo che annuncia il tema portante  della sua opinione del logos che era in principio, ripete lo schema della "Genesi", primo libro della Torah (la Legge) riallacciandosi così a tutta la tradizione dell'ebraismo dell'Antico Testamento, ma rielaborandola. Introduce quello che è il tema centrale del quarto vangelo, l'incarnazione di questo logos che era in principio, cioè l'uomo Gesù.

segue
« Ultima modifica: Dicembre 26, 2020, 16:35:27 da Doxa »