Autore Topic: Domus avita  (Letto 2725 volte)

Doxa

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Domus avita
« il: Giugno 01, 2019, 18:06:48 »
Lo scrittore Piero Chiara nel giorno del suo compleanno amava far ritorno a Luino, il luogo dove era nato, sulla  costa del Lago Maggiore, per rinnovare le emozioni, i ricordi, per incontrare gli amici, sempre meno col passare

Diceva che la sua vita cominciava a diventare troppo lunga, come quelle gallerie che sembrano non finire. A volte paragonava la sua esistenza a un viale alberato in fondo al quale, fra le brume, vedeva la casa dov'era nato.

Anch’io nel giorno del mio compleanno ritorno nel luogo natio, nella secolare dimora su una collina davanti al Mare Adriatico. L'edificio prospetta su un golfo, nella parte retrostante scruta le cime delle montagne.

E’ la casa avita. Ogni volta sembra accogliermi con un abbraccio affettuoso, consolatore.

Il bel portale d’ingresso immette nell'androne, che ha sul fondo un ornato cancello in ferro, dietro il quale c'è il giardino con una fontana ed alcune statue.

Nell'atrio, una porta interna immette nelle stanze al piano terra, nelle quali si può accedere anche da una porta sul fronte strada,  invece l'elecoidale scalone in marmo rosso conduce al piano superiore, dove ci sono altre stanze, alcune mostrano i segni del tempo che passa. Ogni camera ha un pavimento diverso per tonalità e con i disegni tipici delle ceramiche prodotte a Vietri sul Mare, gradite da mio nonno.

Nello studio-biblioteca lo scorrere del tempo sembra lieve, come il velo di polvere che si posa sugli specchi, sui mobili, sui libri che hanno conosciuto varie generazioni della mia famiglia.

Dietro la porta d’ingresso nella camera da letto dei miei genitori ci sono ancòra delle piccole incisioni quasi impercettibili. Vennero tracciate da mia madre per indicare periodicamente la mia crescita in altezza.

Nel salotto i segni del tempo sono sui bordi lisi delle vecchie poltrone in pelle, collocate davanti al decorato caminetto marmoreo.

Gli sbiaditi cuscini sul divano furono ricamati da una mia zia. Nei giorni d’estate si sedeva vicino la finestra che permette di vedere la baia, godere della brezza marina pomeridiana  e carpire la luce solare che le serviva per vedere meglio mentre con ago e filo seguiva il disegno sul tessuto incastrato nel telaio.



Quando ero adolescente alcune sere d’estate anziché andare a dormire mi sedevo sul davanzale della finestra nella mia stanza, pensavo a lei… , contemplavo le notti stellate, guardavo la rada inargentata dalla luce lunare e l'allontanarsi verso l'alto mare delle lampare

Nel silenzio della notte mi piaceva ascoltare i rintocchi delle due piccole campane che, con diverse tonalità, dal   campanile del duomo indicano lo scorrere del tempo nell’antico centro storico: con il battaglio una campana comunica l’ora, l’altra, col suono più lieve, la mezz’ora e il quarto d’ora.

Spesso rimanevo sveglio fino all'aurora per ammirare il sorgere del sole, che sembra alzarsi dal mare, e  per vedere le isole Tremiti.

Poi il giorno. Osservavo la gente sulla spiaggia, guardavo le barche da pesca con le vele colorate ed il volo dei gabbiani.

Reminiscenze..., pensieri che volano nel luogo dei ricordi, nel paesaggio dell’anima.

« Ultima modifica: Gennaio 18, 2024, 21:39:30 da Doxa »

Doxa

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Re:Domus avita
« Risposta #1 il: Giugno 05, 2019, 10:00:23 »
Ricordare per scrivere l’autobiografia.

Il sostantivo femminile “autobiografia” è una parola composta di origine greca. Scomponendo la stringa del nome nei suoi elementi costitutivi si ha:
“autos” (= stesso, di se stesso) + “bios” (=vita) + “graphé” (= descrizione…, tramite la scrittura): “vita di un individuo descritta da sé stesso).

Scrivere l’autobiografia significa sedersi davanti al foglio bianco, cartaceo o virtuale, mettere ordine ai propri ricordi, schematizzare gli argomenti e scriverli.

L’autobiografia è un procedimento di autoanalisi, coinvolge l’Io, la tecnica narrativa, la creatività. Permette di catalogare gli eventi più significativi della propria vita, diventa lo “strumento” che ci aiuta a capire quali sono i passaggi fondamentali del nostro processo di crescita personale, quale significato hanno gli eventi passati.

Inquadrare eventi, cose e persone: sono gli elementi base dello storytelling, dell’arte di raccontare, di strategia di comunicazione persuasiva. Elementi validi anche per descrivere eventi della propria vita, per trasformarla in oggetto narrativo, pensando al passato, alle esperienze positive e negative, alle situazioni e alle persone che ne hanno fatto parte.

Doxa

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Re:Domus avita
« Risposta #2 il: Giugno 05, 2019, 11:28:25 »
Parafrasando Cartesio mi vien da dire “Scribo, ergo sum, ma per scrivere ci vogliono tempo e qualcosa da raccontare, per esempio narrare un ricordo, frammento del proprio esistere.

Ricordare può diventare “gaudium et spes”, gioia e speranza oppure “tristitia et desperatiōnis”, tristezza e disperazione.

L'autobiografia ci consente di “osservarci da lontano”, di attraversare e sostare nei luoghi più importanti della nostra vita, ci costringe a sequenziare gli eventi, a ricomporre gli episodi, a non trasfigurare le esperienze, le affettività, le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo.
« Ultima modifica: Settembre 09, 2021, 07:53:22 da Doxa »

piccolofi

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Re:Domus avita
« Risposta #3 il: Giugno 15, 2019, 20:47:33 »
Che bellissima descrizione!  Induce come ad un respiro lungo e profondo e alla meravigliosa capacità di un certo passato di accompagnarci e consolarci per sempre.
Sembra che siamo noi a passare, mentre le cose e la " storia " attorno a noi paiono dover durare oltre la nostra vita, come pietre miliari più forti del tempo e dense di significato.

piccolofi

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Re:Domus avita
« Risposta #4 il: Settembre 03, 2021, 18:20:05 »
 Ciao Doxa.  Ho riletto oggi questo tuo scritto e, dopo averlo gustato con vero piacere una seconda volta, mi sono detta : " Per una volta aveva scritto lui, quel che sentiva, riflettendo la dolce consolazione che la casa dei suoi avi, quella che racchiude le memorie e il tempo, gli aveva fatto provare e ad ogni ritorno gli fa provare.
Per una volta non ha citato altri e fatto esercizio di erudizione! Peccato che non succeda quasi mai".  Beh, sotto hai poi fatto delle aggiunte secondo il tuo consueto stile di ricercatore di curiosità erudite o comunque agganci culturali all'argomento. Però ......... è stato un leggerti diverso.  :rose:

Doxa

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Re:Domus avita
« Risposta #5 il: Settembre 07, 2021, 21:18:03 »
Piccolo fiore,  attenta lettrice dei miei post, le tue critiche sono giuste. Ma ho poco da dire di me, perciò mi limito a condividere con voi ciò che reputo culturalmente interessante.  ;D

In questo periodo dalle tue annotazioni anche nei post altrui percepisco in te la delusione del "senso della vita".

Ma la vita "non ha senso", siamo noi con le nostre azioni che le diamo significato.

Regina d'Autunno crede nell'esistenza  di Dio e dell'Eden, ciò le basta per vivere sperando...

Io invece sono convinto che siamo soltanto di passaggio, poi il nulla.

Ma la mia è soltanto un'opinione non la "verità", perciò il mio nick è Doxa.

Sta arrivando l'autunno e i fiori nel mio giardino stanno appassendo. T'immagino come loro.

Anch'io sono "appassito" e col trascorrere del tempo spesso vengo coinvolto dal taedium vitae, però non rimango inerme, affranto, non penso al suicidio  :); alle 6 del mattino già sono nella palestra vicino casa. A quell'ora è frequentata da un fornaio che lascia il lavoro alle 5.30 e dopo gli esercizi ginnici se ne va a dormire;  invece altri, uomini e donne "mattinieri", si "palestrano" prima di andare a lavorare. E tra una chiacchiera e l'altra comincia la mia giornata "sociale".

Ti dedico questa riflessione, non so di chi sia, forse si addice anche a te.
 
Quando una donna è stanca, gira la clessidra e decide di riprendersi il suo tempo, dandosi del tempo.

Quando una donna è stanca e delusa, si accorge che la sua strada è vuota, che in quella percorsa non c’è nessuno, non c’è mai stato nessuno.

Quando una donna è stanca
,  non la vedi più con quella “armatura” che indossava ogni giorno: quella del sorriso, della spensieratezza, della felicità illusa, non la vedi più riempire i vuoti degli altri, senza mai riempire i suoi, non la vedi più vivere a cento all’ora senza accettare la  noiosa quotidianità, non si considera un trofeo da alzare e conquistare.

Quando una donna è stanca  e decide di guardare la realtà, se gli racconti una favola, diventa più stanca. I suoi giorni sono tutti uguali, noiosi, non cerca più un motivo bugiardo per svegliarsi la mattina. La vedi rassegnata senza più la voglia di trovare un'emozione.


Quando una donna  è stanca
, decide di girare la clessidra e il mondo lo lascia agli altri, senza più credere che ci possa essere altro. Mette da parte i  suoi sogni, il futuro e le speranze,  comunque  decide di difendere la sua dignità, di non farsi calpestare, di essere sé stessa, di amare ancora.

Silenziose, straziate dalla vita, molte donne  diventano come le foglie d’autunno, si staccano dal loro albero e  si fanno trascinare dal vento; quelle donne non hanno più la voglia di costruirsi un destino, perché hanno capito che il destino non possono truccarlo.

Si può essere donne senza essere mogli, si può essere donne rimanendo mamme, si può essere donne senza essere prede. Si può essere semplicemente donne, stanche, senza più nessuno da amare. Ma donne…

 
« Ultima modifica: Settembre 09, 2021, 08:52:32 da Doxa »

presenzadiritorno

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Re:Domus avita
« Risposta #6 il: Settembre 07, 2021, 21:40:53 »
Doxa, mi piace questa riflessione di cui non conosci l'autore, e mi piace perché descrive la malinconia di un commiato, e il ritorno di una donna a se stessa, il proprio rifugio.

ninag

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Re:Domus avita
« Risposta #7 il: Gennaio 13, 2024, 19:01:47 »
Interessante, ho letto tutto volentieri.