C'è silenzio e silenzio, il più grave è il silenzio di Dio, tragedia per chi crede la sua esistenza, la sua assistenza, la sua protezione.
“
Io grido a te, ma tu non mi rispondi, insisto, ma tu non mi dai retta. Sei diventato crudele con me, e con la forza delle tue mani mi perseguiti” (dal Libro di Giobbe 30,20-21).
Giobbe urla contro quel Dio che adora, ma Egli rimane “indifferente”, anzi lo piaga nel corpo e lo lascia quasi solo al mondo. E’ l’imprecazione dell’uomo disperato per quel silenzio incomprensibile.
I “lamenti” di Giobbe sintetizzano il dramma di ogni persona, specie del credente, nel momento della sofferenza: non ha risposta divina al suo dolore, non ha consolazione dall’assente Dio, che crede incapace di offrire ragioni per vivere nella sofferenza.
Il “Libro di Giobbe” è contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. Fa parte dei “libri sapienziali”, caratterizzati dalla ricerca della “sapienza” (
hokmah in ebraico), intesa come significato della vita, sul come vivere per raggiungere l’inarrivabile felicità.
Questo libro attribuito a un misterioso Giobbe è un testo a più mani rielaborato più volte nei secoli, ma lasciato con quel nome. Come era uso nel tempo. Così accadde per i Vangeli attribuiti ai quattro evangelisti.
Giobbe era rinomato per essere un “giusto”, secondo i parametri etici e religiosi del popolo ebraico nel VI sec. a. C. Purtroppo YHWH "quando vuole, per divertirsi con il destino dell'umanità", sa essere simile a Poseidone contro Ulisse che lo fa girovagare nel Mediterraneo per dieci anni prima di approdare nella sua Itaca.
La stessa sofferenza provata da Giobbe la crea in me Mister Blue con la sua indifferenza alle mie invocazioni di creare due nuove sezioni dedicate una alla religione ed un’altra alla psicologia in sostituzione di quelle dedicate alla gastronomia e ai premi letterari che non interessano i partecipanti attuali a questo forum, invece le due sezioni da me proposte possono attirare altri nick, altre anime dolenti e credenti.
Ma mister Blue, pur essendo giovane, è nostalgico, è rivolto al passato, ai frequentatori del tempo che fu.
E costringe Platino ad inserire un interessante topic dedicato al silenzio nella sezione “mescita” (Pensieri, riflessioni, saggi). Ed io per “punizione” privo Platino del mio apporto filosofico sul silenzio.
Ma il mio è un silenzio “assordante” perché rimbomba nell’aere come “
Vox clamantis in deserto” (= voce di colui che grida nel deserto): questa locuzione latina è riferibile a persona i cui consigli rimangono inascoltati, ma in parte simile al versetto del Vangelo di Marco: “Voce di uno che grida nel deserto: / preparate la strada del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri” (1, 3). Questo versetto è riferito a Giovanni Battista mentre battezza nel fiume Giordano (battesimo di conversione) e grida alle “folle” di preparare la strada per l’arrivo del Messia.
E mentre attendo anch'io l’arrivo del Messia mi accomodo in poltrona per rivedere il film-documentario “Il grande silenzio”; durata 162 minuti, realizzato nel monastero della “Grande Chartreus”, nelle Alpi savoiarde francesi.