E’ frequente la disputa tra “sacralità della vita” e “qualità della vita”, questa alternativa può indurre a pensare che solo le persone con una fede religiosa possano difendere la vita come bene primario e dunque indisponibile, mentre chi non è religioso deve per forza, se usa la ragione, propendere per la qualità della vita, invece le due cose non si escludono.
In Italia le leggi di natura etica che sono in contrasto con la morale cattolica vengono ostacolate. I parlamentari sono in difficoltà quando devono distinguere tra le morali religiose e l’attività del legislatore , che dovrebbe invece garantire a tutti (compresi i credenti delle varie religioni) la libertà di scegliere come procreare e come morire. Questa libertà in Italia ancora non c’è. E si va all’estero per procreare giovandosi delle nuove tecniche mediche per avere figli, si va all’estero per disporre della propria morte, come fece Lucio Magri e come non hanno fatto i registi Mario Monicelli e Carlo Lizzani, costretti a soluzioni cruente, al suicidio, gettandosi dagli edifici.
La questione è sempre la stessa: chi crede che vita e morte siano nella disponibilità di Dio e non degli uomini, vive bene in Italia. Chi invece non ci crede, e pretende di disporre del proprio destino, in Italia è uno straniero.