Racconto. Tra sogno e realtà, con molta fantasia.
Mi capitò un affare importante al nord. Ogni settimana dovevo recarmi due o tre giorni a Milano. Prendevo l’ultimo aereo della domenica sera e tornavo con l’ultimo aereo del mercoledì, o del martedì.
Quella volta mi capitò di liberarmi prima e rientrai il martedì nel primo pomeriggio. Dall’aeroporto mi recai direttamente da Daniela. Volevo farle una improvvisata. Avevo le chiavi dell’appartamento, ma non volli usarle, suonai il campanello. Mi aprì e rimase sorpresa del mio arrivo improvviso. Ma più sorpreso rimasi io. Non era sola, era con una sua compagna. Ma non fu questa la sorpresa. La sorpresa fu che quella ragazza io la conoscevo, ed anche lei mi conosceva! Non sapevo il suo nome, ma la incontravo di tanto in tanto nell’androne del palazzo dove si trovava il mio ufficio.
Daniela me la presentò: era la sua migliore amica. Erano compagne di classe fin dalla prima elementare. Studiavano insieme. Mi resi immediatamente conto che era perfettamente informata sul rapporto che esisteva tra me e Daniela. E ora mi conosceva anche di persona. La cosa mi turbò.
Resasi conto che la sua presenza era di troppo salutò ed andò via.
Con Daniela non ne parlammo e facemmo l’amore.
Nei giorni successivi mi capitò di incontrarla spesso quando andavo in ufficio. I nostri occhi si incontravano e lei mi salutava con un sorriso.
Una volta prendemmo insieme l’ascensore. Mentre salivamo ci guardavamo negli occhi, ma non parlavamo. Mentre si aprivano le porte e stavo per uscire lei mi disse: “Io so mantenere i segreti”. Mi fermai e la guardai. Lei aggiunse: “Io e Daniela siamo molto intime”.
Rimasi un istante interdetto, poi chiesi “Intime in che senso?”
“In tutti i sensi …” disse. Uscii dall’ascensore e le porte si richiusero.
Le rotelle del mio cervello si misero a ruotare furiosamente. Ma nello stesso istante che varcai la porta del mio ufficio cominciarono a ruotare quelle che riguardavano i problemi di lavoro mentre le prime si quietavano.
Per il resto della settimana feci finta di niente. Il sabato pomeriggio quando andai da Daniela, dopo i baci e gli abbracci di rito le dissi che le dovevo parlare. Mi chiese se ne volevo parlare a letto. Risposi che potevamo sederci anche sul divano.
Le raccontai del mio incontro in ascensore con la sua amica e di quello che mi disse. Conclusi dicendo “Cosa significa tutto questo?”
“Significa che anche lei vuole fare l’amore con te”. Rispose senza esitazione.
Rimasi interdetto … sbalordito …
Ero vittima di una loro macchinazione?
“E tu ti sei prestata?” chiesi.
“Non potevo rifiutare”. E al mio sguardo interrogativo aggiunse “Siamo compagne di classe dalla prima elementare e non ci sono stati mai segreti tra noi due”.
Mi posizionai deliberatamente comodo sul divano dimostrando di essere pronto ad ascoltare tutto quello che aveva da dirmi. Lei capì e cominciò a parlare.
Mi raccontò come la sua amica era stata quella che prendeva sempre l’iniziativa e che lei la seguiva sempre.
Quando cominciarono ad essere più grandicelle era stata lei che le aveva parlato per prima di sesso. Insieme avevano fatto anche le prime esperienze. Anche adesso continuavano ad andare a letto insieme.
Era lei che le raccontò come aveva fatto sesso la prima volta con suo cugino, e che la convinse a fare sesso tutti e tre insieme.
“Quanti anni avevate?” Chiesi io.
“Dodici o tredici anni”.
“E lui quanti anni aveva?”
“Era tre anni più grande”.
Continuò il racconto dicendo che la sua amica la portava con sé alle feste che il cugino organizzava con altri ragazzi. E ovviamente in quelle feste si faceva sesso.
Per precauzione la mamma della sua amica aveva fatto applicare la spirale a sua figlia e aveva parlato anche con la mamma di Daniela consigliando di proteggerla nella stessa maniera.
Mi disse che avevano sempre studiato insieme.
Aggiunse che dal momento che aveva scoperto chi ero io le aveva chiesto di aiutarla a fare sesso con me. Così come lei l’aveva aiutata in passato a fare sesso con gli altri ragazzi.
Le chiesi cosa pensavano di fare.
Mi rispose che se ero d’accordo avrebbe organizzato tutto la sua amica.
Le dissi che dovevo pensarci.
Ero perplesso. Rimasi a lungo in silenzio. Abbassò gli occhi e rimase anche lei in silenzio. Le mie rotelle giravano vorticosamente. Dopo una prolungata riflessione parlai.
“Devo pensarci bene. Ti farò sapere”. Mi alzai e uscii. Ero frastornato. Scesi in garage, mi misi in macchina e uscii. La macchina camminava sola mentre i pensieri frullavano nella mia testa. Ad un tratto mi resi conto che ero entrato nel garage del mio ufficio. Chiusi la macchina e salii.
L’ufficio era vuoto (era sabato pomeriggio). Mi sedetti alla mia scrivania. Presi una carpetta vuota, Scissi sulla copertina “Progetto XXX”, presi dei fogli di carta e mi misi a scrivere. Quando dovevo stendere la bozza di un progetto utilizzavo sempre carta e penna. Questo mi consentiva di buttare giù i miei pensieri come venivano, cancellare e riscrivere, fare dei disegni o degli schemi, mettere note e richiami. Rimasi circa tre ore seduto al mio scrittoio, poi presi i fogli, li riordinai e li numerai. Andai alla fotocopiatrice e li duplicai. In una carpetta nuova misi le fotocopie, ci attaccai sopra un post con sopra scritto “Battere al computer”. Aprii con la chiave il cassetto della mia segretaria di fiducia (la chiave l’avevamo soltanto io e lei) e vi riposi la carpetta con le fotocopie.
Riposi i fogli originali nella mia borsa e tornai a casa in tempo per la cena.
Mia moglie comprese subito che c’era qualche problema e parlava con i ragazzi lo stretto indispensabile.
Avevo deliberatamente cancellato il pensiero di Daniela e pensavo soltanto alla bozza di progetto che avevo predisposto. Mentre mangiavo mi vennero in mente delle modifiche e delle aggiunte da fare. Passai nel mio studio privato misi anche queste nuove idee per iscritto ne feci la scansione e li inviai via e-mail all’indirizzo di ufficio della mia segretaria. Riposi tutti gli originali nella mia borsa.
Mi recai nella mia camera. Mia moglie era già a letto. Mi spogliai e mettendomi sotto le lenzuola notai che mia moglie era nuda, non riuscii a capire se dormisse oppure stava soltanto con gli occhi chiusi.
Mi stesi supino ed attesi un poco. Se voleva fare l’amore si sarebbe mossa e avrebbe fatto finta di urtarmi inavvertitamente. Ma non si muoveva.
Le mie rotelle continuavano a girare … “Stat rosa pristina …” dicevano … “Nomina nuda tenemus …” continuavano … “Stat rosa pristina …” ripetevano continuamente nella mia mente …
“La rosa primigenia, la rosa primordiale …” traducevo io mentalmente “sta in mezzo a noi …” … Mi girai … guardai mia moglie … Sì! … la mia rosa primigenia era là … stava accanto a me … e io non me ne ero reso conto …
“Nomina nuda tenemus …” ripetevano le rotelle … “Ci è rimasto soltanto il suo nome … solo il suo ricordo …” continuavo io a tradurre mentalmente …
No! … No! … No! … non voglio che mi resti solo il suo ricordo! … io voglio la rosa! … sì, la rosa! … ed ho avuto un soprassalto nel letto …
Anche mia moglie si mosse e involontariamente mi urtò …
Fine.
A chiusura del racconto tre link di brani musicali.
Per Daniela:
https://www.youtube.com/watch?v=0AoUMcGOnwcPer mia moglie:
https://www.youtube.com/watch?v=cCgGweRLWhwPer me:
https://www.youtube.com/watch?v=fFtGfyruroUVictor