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Nel “Diario del seduttore” il filosofo danese descrive la storia di un seduttore diabolicamente scaltro, Johannes, che riesce a possedere Cordelia, “giovin principiante” di 17 anni, per poi abbandonarla nella disperazione, perché il seduttore non cerca l’amore, gli interessa solo il potere intellettuale che può avere su una donna.
Egli dopo aver sedotto, dopo aver soddisfatto la sua vanità nella conquista della “preda”, postula una nuova conquista femminile.
Kierkegaard scelse come protagonista del suo racconto un seduttore per argomentare sul significato della vita, la quale, secondo lui si svolge in tre fasi: la
fase estetica, quella
etica e quella
religiosa. Queste modalità esistenziali, secondo l’autore, nono sono addizionabili né si fondono in una finale sintesi conciliatrice, ma si escludono tra loro. Il passaggio dall’una all’altra fase postula sempre una rottura, accompagnata da un cambio di mentalità.
Fase estetica. Nell'estetica di Kierkegaard non incontriamo teorie sul bello o sull'arte, bensì figure di gaudenti e di esteti che vogliono gustare dalla vita il massimo piacere, creando un'opera d'arte dalla loro stessa esistenza. Questi individui inducono il sospetto che l'autore avesse con loro una complicità nella vita frivola del dandy e del flaneur.
Essi rifiutano ogni vincolo o impegno continuato, ma cercano la novità, l’avventura.
Si può fare un paragone tra il seduttore di Kierkegaard, Johannes, e il seduttore di Mozart, don Giovanni, il protagonista dell'opera musicale “Don Giovanni”. Questo ama la bellezza femminile ma nessuna donna in particolare. Ama sedurle e concupirle, invece Johannes ne cerca il possesso mentale, vuole che la donna s'innamori di lui, in modo totale, ma lui non le ama.
Edonismo, erotismo ed estetismo sono atteggiamenti che nel tempo, secondo Kierkegaard, possono suscitare la noia, la malinconia, che vengono sublimate nell’etica.
Fase etica: l’individuo si dedica alla famiglia, al dovere, al lavoro.
La vita etica implica la scelta della “normalità”, della continuità, anziché dell’eccezionalità. Ma col tempo l’individuo si può sentir “schiacciato dal ruolo sociale e dalla noia della routine quotidiana. Inoltre, la consapevolezza della sua finitudine e dell’inclinazione al male e al peccato, può indurlo a rifugiarsi nella fede religiosa, nel rapporto spirituale con la divinità.
Fase religiosa: a questo livello, secondo Kierkegaard, s’impara a superare la ragione con la fede, si accetta che la verità del cristianesimo non sia necessariamente logica.
L’idea soggettiva della fede, fuori di ogni appiglio razionale, è il seme che farà di Kierkegaard il padre del moderno esistenzialismo.