La sfinge nella mitologia ellenicaNell’antica Grecia le sculture di sfingi, maschili e femminili, sono presenti sia nel periodo miceneo sia in quello minoico;.
Solo successivamente la figura femminile fu dominante. Inizialmente la Sfinge poteva essere alata o non alata, con barba, con zampe di altri animali oltre al leone.
In Grecia la sfinge divenne alata e femminile solo dal VI secolo a.C..
Una coppa del 550-540 a.C. mostra sfingi femminili alate con accanto il nome.
La Sfinge fu l'emblema della città-stato di Chio e comparve sui sigilli e sul lato rovescio delle monete della città dal VI secolo a.C. al III secolo d.C.
Diversamente dalla Sfinge protettrice egizia, quella della mitologia greca uccideva chi non sapeva rispondere ad un suo enigma.
Nelle culture coeve egizia e greca la postura del corpo della Sfinge è diversa: la sfinge greca non è distesa sulla pancia ma è seduta sulle zampe posteriori, col busto eretto e le mammelle sporgenti. Essa non è un simbolo protettivo dell’aldilà del faraone sepolto nella piramide, ma un terribile mostro, simbolo di forza perversa e distruttiva, descritta anche nel mito e nel dramma di Edìpo.
Sfinge greca del VI – V sec. a. C., da Selinunte (prov. di Agrigento).
Il mito narra che dall'Etiopia la Sfinge fu mandata a Tebe (città greca nella Beozia) dalla dea Hera per vendicare la morte di Crisippo, ucciso da Laio, re della città, e marito di Giocasta.
L’oracolo di Delfi raccomandò a Laio di non avere figli da sua moglie o il figlio l'avrebbe ucciso e avrebbe sposato Giocasta. Ma una notte, mentre Laio era ubriaco, si unì alla donna, la quale concepì un figlio.
Per timore dell’avverarsi della profezia dell’oracolo, il neonato fu abbandonato sul monte Citerone, ma fu trovato da un pastore che lo chiamò Edìpo, poi lo diede a Polibo e Peribea, sovrani di Corinto che lo crebbero.
Da un ragazzo di Corinto il giovane Edipo seppe di non essere un principe ma un “trovatello”, perciò volle conoscere la verità sui suoi genitori. Andò dall'oracolo di Delfi, questo non rispose al suo interrogativo ma gli predisse che avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre. Edipo inorridito, e convinto che i suoi veri genitori erano Polibo e sua moglie, fuggì da Corinto per andare lontano, verso Tebe.
Il fato gli fece incontrare Laio, che si stava recando a Delfi per interrogare l'oracolo, dopo aver avuto il presagio che il figlio stesse tornando per ucciderlo.
La strada era stretta e re Laio chiese al giovane di farsi da parte per far passare la sua carrozza trainata da cavalli.
L’arrogante Edìpo, ignorando che l’uomo che gli stava di fronte era suo padre, non solo non gli dette la precedenza, ma ruppe il timone di quel carro, poi sfoderò la spada e uccise sia il sovrano sia l’araldo che era con lui, anche perché uno dei cavalli gli aveva pestato un piede.
Poi Edipo, come se nulla fosse accaduto, si diresse verso Tebe.
Vicino ad una delle porte d’ingresso fu fermato dalla Sfinge, con volto e petto femminili, corpo leonino. Era su una vicina altura e chiedeva ai viandanti di rispondere a un enigma o indovinello per consentire il loro passaggio. Chi sbagliava lo uccideva.
L’enigma più ricorrente era: “Qual è l’animale che di mattina cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e alla sera con tre?”.
La Sfinge disse lo stesso indovinello a Edìpo. Il ragazzo meditò per un po’, poi rispose: “L’animale è l’uomo che da bambino procede sul pavimento aiutandosi con le braccia e con le gambe; da adulto cammina sulle due gambe; da vecchio usa un bastone come sostegno durante il cammino”.
Sconfitta, la Sfinge si gettò in un baratro e morì.
Edìpo poi si unì a Giocasta, ma questa è un'altra storia...
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