Storia di un cameriere gentile!
Le attese sono ladri di battiti, te li rubano e non te li restituiscono. Fanno parte di un gioco, un gioco che non tutti vincono.
Con l' esperienza impari a leggere negli occhi del proprietario, quando non hanno barlume, preferisci non parlare, per paura che delle parole inopportune deturpino il silenzio.
Ti siedi, in un angolo del locale, a volte in piedi, con l' ansia di chi aspetta qualcuno che potrebbe non arrivare. La cucina è in fermento, oggi si prova un piatto nuovo, I nostri occhi sono tutti per lui, I colori sembrano sorriderci, ci trasmettono sicurezza.
Controllo che la mascherina aderisca bene al viso, il rumore sordo dei passi echeggia all' interno del locale. Avverto tutti, ora capisco cosa vogliono dire con l' espressione: ho il cuore in gola. Lo sento bussare con veemenza, vuole dirmi che ce la faremo.
Incontro gli occhi di una bimba, è la prima che entra nel locale, le sorrido, imbarazzata quarda altrove. Poi è la volta dell' intera famiglia, hanno tutti una mascherina, è un comunicare con gli sguardi, l ' invito a sedersi, solo il buon Dio sa, l' incontenibile voglia che ho di descrivere il nuovo piatto.
Prendo con orgoglio il blocchetto dal taschino, lucido la penna, e le dico: " Dimmi che stasera non smetterai mai di scrivere! "