L’ornitologo evoluzionista statunitense Richard O. Prum, pseudonimo di William Robertson Coe nel suo recente libro riguardante il mondo animale e titolato: “L’evoluzione della bellezza” (Adelphi, Milano, pagg. 588, € 35), afferma che nell’esperienza estetica c’è la soggettività e l’arbitrarietà.
Ma cos’è l’
esperienza estetica ? E’ l’esperienza di piacere che prova lo spettatore esposto a stimoli estetici.
La qualità edonica (piacere) prodotta da un’immagine viene valutata dal soggetto in base ad alcuni parametri come bellezza, attrattività, armonia, evocatività, ecc..
Secondo la prospettiva psicologica l’azione visiva non è soltanto registrazione dell’ambiente esterno, ma è costruzione mentale che implica processi di elaborazione e di analisi. Perciò nell’esperienza estetica c’è la soggettività e l’arbitrarietà, perché deriva dall’azione coordinata di differenti processi psichici: percezione, attenzione, memoria, immaginazione, pensiero, emozione, ed altro.
Selezione estetica e selezione sessuale. La coda del pavone creava problemi a Darwin, perché aveva difficoltà a spiegare gli ornamenti degli animali con la teoria della selezione naturale.
La coda del pavone, le corna di un cervo, il piumaggio di un uccello del paradiso sono stravaganti rispetto all’adattamento nell’ambiente. Sono ingombranti, vistosi e pericolosi: attirano l’attenzione dei predatori, rendono più lenti i movimenti dell’animale.
Darwin allora immaginò che oltre la selezione naturale, che agisce sui caratteri che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione, ci doveva essere un secondo meccanismo, la selezione sessuale, che agisce sui caratteri che causano differenze nel successo riproduttivo.
Per esempio, c’è la competizione tra i maschi per esibire il ciuffo più elevato. Ma questo può anche essere un richiamo per i predatori, comunque le femmine continuano a scegliere il maschio col ciuffo più grande, perché sessualmente è maggiormente attraente.
Scegliendo un maschio con un grande ciuffo una femmina avrà dei figli maschi che saranno sessualmente attraenti per le altre femmine, perché avranno ereditato dal padre un grande ciuffo.
La bellezza umana e animale. Chi sceglie dà il suo giudizio estetico, che è individuale ed arbitrario. Scelgo quel maschio/quella femmina perché è bello/a. Bello per chi ? Solo per lui/lei ?
Dal punto di vista del biologo il giudizio estetico è adattativo e non arbitrario: scelgo il/la partner bello/a perché così avrò figli belli. L’arbitrarietà riguarda i contenuti della bellezza non il meccanismo adattativo.