Autore Topic: Thēséus  (Letto 511 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2734
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Thēséus
« il: Settembre 05, 2019, 09:31:11 »
Teseo, eroe della mitologia greca, è noto  per aver ucciso il minotauro.

La leggenda narra che il re di Creta, Minosse, dopo aver vinto la guerra contro Atene ordinò che ogni nove anni (secondo alcune versioni ogni anno) sette fanciulli e sette fanciulle ateniesi venissero inviati a Creta per essere divorati dal Minotauro (questo nome significa “toro di Minosse”), un mostro metà uomo e metà toro.

Diversi personaggi partecipano alla vicenda del Minotauro, oltre Minosse c’è Pasifae, la moglie del re, c’è Arianna, figlia dei due regnanti,  l’ateniese  Teseo, alcune divinità, e Dedalo, in greco antico Dáidalos,  considerato architetto, scultore ed inventore, noto soprattutto per essere il progettista del famoso labirinto del Minotauro a Creta, struttura voluta dal re Minosse per nascondere all’interno di un labirinto il mostro nato dall’unione di Pasifae con un toro.

Durante la sua permanenza a Creta Dedalo s’innamorò della schiava, Naucrate, e dal loro amore un figlio, Icaro. Nel contempo all'architetto gli fu impedito di tornare ad Atene  perché come progettista del groviglio conosceva la struttura e il re Minosse temeva che ne svelasse il segreto. 

Per scappare, Dedalo costruì per lui e il figlio le ali con delle penne e le attaccò ai loro corpi con la cera. Malgrado gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto, Icaro si fece prendere dall'ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al Sole (nella mitologia denominato Febo); il calore fuse la cera, facendolo cadere nel mare dove morì.  Invece il padre riuscì a raggiungere la Sicilia.

Frattanto ad Atene Teseo non tollerava che la città continuasse a perdere giovani vite offerte al minotauro,  perciò quando venne il momento di effettuare la terza spedizione sacrificale egli si offrì volontario per andare ad uccidere il mostro.
 
Giunto nell'isola, il giovane eroe conobbe la figlia del re, Arianna, che, si innamorò di lui e lo aiutò a ritrovare la via d'uscita dal labirinto dandogli una matassa di filo (il noto filo di Arianna) che, srotolata, gli avrebbe permesso di seguire a ritroso le proprie tracce.

Trovato il Minotauro, Teseo lo uccise e guidò gli altri ragazzi ateniesi fuori dal labirinto. Poi gli ostaggi lasciarono Creta. Arianna fuggì con Teseo. Durante il viaggio di ritorno ad Atene fecero scalo all’isola di Nasso. Qui  la giovane principessa si addormentò. Al risveglio si trovò sola. Teseo era ripartito con la nave. Arianna fu quindi “piantata in asso”, comune modo di dire che deriva dal travisamento dell’espressione “piantata in Nasso”.  Il dio Dioniso si impietosì di lei e la mise sotto la sua protezione.

Il giovane poeta Catullo (84 a. C. – 54 a. C.) nel carme 64 descrive il mito di Pelèo e Teti ma fa anche una digressione sul mito di Arianna, che vede allontanarsi dall’isola di Nasso la nave con Teseo:
 
“Così mi rapisti, o perfido, dal focolare paterno
e mi lasciasti, o Teseo, sopra una spiaggia deserta?
Così, immemore, parti disprezzando gli dei
e porti verso la patria i tuoi esecrati spergiuri?
Nulla ha potuto piegare il crudele proposito
della tua mente, non hai avuto alcuna clemenza
che inducesse il cuore feroce a compassione di me?
No, non questo un giorno dolcemente mi promettesti,
non era questo che tu facevi sperare alla misera!
Ma erano nozze liete, sospirati imenei:
tutto ciò il vento lo lacera, lo disperde nell’aria.
Nessuna donna più creda ai giuramenti di un uomo,
nessuna speri che siano fedeli le sue parole”.

« Ultima modifica: Settembre 06, 2019, 09:05:26 da dottorstranamore »

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2734
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Re:Thēséus
« Risposta #1 il: Settembre 05, 2019, 16:47:17 »
“La nave di Teseo”,  tra paradosso e identità.

Una delle leggende sul mitico eroe greco Teseo narra del suo viaggio di ritorno da Creta ad Atene. Durante  la navigazione l’imbarcazione si mantenne intatta, perché nel tempo  molte parti  dello scafo erano state sostituite a seguito di usure e rotture. All’arrivo nel porto del Pireo il natante aveva la forma originaria ma  le parti  della struttura  cambiate. Nonostante ciò, l’equipaggio  considerava la nave  ancora la stessa. Aveva ragione oppure no ? L'entità (il natante), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora la stessa entità o è soltanto somigliante ?

Questo quesito si può applicare a molteplici altri casi, anche all’identità umana. Col passar degli anni cambiamo di forma  e di “sostanza” psicologica. Il nostro fisico e la nostra personalità evolvono, ma rimane l’identità del soggetto. Questo cambiamento e nel contempo immutabilità è ben rappresentato dal fuoco eracliteo. Il fuoco cambia continuamente, ma  nella sua costante trasformazione mantiene intatto il suo essere. Anche il paradosso della nave di Teseo esprime la questione metafisica dell'effettiva persistenza dell'identità originaria, per un'entità le cui parti cambiano nel tempo.

La “mereologia” della “nave di Teseo”indica che le singole parti che formano la nave, non sono la nave.

Mereologia è una parola di origine greca, composta da “meros” (= parte) + “logìa” (=  discorso, studio). Fu il filosofo Stanisław Leśniewski  a creare il neologismo mereologia nel 1927, per spiegare la teoria delle relazioni che le parti di un insieme possono intrattenere sia tra loro sia con l’insieme stesso.
« Ultima modifica: Settembre 05, 2019, 20:33:39 da dottorstranamore »

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2734
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Re:Thēséus
« Risposta #2 il: Settembre 05, 2019, 16:50:43 »
Identità dell’individuo.

Il sostantivo femminile “identità” deriva dal latino “identitas”, da “idem” (= stessa cosa), in greco tautòtes.  Indica l’uguaglianza fra cose, oggetti, concetti.

L’identità caratterizza in modo inconfondibile ciascuno di noi come individuo distinto dagli altri.

Psiche e soma. L’insieme dei caratteri fisici e psicologici rendono una persona quella che è, diversa da ogni altra.

Nell’ambito della filosofia l’identità è un principio logico e permanente, per esempio A = A  e non = B, idem in matematica.
Filosoficamente, io sono io, sono riconoscibile per le mie qualità o difetti,  che fanno di me un individuo unico e irripetibile, che non è possibile confondere con nessun altro.

Per la sociologia individui e culture evolvono nel tempo, non sono immutabili. Cultura in senso antropologico. Il patrimonio culturale è formato dalle norme di condotta, dai valori, dagli usi e dal linguaggio che uniscono o diversificano i gruppi umani.

Per la psicologia l’identità è la percezione che ogni individuo ha di se stesso, cioè della propria coscienza di esistere come persona in relazione con altri individui, con i quali forma un gruppo sociale, per esempio: famiglia, associazioni, comunità.
Questa percezione di identità non è solo individuale. È il riconoscimento reciproco fra l’individuo e la società.

L’identità può essere oggettiva e soggettiva.

L’identità oggettiva è data da quanto gli altri vedono in noi: non solo il nostro viso, il nostro carattere, il nostro modo di vestire ma anche la nostra  collocazione familiare e sociale.

L’identità soggettiva è l’insieme delle nostre caratteristiche,  così come noi le vediamo e le descriviamo. E’ la consapevolezza di sé come individuo.

Per una corretta e costante identità soggettiva e oggettiva, è necessario che i punti di riferimento siano costanti e solidi; ogni alterazione o cambiamento crea dissonanze cognitive, alienazioni.

La percezione di avere una propria identità e l’esigenza che gli altri la riconoscano è condizione necessaria per una vita socialmente equilibrata.

Il nostro nome è la nostra identità, ma concorrono a formarla le nostre relazioni, le nostre conoscenze, le nostre scelte, le nostre emozioni e i nostri sentimenti.
« Ultima modifica: Settembre 05, 2019, 20:32:53 da dottorstranamore »