Virgilio e Francesca, l'orologio svizzero...
Agosto era per il mese più impegnativo sul lavoro per Virgilio. L’azienda chiudeva per le ferie, ma si approfittava per la manutenzione di impianti e macchinari. Anche quella sera rientrò a casa stanco, sudato e sporco, trovò sempre però il bacio di Francesca ad accoglierlo. Poi la doccia ed infine la cena. Erano seduti a tavola, una insalata caprese abbondante per due. Virgilio notò subito qualcosa di strano in Francesca. “Franci, devi dirmi forse qualcosa?” Esordì. Lei alzo gli occhi. “Virgilio, sono incinta di oltre quattro settimane ed è, nostro o nostra”. Ci fu sul viso dell’uomo una sorta di sorpresa, come il comprensibile stupore. Interruppe quel silenzio: “Ne sei sicura?”. “Si, sono stata dal mio ginecologo oggi pomeriggio, dopo l’ufficio. Me lo ha confermato Lui e l’ecografia.” “Francesca, quel tuo famoso orologio svizzero non era così preciso allora. “L’aveva intuito anche Lui cosa era accaduto. Si alzò dalla sedia, abbracciò forte Francesca a sé, “Diventerò papà a presto? Un gran bel regalo, non sto scherzando.” Disse, tra un bacio e l’altro. “Virgilio, sai cosa vuol dire? Siamo solo con poco più di un mese di conoscenza, frequentazione, chiamala come vuoi tra noi. Non abbiamo vere certezze, non siamo ancora preparati a una cosa simile.” Lei rispose seria, staccandosi da Lui e scoppiando nel pianto. Virgilio guardò la donna negli occhi, fissandola. “Non ti riconosco Francesca, dov'è quella donna tutta di un pezzo e decisa, che ho conosciuto e poi voluto vicino a me?” La donna prese coraggio, scossa da quelle parole, Virgilio non sbagliava nell'osservazione. “Cosa facciamo ora?” Chiese Lei. “Come ci organizziamo?” per contro, rispose Lui. “Virgilio tu sei troppo sicuro delle tue capacità, risorse e volontà, forse anche delle mie, ma non sono infinite.” Rispose Francesca asciugandosi le lacrime, aggiunse:” Famiglia e figli li ho sempre voluti come te, ma questo è veramente voler correre, sfidare la sorte. Di punto in bianco un figlio o figlia che sia.” “Se sei certa di quanto provi per me, come io di quanto provo e vivo per te, superiamo tutto.” Virgilio continuava così a rassicurare Francesca. Terminarono la cena così, lasciandola a metà in tavola. Sul divano continuarono la discussione senza lasciar spazio ad alcuna indecisione sul futuro a tre, solo su come proseguire in questo. Quella notte a letto, fecero l’amore, con la stessa passione e impeto di quella mattina, sempre senza le precauzioni, oramai erano inutili. Il destino gli aveva nel caso, già regalato la sorpresa più bella, imprevista quanto impegnativa. Non si fecero fretta per organizzarsi alla nascita, c’era tempo e volontà di tener la cosa più intima e segreta a tutti il più possibile. Nemmeno ai parenti e amici di entrambi, questi solo presero solo atto della nuova realtà tra i due. Si meravigliarono tutti di quella improvvisa convivenza, i rispettivi genitori per primi, l’età era anche giusta ma la sorpresa tanta nella rapidità della scelta di vita comune. Il tempo intanto scorreva, la sintonia tra Virgilio e Francesca cresceva, come avanzava la gravidanza. Quest’ultima cominciò a farsi notare visivamente dall'inizio dell’anno. La madre di Francesca non si fece ingannare dal fatto che era ingrassata, fu esplicita con la figlia quel giorno, quando lo disse chiaramente abbracciandola. Aveva capito quanto stava accadendo e cosa poteva essere successo. Sarebbe stato per Lei il primo nipote e maschio. Si mise solo a disposizione nel bisogno come il padre. Anche Virgilio all'evidenza dei fatti, nei stessi giorni ebbe la sua, chiamiamola “benevola strigliata” dai genitori, abituati alle cose alla luce del sole, memori della precedente convivenza del figlio finita in malo modo. Non marcarono di ricordarlo, come però di non voler interferire tra i due nella particolare situazione, avendo anche in Francesca il loro appoggio e apprezzamento. Eugenio comparve al mondo in una movimentata notte di inizio aprile, proprio in quel letto dove era stato concepito. Virgilio fu svegliato dal dolore di Francesca, le doglie erano arrivate improvvise, prima dei tempi previsti. Lei non si sentiva di salire in macchina per raggiungere l’ospedale vicino. Virgilio chiamò l’ambulanza, restando al cellulare per quanto da farsi, in contatto con il ginecologo e l’ostetrica di turno saliti, visto la situazione, sullo stesso automezzo. Le acque si erano già rotte, all'arrivo la testolina di Eugenio era già in vista, i sanitari non poterono altro che completare quanto da madre natura già iniziato e fatto. I vagiti di Eugenio si fecero sentire subito in camera, buon segno. Immediatamente dopo, caricarono Francesca sulla barella, avvolto in un asciugamano stretto al petto, il piccolo. Virgilio seguì l’ambulanza fino all'ospedale, per poi salire in reparto. Solo lì, per la prima volta genitori e figlio si separarono, le prime visite e analisi di controllo del piccolo. Virgilio era in camera accanto al letto di Francesca, molto affaticata ma vigile.” Come mamma, Eugenio gioca d’ anticipo!” Francesca ebbe un cenno di sorriso alla frase di Lui, l’ironia di Virgilio era forse fuori posto ora, ma aveva un significato molto importante per entrambi.