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La speranza è una virtù rischiosa, è fiduciosa attesa di un bene che quanto più desiderato tanto più colora l'aspettativa di timore per la sua mancata realizzazione.
Noi pensiamo al possibile perché speriamo di poterlo realizzare, ma la realizzazione del progetto da esplicare secondo ragione, si scontra con l'indeterminatezza del futuro.
L’antico filosofo
Aristotele diceva che la speranza è un sogno ad occhi aperti, un atto della volontà tendente al raggiungimento di un bene futuro difficile ma non impossibile da realizzare.
Per Aristotele la speranza è un atteggiamento che cambia col mutare dell'età: nella giovinezza si manifesta in eccesso; nella maturità è definita; nella vecchiaia gli individui sono amareggiati sia dalle delusioni subìte nel passato sia per i loro errori, perciò sono meschini, non pensano al futuro.
Quando l'illusione sparisce, sotto i colpi d'ascia del dolore, del tempo e dell'ingiustizia, è il momento della speranza. Si spera di essere riamato da chi si ama, nonostante la realtà non tenga conto delle illusioni, delle delusioni e delle speranze, come quelle giovanili, collegate agli innamoramenti estivi, creduti o sperati “per sempre”, invece destinati all’oblio alla fine della stagione.
L’innamoramento estivo è breve ma intenso. Non prevede serenate né madrigali alla ragazza attraente. Non c’è tempo per il corteggiamento tradizionale.
Durante la vacanza estiva le modalità dell’approccio vengono accelerate: spazio e tempo sono condensati. Via i fronzoli del corteggiamento normale. Si chiede subito: “Tu chi sei ?, sei disponibile ad accettarmi senza conoscermi a fondo ? Tu mi piaci: ci stai ?” Lo sguardo può svelare un’intenzione, il desiderio, può far “volare” l’immaginario.
Se l’incontro supera la soglia del terzo giorno di erotismo, comincia il coinvolgimento affettivo, e la “coppia estiva” comincia a fare progetti sul prolungamento degli incontri dopo la vacanza.
Il tempo sembra non bastare mai per “riempirlo” di attimi da vivere. Nasce il desiderio di possedere foto ed oggetti della persona amata per ricordarla nel futuro.
Uno degli aspetti che spesso accompagnano la fine della stagione estiva è il rimpianto delle cose perdute, la tristezza del “lasciato per sempre”, la nostalgia per i luoghi e i tempi che ci hanno dato emozioni e speranze che illuminano la vita. Spazio e tempo sembrano diventare un istante eterno che si deposita nella memoria.
Nel sesto post ho citato il filosofo francese Gabriel Marcel il quale afferma che nel rapporto di coppia la formula della speranza è: “io spero in te per noi”; cioè: io decido liberamente e responsabilmente di legare il mio futuro a te perché spero, ho fiducia che tu ed io, insieme, potremo avere un futuro nostro che sarà positivo, degno di essere vissuto!
Per creare il “Noi” è necessario l’amore nel rapporto del mio Io con un altro Io.
Nella formula di Marcel: “Io credo in te per noi” sono decisivi i pronomi personali: io–tu per portare a compimento la mia umanità nella sua capacità di responsabilità e di amore e questo richiede che di fronte a me ci sia‘ tu’: il soggetto che mi risponde con la sua libertà e che collabora con me per il compimento della nostra vita. In questo modo la speranza nella vita si specifica nella speranza che nasce da ogni rapporto umano significativo: la vita mi ha portato a contatto con te. Considero la tua presenza non come un impedimento alla mia crescita, tanto meno come una minaccia che può togliermi il mio ‘spazio vitale’; la considero un'opportunità che mi è data per portare a compimento quello che sono, per dare vigore al dinamismo che mi costruisce come persona, anche se l'autenticità è una conquista incerta, forse irraggiungibile.