Rientrata a casa, trovò sulla tavola un pranzo frugale come d’abitudine familiare, un mezzo capretto caramellato con le olive, due chili di farfalline con polpettine al pomodoro fresco (rigorosamente importato), trentasei tipi di antipasto, ma con minuscole porzioni, qualche pan di spagna, sei chili di macedonia.
Ma Clò era piuttosto depressa e mangiò pochissimo, quindici antipasti, mezzo chilo di farfalline e sbocconcellò un cosciotto di capretto, ignorò i dolci, era pur sempre a dieta.
Durante il pranzo accesero la TV, dove trasmettevano un programma sull'alimentazione delle lumache particolarmente interessante, a un certo punto il programma s’interruppe improvvisamente.
Una luce azzurra inondò la stanza, la scritta a caratteri cubitali riempì lo schermo” EDIZIONE STRAORDINARIA”, Clò si voltò stupita, mentre sbucciava la decima mela, odiava interrompere il pranzo per qualsiasi motivo.
Apparve il Leader Massimus Estremus in persona, e questo la spinse ad alzarsi in piedi quando partì l’inno nazionale (“Status Status, Status”, inneggiava un coro in sottofondo). Non aveva mai capito il significato di quel canto, ma doveva riconoscerne la solennità; la Tv iniziò a lampeggiare come un albero di Natale e Il silenzio piombò nel soggiorno dei signori Altoni. Il leader iniziò a parlare. “Carissimi, amici, sudditi! ”.Iniziò costui con veemenza.
“E’ giunta l’ora più triste per il nostro paese, siamo tutti in balia di ombre oscure, di una notte tempestosa in cui abbiamo perso la luce.”.
Il discorso durò quasi dieci minuti, a Clò sovvenne il dubbio, forse si fosse guastata la centrale elettrica e l’intera rete elettrica.
Eppure il televisore funzionava benissimo, anzi ogni tre minuti cambiava colore, ora giallo, ora verde, azzurro, questo era previsto in casi rarissimi, ovvero durante il discorso di fine anno del Signore dei Signori, l ’Assoluto!
Clò capì il profondo significato di quel messaggio, dopo un’attenta meditazione comprese che c’era un messaggio subliminale ovvero; le tre C, Casa, cosa, cane.
Sul cane aveva alcuni dubbi, la sulla casa aveva delle certezze, il presidente consigliava di pitturare le case di bianco era logico, serviva a illuminarle, la Cosa, era l’innominabile, per cui ne cancellò immanentemente il pensiero, ora restava il cane.
Si ricordò che Luigi qualche tempo addietro voleva regalargli un cucciolo, ma lei non era convinta del regalo, perché non aveva esperienza in quel settore. Ma senza indugi lo chiamò immediatamente al telefono.
“Luigino, voglio il mio cane”.
Luigi per un attimo restò perplesso, conoscendo le abitudini di Clò ed ebbe un attimo d’ incertezza.
“ Mi senti? “ Continuò lei senza dargli il tempo di rispondere, è giunta l’ora buia e io devo avere il mio cane.
Lui non capiva di cosa stesse parlando, ma come sempre le promise che l’avrebbe accontentata. Il povero Luigi, aveva tenuto il cucciolo per molti mesi e passava gran parte del tempo con lui, era diventato il suo amico,” Il cucciolo era cresciuto, era un bel Pastore maremmano di sessanta chili”.
Per fortuna la casa di Luigi era molto comoda, e il cucciolo aveva mangiato solo due divani, tutte le tende di casa, e le scarpe di suo padre.
Sconvolto all'idea di non vedere più Menelao, pensò che doveva dire addio per sempre alla sua fidanzata.
In fondo era una solo una pavida, egoista, impiegata del Ministero del Pensiero. Passò una notte insonne, ma si rese conto che il suo amore per Clò era troppo profondo ,e decise che c’era solo una soluzione, per mettere insieme Menelao e Clò ,lui e Clò dovevano sposarsi.