Ciao Micio, se ti soffermi sulle parole dell’inno nazionale della Repubblica Italiana “Fratelli d’Italia” (o “Inno di Mameli”) puoi constatare che è brutto: non mi piace il testo, non mi piace la musica.
E’ un canto risorgimentale, creato in un clima di fervore patriottico che preludeva la guerra contro l’Austria.
Il testo lo scrisse nel 1847 il genovese Goffredo Mameli; il componimento musicale è di un altro genovese, Michele Novaro. La sesta strofa è presente nell’edizione del 1860 del “Canto”.
Il patriota Goffredo Mameli, morì nel 1849 all’età di 22 anni durante i combattimenti per la difesa della “Repubblica Romana” (governata da un triumvirato: Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini), creata il 9 febbraio 1849 a seguito dei moti risorgimentali del 1848 che coinvolsero l'Europa.
La “Repubblica Romana ebbe vita breve, appena 4 mesi, finì il 4 luglio 1849, a causa dell'intervento militare della Francia governata di Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro “Napoleone III”, che per convenienza politica ristabilì l'ordinamento dello Stato pontificio.
Dopo la seconda guerra mondiale questo canto fu adottato in via provvisoria dal Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, ma fu scelto ufficialmente come inno nazionale solo nel 2017, dopo 71 anni di provvisorietà.
L’inno ha numerosi riferimenti storici del passato, molto passato… perciò il testo è incomprensibile a quasi tutti gli italiani.
Gli studenti imparano questo canto a scuola ma quanti sono quelli che sanno il significato delle parole ?
Ecco un esempio in questa strofa:
“Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa”.
Secondo te quanti tra i giovani studenti italiani sanno perché simbolicamente l’Italia s’è cinta la testa con l’elmo di Scipio ? Chi era Scipio ?
Lo Scipio cui si riferisce l’inno era Publio Cornelio Scipione, detto “l’Africano”; fu il generale e uomo politico romano che nel 202 a Zama (nell’attuale Algeria) sconfisse i Cartaginesi e il loro condottiero, Annibale, nella seconda guerra punica. Quindi l'elmo sulla testa simboleggia l'Italia che torna a combattere nella guerra d’indipendenza contro l’Austria.
Si va avanti con “Dov'è la Vittoria le porga la chioma”.
“Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò”.
Quale chioma ? Nell’Antica Roma alle schiave venivano tagliati i capelli per distinguerle dalle donne “libere”, le quali per evidenziare il loro status sociale erano solite tenere i capelli lunghi. Allo stesso modo la dea vittoria, raffigurata come una donna con i capelli lunghi, avrebbe dovuto porgere (secondo Mameli) la sua lunga chioma per essere tagliata da Roma vincitrice come segno di sottomissione.
Il significato della quartina evidenzia la certezza (illusoria in quel tempo) di Mameli che in caso di insurrezione contro gli austriaci, la vittoria sarebbe stata sicuramente degli italiani, perché è il destino che così vuole.
Un altro dei punti critici del nostro inno è il dubbio degli attuali studenti italiani tra stringiamoci a corte o a coorte?
“Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò”.
Ovviamente la risposta giusta è “coorte”: era un’unità da combattimento dell’esercito romano composta da 600 uomini; la decima parte di una legione.
L’esercito romano era diviso in molte coorti, quindi stringiamoci a coorte significa restare uniti fino alla morte.
La seconda strofa:
“Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò”…”.
“Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani”. Questa frase attribuita al presidente del Consiglio dell’epoca, Massimo d’Azeglio (che sposò una figlia di Alessandro Manzoni), significa che per quanto l’Italia geograficamente e politicamente nel 1861 risulti unita, in essa ci saranno sempre culture, tradizioni e lingue (dialetti) diversi tra loro.
Sono trascorsi 159 anni dal 1861 e la frase è ancora attuale.
Basti pensare alle rivalità che sono ancora presenti nel nostro paese tra Nord e Sud.
E per carità di patria non mi prolungo oltre su questo testo.