Autore Topic: L'odore del pane  (Letto 1758 volte)

angela dole

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L'odore del pane
« il: Maggio 14, 2019, 17:28:02 »
L’inserviente avanza… Puntuale, ogni giorno a mezzogiorno. Oggi sta portando un pentolone con la zuppa di cavolo, la puzza si espande in ogni angolo del corridoio.
Bussa a ogni cella, non dice mai buongiorno, versa la zuppa senza guardare e poi passa oltre.
L'odore di cavolo mi dà la nausea. Guardo il mio pezzo di pane come fosse un dono del cielo, lo mangio a piccoli bocconi, assaporandolo lentamente… anche oggi sarà il mio pasto.
Penso al pane che esce fragrante dai forni, arriva in tutte le case e anche in questo carcere miserabile, fatto di celle e finestrini da cui poter vedere il cielo. Qui esiste solo il dolore e un pezzo di pane che odora di libertà.

Doxa

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Re:L'odore del pane
« Risposta #1 il: Maggio 14, 2019, 22:00:42 »
Citazione
L’inserviente avanza… Puntuale, ogni giorno a mezzogiorno. Oggi sta portando un pentolone con la zuppa di cavolo, la puzza si espande in ogni angolo del corridoio.
Bussa a ogni cella, non dice mai buongiorno, versa la zuppa senza guardare e poi passa oltre.


Dici che il luogo è un carcere ma a me fa pensare anche ad un monastero o convento femminile di tipo claustrale.   

La giornata è piovosa e fredda, non facilita l’apertura delle finestre per facilitare l’’uscita del nauseabondo odore. Allora conviene volare con la fantasia ed immaginare la fragranza del pane che viene sfornato.  Quel forno era nei pressi della casa dei miei nonni paterni. Dal panificio si spandeva nell’aria  l’odore di legna bruciata insieme a quello acre della sansa di oliva,che il panettiere usava come combustibile.



Nella tarda mattinata  ci andavano le donne del vicinato per far cuocere il pane preparato da loro. Il fornaio disponeva le forme impastate una ad una su tavole di legno coperte con teli bianchi.

Una delle clienti era la mia nonna. Una volta la settimana lei preparava in casa il pane per la sua famiglia e lo mandava a cuocere dal fornaio. 

Farina, acqua, lievito e sale erano gli ingredienti che mescolava nella madia di legno per creare le pagnotte casarecce, che venivano conservate per alcuni giorni nello stipo senza perdere il sapore e la morbidezza. “Il pane di ieri è buono domani” diceva, ripetendo il noto proverbio.

La nonna copriva i suoi capelli con un foulard e cominciava ad impastare fino ad ottenere la massa, spessa e consistente. Poi la copriva con un telo e la lasciava fermentare tutta la notte.


Il giorno successivo aggiungeva altra farina ed acqua tiepida e continuava ad impastare, aiutandosi con i pugni chiusi, fino ad ottenere l’amalgama solido e compatto, poi ne staccava dei pezzi e li modellava con le mani nella forma rotonda.


Li metteva in fila su due tavole e col coltello li incideva nella parte superiore con il segno della croce. Tale incisione serviva per far cuocere meglio il pane ma anche come segno di riconoscimento, per distinguerle dalle altre pagnotte portate a cuocere da altre donne nella stessa infornata.

Per portare al forno i panetti da cuocere, mia nonna li metteva in piccoli cestini, che avevano all’interno   un tovagliolo di stoffa  per non far attaccare l’impasto.



Io ed i miei cugini che trascorrevamo le vacanze estive nella casa dei nonni al mare, portavamo  al forno i cestini col pane.  Ne prendevamo due ciascuno, sorreggendoli sotto le braccia, uno per parte.

Poi tornavamo a prendere le pagnotte cotte



Con i miei cugini tagliavamo a fette il pane  ancora caldo, le spargevamo con l'olio e  ci mettevamo pezzi di pomidoro. E per noi era una festa.



Ora rammento con nostalgia quei giorni d'estate e le rondini che si rincorrevano nel cielo sereno. Tutto passa. Rimangono i ricordi !



« Ultima modifica: Maggio 14, 2019, 22:02:30 da dottorstranamore »

piccolofi

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Re:L'odore del pane
« Risposta #2 il: Maggio 15, 2019, 00:31:28 »
 A me piace la chiusa : quel pezzo di pane " che odora di libertà ".
Già, la libertà della vita normale, coi suoi semplici riti quotidiani, con i suoi valori elementari, con quelle cose essenziali su cui si sgrana il vivere.
E così, a chi è nel chiuso di una prigione, di qualunque prigione si tratti, il profumo del pane dà la sensazione del profumo della libertà.

Quanto a Stranamore e ai flash di vita passata che ci riporta : che bei ricordi!
I ricordi da bambini sono ricordi incancellabili, che ci abitano per sempre e tornano nei momenti più impensati, con la loro dolcezza, ad addolcirci la vita e a farci sorridere di nostalgia.

angela dole

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Re:L'odore del pane
« Risposta #3 il: Maggio 15, 2019, 09:10:16 »
Citazione
L’inserviente avanza… Puntuale, ogni giorno a mezzogiorno. Oggi sta portando un pentolone con la zuppa di cavolo, la puzza si espande in ogni angolo del corridoio.
Bussa a ogni cella, non dice mai buongiorno, versa la zuppa senza guardare e poi passa oltre.


Dici che il luogo è un carcere ma a me fa pensare anche ad un monastero o convento femminile di tipo claustrale.   

La giornata è piovosa e fredda, non facilita l’apertura delle finestre per facilitare l’’uscita del nauseabondo odore. Allora conviene volare con la fantasia ed immaginare la fragranza del pane che viene sfornato.  Quel forno era nei pressi della casa dei miei nonni paterni. Dal panificio si spandeva nell’aria  l’odore di legna bruciata insieme a quello acre della sansa di oliva,che il panettiere usava come combustibile.



Nella tarda mattinata  ci andavano le donne del vicinato per far cuocere il pane preparato da loro. Il fornaio disponeva le forme impastate una ad una su tavole di legno coperte con teli bianchi.

Una delle clienti era la mia nonna. Una volta la settimana lei preparava in casa il pane per la sua famiglia e lo mandava a cuocere dal fornaio. 

Farina, acqua, lievito e sale erano gli ingredienti che mescolava nella madia di legno per creare le pagnotte casarecce, che venivano conservate per alcuni giorni nello stipo senza perdere il sapore e la morbidezza. “Il pane di ieri è buono domani” diceva, ripetendo il noto proverbio.

La nonna copriva i suoi capelli con un foulard e cominciava ad impastare fino ad ottenere la massa, spessa e consistente. Poi la copriva con un telo e la lasciava fermentare tutta la notte.


Il giorno successivo aggiungeva altra farina ed acqua tiepida e continuava ad impastare, aiutandosi con i pugni chiusi, fino ad ottenere l’amalgama solido e compatto, poi ne staccava dei pezzi e li modellava con le mani nella forma rotonda.


Li metteva in fila su due tavole e col coltello li incideva nella parte superiore con il segno della croce. Tale incisione serviva per far cuocere meglio il pane ma anche come segno di riconoscimento, per distinguerle dalle altre pagnotte portate a cuocere da altre donne nella stessa infornata.

Per portare al forno i panetti da cuocere, mia nonna li metteva in piccoli cestini, che avevano all’interno   un tovagliolo di stoffa  per non far attaccare l’impasto.



Io ed i miei cugini che trascorrevamo le vacanze estive nella casa dei nonni al mare, portavamo  al forno i cestini col pane.  Ne prendevamo due ciascuno, sorreggendoli sotto le braccia, uno per parte.

Poi tornavamo a prendere le pagnotte cotte



Con i miei cugini tagliavamo a fette il pane  ancora caldo, le spargevamo con l'olio e  ci mettevamo pezzi di pomidoro. E per noi era una festa.



Ora rammento con nostalgia quei giorni d'estate e le rondini che si rincorrevano nel cielo sereno. Tutto passa. Rimangono i ricordi !

Bellissimo il tuo commento e ricco e saporito come il pane, quello di una volta che nelle case povere si condiva con zucchero e un filo d'olio dopo averlo bagnato , era la merenda dei bambini di allora. Anche dalle mie parti ricordo la madia e il crisceto che era il lievito madre con cui le donne impastavano il pane aggiungendo farina , acqua e sale.
Mi fa piacere aver suscitato bei ricordi.
Tornando all'incipit perchè in realtà di quello si tratta , volevo cominciare a parlare di un carcere femminile, il racconto è ambientato negli anni ottanta, quindi un poco indietro nel tempo e ho pensato che il profumo del pane fosse essenziale per iniziare una storia così. Grazie e spero di rileggere presto le tue considerazioni sempre attente e meticolose.

angela dole

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Re:L'odore del pane
« Risposta #4 il: Maggio 15, 2019, 09:27:05 »
A me piace la chiusa : quel pezzo di pane " che odora di libertà ".
Già, la libertà della vita normale, coi suoi semplici riti quotidiani, con i suoi valori elementari, con quelle cose essenziali su cui si sgrana il vivere.
E così, a chi è nel chiuso di una prigione, di qualunque prigione si tratti, il profumo del pane dà la sensazione del profumo della libertà.

Quanto a Stranamore e ai flash di vita passata che ci riporta : che bei ricordi!
I ricordi da bambini sono ricordi incancellabili, che ci abitano per sempre e tornano nei momenti più impensati, con la loro dolcezza, ad addolcirci la vita e a farci sorridere di nostalgia.
A me piace la chiusa : quel pezzo di pane " che odora di libertà ".
Già, la libertà della vita normale, coi suoi semplici riti quotidiani, con i suoi valori elementari, con quelle cose essenziali su cui si sgrana il vivere.
E così, a chi è nel chiuso di una prigione, di qualunque prigione si tratti, il profumo del pane dà la sensazione del profumo della libertà.

Quanto a Stranamore e ai flash di vita passata che ci riporta : che bei ricordi!
I ricordi da bambini sono ricordi incancellabili, che ci abitano per sempre e tornano nei momenti più impensati, con la loro dolcezza, ad addolcirci la vita e a farci sorridere di nostalgia.

grazie piccolofi , il pane vuole rappresentare il simbolo dell'essenzialità delle cose semplici di cui si apprezza l'importanza quando ne veniamo privati.

nihil

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Re:L'odore del pane
« Risposta #5 il: Maggio 15, 2019, 16:35:18 »
brava Angela. Il pane è il simbolo dell'umanità, non a caso Gesù usò quello, mica cannoli siciliani. Il pane e il sale venivano offerti agli ospiti come grande onorificenza del loro arrivo, se ne parla già nell'Iliade. Mi ricordo di quando ero in collegio dalle suore  se nella spazzatura del refettorio suor Colomba trovava un pezzo di pane, alla prima che le capitava lo faceva mangiare, perchè gettare il pane è un sacrilegio. Accadeva anni fa, ora avrebbero trovata la suora in qualche fosso. Anche far mangiare il pane levato dalla spazzatura è un sacrilegio. Andò a finire che tutte uscivamo dalla mensa con il pane avanzato in tasca e lo buttavamo con comodo. Se posso aggiungere una cosa...come mai per strada non si sente più il profumo del pane?  ;D

angela dole

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Re:L'odore del pane
« Risposta #6 il: Maggio 15, 2019, 18:38:42 »
brava Angela. Il pane è il simbolo dell'umanità, non a caso Gesù usò quello, mica cannoli siciliani. Il pane e il sale venivano offerti agli ospiti come grande onorificenza del loro arrivo, se ne parla già nell'Iliade. Mi ricordo di quando ero in collegio dalle suore  se nella spazzatura del refettorio suor Colomba trovava un pezzo di pane, alla prima che le capitava lo faceva mangiare, perchè gettare il pane è un sacrilegio. Accadeva anni fa, ora avrebbero trovata la suora in qualche fosso. Anche far mangiare il pane levato dalla spazzatura è un sacrilegio. Andò a finire che tutte uscivamo dalla mensa con il pane avanzato in tasca e lo buttavamo con comodo. Se posso aggiungere una cosa...come mai per strada non si sente più il profumo del pane?  ;D
Il pane è il cibo primario dell'uomo, non per niente si usa l'espressione guadagnare il pane, per indicare il lavoro.
Oggi per strada cara nihil il profumo del pane genuino di una volta non c'è più. Le farine forse contengono grano importato da chissà dove, e spesso nascono fornai improvvisati, anche stranieri che non hanno mai fatto il pane in vita loro,ma intraprendono quell'attività per campare, e il pane dopo un giorno diventa duro e non è più buono. abow 

nihil

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Re:L'odore del pane
« Risposta #7 il: Maggio 16, 2019, 10:43:56 »
forse il pane lo fanno in periferia,




















 ;D ;D ;D

Platino

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Re:L'odore del pane
« Risposta #8 il: Maggio 16, 2019, 16:45:42 »
Citazione
L’inserviente avanza… Puntuale, ogni giorno a mezzogiorno. Oggi sta portando un pentolone con la zuppa di cavolo, la puzza si espande in ogni angolo del corridoio.
Bussa a ogni cella, non dice mai buongiorno, versa la zuppa senza guardare e poi passa oltre.


Dici che il luogo è un carcere ma a me fa pensare anche ad un monastero o convento femminile di tipo claustrale.   

La giornata è piovosa e fredda, non facilita l’apertura delle finestre per facilitare l’’uscita del nauseabondo odore. Allora conviene volare con la fantasia ed immaginare la fragranza del pane che viene sfornato.  Quel forno era nei pressi della casa dei miei nonni paterni. Dal panificio si spandeva nell’aria  l’odore di legna bruciata insieme a quello acre della sansa di oliva,che il panettiere usava come combustibile.



Nella tarda mattinata  ci andavano le donne del vicinato per far cuocere il pane preparato da loro. Il fornaio disponeva le forme impastate una ad una su tavole di legno coperte con teli bianchi.

Una delle clienti era la mia nonna. Una volta la settimana lei preparava in casa il pane per la sua famiglia e lo mandava a cuocere dal fornaio. 

Farina, acqua, lievito e sale erano gli ingredienti che mescolava nella madia di legno per creare le pagnotte casarecce, che venivano conservate per alcuni giorni nello stipo senza perdere il sapore e la morbidezza. “Il pane di ieri è buono domani” diceva, ripetendo il noto proverbio.

La nonna copriva i suoi capelli con un foulard e cominciava ad impastare fino ad ottenere la massa, spessa e consistente. Poi la copriva con un telo e la lasciava fermentare tutta la notte.


Il giorno successivo aggiungeva altra farina ed acqua tiepida e continuava ad impastare, aiutandosi con i pugni chiusi, fino ad ottenere l’amalgama solido e compatto, poi ne staccava dei pezzi e li modellava con le mani nella forma rotonda.


Li metteva in fila su due tavole e col coltello li incideva nella parte superiore con il segno della croce. Tale incisione serviva per far cuocere meglio il pane ma anche come segno di riconoscimento, per distinguerle dalle altre pagnotte portate a cuocere da altre donne nella stessa infornata.

Per portare al forno i panetti da cuocere, mia nonna li metteva in piccoli cestini, che avevano all’interno   un tovagliolo di stoffa  per non far attaccare l’impasto.



Io ed i miei cugini che trascorrevamo le vacanze estive nella casa dei nonni al mare, portavamo  al forno i cestini col pane.  Ne prendevamo due ciascuno, sorreggendoli sotto le braccia, uno per parte.

Poi tornavamo a prendere le pagnotte cotte



Con i miei cugini tagliavamo a fette il pane  ancora caldo, le spargevamo con l'olio e  ci mettevamo pezzi di pomidoro. E per noi era una festa.



Ora rammento con nostalgia quei giorni d'estate e le rondini che si rincorrevano nel cielo sereno. Tutto passa. Rimangono i ricordi !

Dott. Stranamore in questo post, sei fantastico, il pane del corpo e dell'anima...