Autore Topic: Il mestiere di scrivere  (Letto 629 volte)

Doxa

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Il mestiere di scrivere
« il: Luglio 31, 2020, 14:18:39 »
Si scrive o si dovrebbe scrivere per pensare meglio con la costrizione grammaticale. Scrivere seguendo le regole del codice linguistico, i vincoli che impone, le associazioni tra parole.

Scrivere significa costruire  dal nulla una frase, un proposizione, una trama. E’ un montaggio di parole.

Ma la narrazione deve essere breve o lunga ? Un racconto o un romanzo ?  Dipende da ciò che si  vuol dire, dalla  “storia” che uno ha dentro di sé  e vuole esporla, con la descrizione di volti, fisionomie, ecc..  Non è un problema quantitativo, ma qualitativo.

Una trama per essere raccontata ha bisogno di una visuale e di un ritmo nella scrittura, di uno stile, anche se il lettore si dedica al procedere dei fatti narrati piuttosto che al modo della narrazione.

In Italia molti si reputano scrittori creativi e, ovviamente, incompresi. 

Quelli che sostengono di avere uno stupendo romanzo nel cassetto sono tanti.

Per imitazione del modello statunitense, delle università americane (dove le aule si sono riempite di aspiranti scrittori), anche in Italia sono “fiorite” numerose scuole di scrittura creativa e di manuali che illudono di trasformare ognuno di noi in un nuovo Dostoevskij.

Bisognerebbe vedere gli elenchi di coloro che hanno frequentato  quei corsi e scuole per controllare adesso che lavoro fanno. Per quanto se ne sa i risultati non sono incoraggianti: sono molti  i discenti frustrati e  sono numerosi  i docenti di scrittura creativa disoccupati.

Purtroppo, erroneamente,  si considera la narrativa il “vertice” della scrittura. Invece è necessario definire l’importanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua capacità descrittiva.

Elaborare un saggio o un articolo per un quotidiano o una rivista settimanale non è più semplice di un lungo e noioso romanzo.

Bisogna avere la capacità di “cogliere” gli elementi descrittivi e costruire la coerente narrazione, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire il corretto andamento temporale.

C’è anche la questione vocaboli. Molti italiani, in particolare tra i giovani, possiedono un lessico di circa mille parole. La limitatezza è dovuta anche agli sms e alle e-mail, che stanno cambiando il nostro modo di comunicare: è una scrittura “veloce”, deve concentrare le informazioni in poco testo, spesso scritto in modo sciatto.
Comunque, se uno padroneggia la lingua sa padroneggiarla anche quando scrive un sms, un  post nei topic, le lettere d’amore, relazioni, temi, articoli, saggi.

Scriveva Cicerone: “Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius” (= Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità”). Questa frase la ripeto spesso a me stesso, tentato come sono a volte di allungare il testo che sto componendo, come sto facendo adesso. 

La brevità può anche dipendere dall’indigenza mentale e povertà espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, la premura per l’essenziale.

Un antico proverbio greco dice che la qualità non è sinonimo di quantità.

piccolofi

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Re:Il mestiere di scrivere
« Risposta #1 il: Agosto 10, 2020, 14:13:54 »
 Sempre interessante il nostro Stranamore ( convertito in Doxa) con le sue esposizioni sui più disparati temi.
 Questa volta ci parla dello scrivere, la scrittura oggi croce e delizia di tanti.
Se si va in qualche forum di scrittura, si resta a volte sbigottiti della mole di roba che la gente quotidianamente partorisce e invia, per la vanità di apparire e lo sperato plauso degli altri, della..community. Che ridere.  Tanti anni fa avevo scritto una poesia, intitolata " Il Teatro dei primattori " e mai inviata, che si appunta proprio su questo, sul fatto che tutti vogliono essere primi attori e poi attendono la claque.
Come notato da Doxa ( lo uso solo xché più breve ), tanti si sentono geni o semi-geni incompresi.
Forse scrivere è di moda? E' misteriosamente diventato di moda? Chissà.
La mia idea è che sia soltanto un portato dei " social ". Con la smania dei nostri giorni di condividere, condividere tutto, anche quando si va in bagno ( si fa per dire ), la smania per non dire il bisogno infantile di apparire.., poteva non aumentare esponenzialmente la covata degli scrittori in erba, potenziali, esordienti, o come li si voglia chiamare?
" E tu? " mi si dirà con una punta di provocazione " forse che non scrivi anche tu e non posti? "
Già, è vero, ma non sono nata oggi ( magari ) e non ho cominciato oggi; per tanti anni l'ho fatto solo per me stessa e mostrando solo al mio cassetto; l'ho fatto per bisogno.
Non proseguo, non interesserebbe, ma intendo dire che mi urtano abbastanza tutti quelli che " vogliono " scrivere, e cercano di scambiarsi opinioni su come farlo o come migliorarsi, tutto ovviamente ai fini della visibilità sociale e del plauso.
Questi non sono scrittori, né buoni né cattivi, sono ragazzi pimpanti e pieni di sè, un po' patetici. Scrivere per loro è un modo come un altro per farsi notare. Sui social, appunto. Nel virtuale, nella community.
E se Internet non ci fosse? Internet con la possibilità di espandersi e mettersi in mostra? Internet che teoricamente può far arrivare lo scritto di chiunque a tutto il mondo, a tutto il popolo del web?
Io dico che di aspiranti scrittori e novelli scrittori ce ne sarebbero molti meno.
Senza nulla voler togliere a quelli invece che la sentono come una passione, qualcosa di vero che appartiene loro.
Poi è impossibile non notare come fra i tanti che scrivono ce ne siano parecchi che non sanno scrivere : e non intendo riferirmi allo stile, all'efficacia, ma alla grammatica, alla sintassi. Vien da chiedersi cosa facessero a scuola. Ma certo contano sui correttori di bozze.., benemerita categoria che io abolirei.
Persino i giornalisti al giorno d'oggi possono scrivere male o strafalcioni o periodi che non si reggono. Ma, anche loro, hanno i correttori di bozze ( o avevano ai tempi della sola carta stampata ), per evitare lo scandalo di gente che per professione scrive ma non sa scrivere davvero.
E va beh... questi sono i tempi, bisogna rassegnarsi.
Tempi alla buona, in cui essere esigenti non usa più.  Nè con se stessi, nè con gli altri.
Tempi alla vòlèmose bene, che tutto fa brodo.

Platino

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Re:Il mestiere di scrivere
« Risposta #2 il: Agosto 11, 2020, 22:11:21 »
Si scrive o si dovrebbe scrivere per pensare meglio con la costrizione grammaticale. Scrivere seguendo le regole del codice linguistico, i vincoli che impone, le associazioni tra parole.

Scrivere significa costruire  dal nulla una frase, un proposizione, una trama. E’ un montaggio di parole.

Ma la narrazione deve essere breve o lunga ? Un racconto o un romanzo ?  Dipende da ciò che si  vuol dire, dalla  “storia” che uno ha dentro di sé  e vuole esporla, con la descrizione di volti, fisionomie, ecc..  Non è un problema quantitativo, ma qualitativo.

Una trama per essere raccontata ha bisogno di una visuale e di un ritmo nella scrittura, di uno stile, anche se il lettore si dedica al procedere dei fatti narrati piuttosto che al modo della narrazione.

In Italia molti si reputano scrittori creativi e, ovviamente, incompresi. 

Quelli che sostengono di avere uno stupendo romanzo nel cassetto sono tanti.

Per imitazione del modello statunitense, delle università americane (dove le aule si sono riempite di aspiranti scrittori), anche in Italia sono “fiorite” numerose scuole di scrittura creativa e di manuali che illudono di trasformare ognuno di noi in un nuovo Dostoevskij.

Bisognerebbe vedere gli elenchi di coloro che hanno frequentato  quei corsi e scuole per controllare adesso che lavoro fanno. Per quanto se ne sa i risultati non sono incoraggianti: sono molti  i discenti frustrati e  sono numerosi  i docenti di scrittura creativa disoccupati.

Purtroppo, erroneamente,  si considera la narrativa il “vertice” della scrittura. Invece è necessario definire l’importanza di un testo in base alla sua utilità, alla sua capacità descrittiva.

Elaborare un saggio o un articolo per un quotidiano o una rivista settimanale non è più semplice di un lungo e noioso romanzo.

Bisogna avere la capacità di “cogliere” gli elementi descrittivi e costruire la coerente narrazione, maneggiare i tempi verbali e gli avverbi in modo da costruire il corretto andamento temporale.

C’è anche la questione vocaboli. Molti italiani, in particolare tra i giovani, possiedono un lessico di circa mille parole. La limitatezza è dovuta anche agli sms e alle e-mail, che stanno cambiando il nostro modo di comunicare: è una scrittura “veloce”, deve concentrare le informazioni in poco testo, spesso scritto in modo sciatto.
Comunque, se uno padroneggia la lingua sa padroneggiarla anche quando scrive un sms, un  post nei topic, le lettere d’amore, relazioni, temi, articoli, saggi.

Scriveva Cicerone: “Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius” (= Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità”). Questa frase la ripeto spesso a me stesso, tentato come sono a volte di allungare il testo che sto componendo, come sto facendo adesso. 

La brevità può anche dipendere dall’indigenza mentale e povertà espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, la premura per l’essenziale.

Un antico proverbio greco dice che la qualità non è sinonimo di quantità.

Ottima analisi concreta e oltre, buon Doxa. Colgo più argomenti e valutazioni che spesso ai più, transitano anni luce lontano dalle proprie creazioni scritte. Quanto affermi vale però, anche per altre espressioni artistiche, tipo la pittura o la musica, anche qui, il fattore WEB o INTERNET assume la sua risonanza. Condivido anche le osservazioni e conclusioni di piccolfi, sopra tutto quando afferma "Senza nulla voler togliere a quelli invece che la sentono come una passione, qualcosa di vero che appartiene loro.". 

Platino

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Re:Il mestiere di scrivere
« Risposta #3 il: Agosto 13, 2020, 19:31:26 »
Aggiungo, al mio precedente post: io "volo basso", altitudine e stratosfera ad altri, non solo qui. Senza aggiungere altro.

victor.cds

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Re:Il mestiere di scrivere
« Risposta #4 il: Settembre 02, 2020, 21:31:12 »
Salve Doxa, estremamente interessante e attuale il tuo scritto.
Ho bisogno però qualche delucidazione.
Paro dal titolo: Il mestiere di scrivere.
La parola “mestiere” mi fa pensare a coloro che scrivono “per mestiere”, cioè principalmente gli scrittori e i giornalisti.
Personalmente ritengo che nessuno di noi (quelli che scriviamo in questo sito) scriva per “mestiere”. Ritengo che tutti scriviamo per diletto. Anche io che ho scritto un libro (che non è in vendita) e che ho scritto diverse pubblicazioni scientifiche inerenti la mia professione non mi ritengo neanche lontanamente uno scrittore.
Non credo che tocchi a noi giudicare in questa sede come scrivono quelli che lo fanno per mestiere. E riguardo a quelli che vogliono imparare il mestiere di scrivere, cui tu fai riferimento, sappi che nella vita ciascuno raccoglie sempre ciò che ha seminato e dove ha seminato (e questo te lo dice uno che il cammino della vita lo ha percorso tutto per intero).
Ma, come ho accennato all’inizio ritengo il tuo scritto è estremamente interessante ed attuale. Interessante e attuale per noi “dilettanti”.
Faccio un passo indietro e ricordo a me stesso che “scrivere” equivale a “comunicare”. E comunicare correttamente è importantissimo. Sia che un generale o un dirigente d’azienda comunichi ai suoi dipendenti cosa devono fare. Come pure che un insegnante a scuola o un docente all’università comunichi la sua scienza ai suoi allievi.
E, come tu giustamente dici, scrivere talvolta equivale a creare, cioè esternare qualcosa che frulla nella nostra mente (e soltanto lì dento), che se non la facciamo uscire fuori resterà sepolta in eterno. E qui, a mio avviso, si adatta perfettamente il termine “scrittura creativa” che è stato dato a questo sito e questo, per me, è il suo scopo principale.
Pertanto, anche noi che su questo sito ci scambiamo i nostri messaggi, le nostre impressioni, i nostri commenti, abbiamo il “dovere” (oh dio, che termine mi è scappato!) di comunicare, come giustamente tu dici nella maniera corretta.
E dobbiamo farlo sia per rispetto verso coloro che leggono, ma anche (e a mio avviso principalmente) per rispetto a noi stessi (questo dettaglio lo approfondirò nel post successivo).
È triste pensare che, oggi, tanti che scrivono e parlano non sanno né parlare, né tantomeno scrivere. Di chi è la colpa di ciò? Facile addossarla alla scuola (è un ente impersonale, che non può rispondere, non può reagire). Ma la scuola è fatta da insegnanti, da studenti, da genitori degli studenti, e principalmente da politici. E questi politici sono culturalmente preparati a questo compito? (Non esprimo il mio giudizio per carità di patria).
Adunque Doxa, complimenti per quanto hai scritto. Ogni tanto è bene che qualcuno ce lo ricordi.
Un saluto, Victor.

victor.cds

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Re:Il mestiere di scrivere
« Risposta #5 il: Settembre 02, 2020, 21:32:40 »
Ciao, Piccolofi.
Quanto tempo è passato … ricordo quei tempi con piacere … le nostre schermaglie … anche qualche battibecco … non sempre ci trovavamo d’accordo … ma discutevamo con stile e con reciproco rispetto!
Ma vado subito al tuo commento su quanto ha scritto Doxa.
Tu Giustamente evidenzi che:
Se si va in qualche forum di scrittura, si resta a volte sbigottiti della mole di roba che la gente quotidianamente partorisce e invia, per la vanità di apparire e lo sperato plauso degli altri, della … community.
Ci dici che hai scritto una poesia (Il teatro dei primattori). E ci dici che tutti vogliono essere primattori e attendono la claque. Ma si tratta di una cosa naturale, di un bisogno umano (assolutamente umano!).
Un filosofo e psicologo americano, un certo Abraham Maslow, a mio avviso un grande pensatore, purtroppo poco citato dalla stampa del settore, in quanto a mio avviso disse cose piuttosto scomode, negli anni 50 del secolo scorso pubblicò “La piramide dei bisogni” (ovviamente bisogni degli esseri umani).
Al gradino più basso mise i bisogni fisiologici (mangiare, bere, sesso), al secondo il bisogno di sicurezza, al terzo il bisogno di appartenenza, poi quello di stima e infine l’autorealizzazione.
Che l’uomo aspiri alla stima dei suoi simili è dunque un fatto naturale. I pazienti hanno bisogno di stimare il medico presso cui si curano. Per curare la mia malattia mi sono accuratamente informato e ritengo di aver trovato ciò che desideravo, ciò di cui avevo bisogno.
Che poi ci siano delle persone che aspirano ad una stima che non meritano è un fatto che non inficia il “bisogno” di cui trattiamo, ma riguarda solo il soggetto che aspira a cose più grandi di lui.
Ecco perché nel post precedente ho scritto che “è necessario scrivere correttamente principalmente per rispetto a noi stessi”. Se abbiamo un’aspirazione è da stupidi pretendere di raggiungerla senza “lavorare” adeguatamente.
Non per nulla nove anni fa scrissi come mio motto su questo sito “Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore”
Ciao, Piccolofi, voglimi bene, perché io te ne voglio.
Victor