Premessa: fatto realmente accaduto al sottoscritto.
Gabriele ossia il contatore Geiger Muller
L’amicizia con Gabriele, nacque nel primo anno delle superiori in città, su quelle corriere che ci portavano a scuola. Allora abitava in un paese vicino o meglio un paio di fermate dopo. Mio coetaneo, già dai primi giorni si sedeva spesso accanto a me e frequentava il mio stesso istituto tecnico. Giorno dopo giorno, il nostro rapportò si consolidò, anche fuori dall’ambito scolastico. Gli anni di studio, ci portarono dopo il biennio propedeutico (si chiamerebbe così ora, allora comune NdA) a specializzazioni tecniche diverse. Anche le esperienze lavorative furono opposte, ma alla fine simili nel campo dei controlli. Succedeva e succede tutt’ora che ci sia il bisogno di sentirsi anche per reciproche lacune professionali. Avendone responsabilità, possibilità e autorizzazione, Gabriele in più di qualche occasione, mi ha fatto entrare nell’azienda per cui lavora, del settore metalmeccanico. L’ultima volta, però … Dopo il rituale caffè alle macchinette, entrammo nel suo reparto e da una teca a lato, estrasse un strano contenitore scuro, chiuso con lucchetto. Dalla stessa, dal ripiano sotto, prese un contatore Geiger Muller, lo riconobbi subito. Si vedeva chiaramente nello strumento in oggetto, una certa anzianità. “Funziona ancora bene, credimi, adesso lo testiamo con l’appropriato campione” Mi disse Gabriele, mentre apriva il lucchetto di quella strana scatola. All’interno era ricavata una cavità, dello stesso diametro della sonda del contatore. “E’ costruita in piombo, perché sotto c’è un frammento di pechblenda ossia biossido di uranio. “ Precisò. Accese lo strumento, mise nella sede ricavata nella scatola la sonda. “Con tutto l’acciaio che lavoriamo, spesso non sappiamo la vera origine. Molto spesso rifuso, arriva da demolizioni di navi non solo militari, carri armati o peggio sottomarini dismessi. Per sicurezza, controlliamo ogni lotto che entra oramai da anni”. La lancetta iniziò a muoversi, quella voce a farsi sentire: sembrava un crudele incrocio tra il gracidare strano, prima lento poi accelerato di una rana, con un rantolo di morte, morte che appunto subito rievocò in me, per i tanti tragici avvenimenti alla radioattività collegati. “Mai trovato nulla?” Chiesi. “Una volta sola a mio ricordo” Gabriele rispose, togliendo la sonda e richiudendo a chiave la scatola. Quella voce subito, smise, i miei brividi no.
A colonna sonora
https://www.youtube.com/watch?v=VPymqvtbFSA