Autore Topic: Convivium  (Letto 2284 volte)

Doxa

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Convivium
« il: Settembre 07, 2020, 18:24:30 »
Gli antichi Romani abitualmente mangiavano tre volte al giorno. Facevano colazione al mattino (“ientaculum”), verso mezzogiorno pranzavano (prandium) e la sera cenavano (coena).

Durante lo jentaculum di solito mangiavano pane inzuppato nel latte o nel vino, oppure il “libum” (focaccia al formaggio, sovente resa dolce con il miele) resti del cibo avanzato nella sera precedente, frutta secca.   

Spesso i bambini  per colazione mangiavano i “dulcia domestica”, preparati in casa, oppure, prima di andare a scuola, entravano nel negozio del “pistor dulciarius” (pasticcere) per acquistare i “crustula” (biscotti di frumento) o  le focaccine dolci o dolcificate con miele.
 
La pausa pranzo, verso mezzogiorno, era di breve durata. Il cibo veniva acquistato dai venditori ambulanti o nel thermopolium, dove era possibile acquistare cibi pronti, freddi o caldi, e mangiarli sul luogo, perché  le persone usavano mangiare fuori casa.

Nel bancone in muratura del thermopolium  erano incassate grosse anfore di  terracotta (dolia)  che contenevano carne, pesce, frutta, legumi; in un altro bancone c’erano i beveraggi, come il  mulsum (bevanda di vino con miele). 

Alcuni thermopolia avevano  locali attigui dove ci si poteva sedere e  mangiare il pasto, funzione simile ai moderni fast food.


ricostruzione grafica di un thermopolio di epoca romana (di Sebastià Giralt)


Ercolano: resti di un thermopolium

Il  vocabolo thermopolium è di origine greca, ma questo nome era poco usato dai Romani, essi  utilizzavano il termine d’origine osco-umbra “popina”; “popinarius” era il gestore del negozio.

La coena  era considerata il vero pasto nella giornata. Cominciava fra le ore 15 e le 16.

Quando possibile, le famiglie del patriziato usavano condividere la cena con amici e parenti. Era un "convivium", da “cum” + “vivere” (= stare insieme); nel nostro tempo è detto “banchetto”:  questo sostantivo deriva dal francese “banquet”, significa “piccolo banco”.

Il “banchetto” sia greco sia romano si svolgeva in  due fasi: nella prima parte  si mangiava, nella seconda i commensali conversavano e bevevano, allietati da artisti vari.


Il "banchetto" nell'antica Roma

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« Ultima modifica: Settembre 08, 2020, 15:32:07 da Doxa »

Doxa

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Re:Convivium
« Risposta #1 il: Settembre 07, 2020, 18:38:16 »
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Partecipare ad un banchetto nell’antica Roma  era un rituale che iniziava con la scelta  della “vestis coenatoria” o “synthesis” (ampia veste in lino colorato); dai piedi venivano tolti i consueti sandali per indossare le tipiche “solae”, indicate per l’uso domestico; avevano la suola flessibile e  sottili strisce di cuoio che venivano intrecciate sul dorso del piede e legate alle caviglie.

Per cenare  accedevano nel “triclinium”, la sala da pranzo, al centro della quale c’era un basso tavolo, di solito rettangolare, la “mensa” per poggiare le vivande. 

Su tre lati del tavolo venivano collocati tre divani a tre posti (klinai, da klínē = letto), detti “lecti conviviales” o “lecti tricliniares”, che permettevano ai commensali di mangiare stando sdraiati su di essi,  da cui il sostantivo in lingua latina “triclinium”, dal greco triklínion, composto da “tri-“ (= tre) + un derivato di klínē (= letto).

I tre ampi divani, da destra a sinistra, erano rispettivamente detti:  lectus summus (= superiore),  medius (= medio) e imus (= inferiore). La gerarchia sociale  e il galateo dell’epoca assegnava il summus,  ai padroni di casa e a uno dei figli;  quello centrale, considerato “il posto d'onore” (locus consularis) agli ospiti di “riguardo”, e l’imus ad altri invitati.

Col tempo il sostantivo “triclinium”  ebbe l’estensione di significato e passò ad identificare l’intera sala da pranzo, “oecus tricliniare” (il sostantivo latino oecus deriva dal greco “òikos” = abitazione), spesso decorata con mosaici o affreschi parietali, come quella nella “Villa dei misteri” a Pompei, con dipinti di soggetto dionisiaco.


 
Si mangiava  stando sdraiati, poggiati sul fianco sinistro; con la mano destra si prendeva dal tavolo  il cibo e la coppa per il vino o il bicchiere (pocula, in metallo o vetro) per l'acqua.

In epoca imperiale cominciò la moda di sostituire i tre letti con un unico letto arcuato, chiamato sigma per la somiglianza con la forma lunata della lettera sigma maiuscola.

La cena conviviale cominciava con l’antipasto  (“gustatio”), durante il quale venivano serviti uova, verdure, zucche, pollame oppure ostriche, accompagnati da vino addolcito con miele, il “mulsum”, ognuno sceglieva quel che voleva. 

Dopo l’antipasto non erano previsti  quelli che noi consideriamo i “primi piatti”, si passava direttamente al “secondo piatto”: arrosti, verdure, pesci, cereali, uova.

Seguiva l’ultima portata: dolci, frutta fresca e frutta secca.

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Doxa

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Re:Convivium
« Risposta #2 il: Settembre 07, 2020, 19:06:38 »
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Dopo il pasto serale si passava alla seconda parte del convivium, alla comissàtio” o “symposium” (il  sympósion degli antichi Greci), parola composta dal prefisso “sýn” (= con) +  “posiòn”, da “pòsis” (= bevanda).

La  “comissàtio” era gestita da un “magister bibendi” o da un “rex convivi” (il simposiarca degli elleni). Veniva estratto a sorte con i dadi. Egli stabiliva le regole per quanto e come bere, come si doveva bere, la misura della miscela di acqua e vino, dirigeva gli schiavi nella mescita. 

I commensali bevevano secondo la prescrizione del simposiarca, conversavano,  cantavano carmi conviviali, recitavano poesie, assistevano alle recitazioni degli attori, alle esibizioni dei cantanti e dei mimi, guardavano le danze, gli spettacoli con i giocolieri,  gli acrobati,  ecc..

Normalmente la preparazione dei crateri e della “libatio” si facevano a suon di flauto e bruciando incenso.


 

Per la mescita veniva usato il “simpulum”

mestolo per attingere e trasportare i liquidi dal recipiente dove era stata effettuata la mescita, al vaso potorio (recipiente usato per bere), ma serviva anche da misura base sia per la miscela di vino e acqua, sia per la quantità di vino che veniva versata nelle coppe durante i simposi.

Il simposio dopo cena poteva protrarsi per molte ore fino a notte inoltrata. L’atmosfera poteva essere decorosa o volgare a seconda di come il magister bibendi intendeva condurre la serata, e ogni brindisi era alternato a varie attrazioni.


 
Al convivium che ho  organizzato per questa sera “ nella mia domus “multi sunt vocati, pauci vero electi” (molti sono i chiamati, pochi gli eletti): versetto nel Vangelo di Matteo (22, 14) che chiude la parabola del banchetto nuziale, con riferimento alla ricompensa eterna, e conclude anche il mio “piacevole passatempo” dedicato al “banchetto” o “convivium” in epoca romana.

Voglio informarvi che tra i prescelti per la cena e il post cena di questa sera, saranno presenti dei filosofi, come Platone (che leggerà alcune pagine del suo libro titolato “Simposio”, noto anche col titolo di “Convito”, ed esporrà la sua teoria su Eros), Socrate, il commediografo Aristofane, Pausania. Hanno assicurato la loro presenza anche Senofonte (autore del dialogo titolato “Sympòsion”), Aristotele, Epicuro e il cinico Menippo.

ninag

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Re:Convivium
« Risposta #3 il: Novembre 28, 2020, 14:44:27 »
Le donne erano escluse nell'antica Grecia! ???