Dopo il colpo devastante all'amor proprio ricevuto in Romania, il Mazinga era ansioso di provare i propri poteri. Era maggio avanzato e Mazinga camminava con passo spedito in direzione di piazza delle erbe. Non faceva ancora così caldo ma la sua camicia era già inzuppata di sudore, appiccicata al corpaccione poderoso.
"Poco male", pensò, "Più sudo, più i miei poteri saranno portentosi".
Alle 8 di sera, la piazza era già piena di studenti che sorseggiavano lo spritz sotto ai portici. Mazinga si mise in coda a sua volta per ordinare un aperitivo davanti al bar centrale. E mentre aspettava, concentrò al massimo le onde del pensiero. Iniziò a fissare una quarantenne che si trovava in coda davanti a lui.
"Voltati, bella signora. Percepisco nel tuo pensiero il desiderio di voltarti". Fissò il culo della quarantenne mentre fantasticava di potersi tuffare tra quei morbidi colli. Le curve sode che disegnavano i pantaloni di cotone mettevano in risalto un corpo ben allenato da ore in palestra. I capelli color rovere le cadevano sulle spalle e ondeggiavano alla brezza della sera. Il viso della donna si inclinò di lato mentre le narici sembravano percepire una fragranza particolare nell'aria.
Mazinga si concentrò ulteriormente e gli spuntò una vena grassoccia sulla tempia. Il naso della donna iniziò un movimento soave che la portò a girare il collo. Gli occhi verdi si posarono su Mazinga che la guardò in estasi con il viso rubicondo in un'espressione ebete.
"Lo sapevo", pensò, "Lo sapevo che i miei poteri funzionano ancora. Si è girata. La zietta tutta palestra e yoga si è girata e mi sta fissando".
Mazinga piantò lo sguardo negli occhi della donna, stringendo le mandibole in un incredibile sforzo di concentrazione. Voleva leggere a tutti i costi i suoi pensieri e dimostrare a se stesso di possedere ancora il dono.
Una nuvola di pensieri avviluppati in una matassa intricata si posò nella sua mentre Mazinga cercava di tirare il filo dell'ultimo pensiero percepibile.
"Eccolo", pensò, " Ce l'ho. È imbarazzata, per questo mi sta guardando con gli occhi da cerbiatta smarrita. La intimorisco con la mia mole da capo branco, il mio petto imponente le sta mettendo soggezione. Leggo nella sua mente il desiderio di abbassare lo sguardo e voltarsi".
In quei pochi secondi, accadde l'incredibile. Proprio come Mazinga aveva previsto, gli occhi della di lei si abbassarono e si voltò in direzione della coda.
Mazinga era fuori di sé per l'eccitazione, avrebbe voluto chiamare Patrascu e tornare in Romania a cavalcare la bicicletta del laboratorio. Era talmente contento che decise di lasciare la fila e andare direttamente al supermercato per comprarsi una bottiglia di prosecco.
Se Mazinga fosse rimasto in fila al bar, probabilmente avrebbe sentito la donna che diceva alla sua amica:
"Ma hai sentito che puzza quel grassone dietro di noi?".
"Si, si.", rispose ridacchiando l'amica, "Una cosa insopportabile, avesse avuto almeno il buon gusto di mettersi un deodorante."
"Per fortuna se n'è andato e poi mi guardava con due occhi da maniaco".
E scoppiarono a ridere tutte e due.
Nel frattempo, Mazinga si allontanava con un sorriso felice, e in lontananza, udì la risata cristallina della sua musa che si perdeva tra la folla.