Autore Topic: Commensalità  (Letto 425 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2734
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
Commensalità
« il: Novembre 24, 2018, 22:56:22 »
La commensalità (= persone che mangiano insieme) ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita sociale.

Come facilmente intuibile, commensalità deriva dal sostantivo “commensale” (dal latino medievale “commensalis”), parola composta da “cum” (= con) + “mensa” (= tavola), significa condividere la stessa tavola, mangiare alla stessa mensa.

 
 
In epoca romana nelle domus delle persone ricche c’era la stanza dove veniva servito il pasto principale della giornata: la coena.

Tale stanza era denominata “triclinium”, dal nome dei lettini a tre posti detti “triclinia”, o “lecti  tricliniares”,  disposti su tre lati “a ferro di cavallo”,  sui quali  i commensali stavano semi-sdraiati vicino ad un tavolo basso dove la servitù poggiava le vivande passando sul lato libero. Un letto poteva accogliere fino a tre commensali, che stavano sdraiati sul lato sinistro del corpo, col gomito appoggiato su un cuscino.

Gli ospiti erano annunciati da un “nomenclator”, che indicava loro il posto dove sedere sul triclinio.

Il letto centrale lectus medius era considerato il posto d’onore, mentre quello più importante era il letto di destra lectus summus a cui seguiva il letto di sinistra lectus imus.

I “ministratores”, servitori, portavano piatti e coppe su tavole coperte da tovaglie, dette “mappae”.
 
L’uso delle forchette era sconosciuto e le uniche posate presenti erano coltelli e cucchiai di vari tipi; venivano usati anche gli “stuzzicadenti”.

I patrizi erano soliti mangiare con le mani i pezzetti di carne precedentemente tagliata e messa sul piatto dai servi, oppure utilizzavano i cucchiai per servirsi da soli dai grandi piatti da portata posizionati sul tavolo centrale.


 
La stanza dedicata al triclinium nella casa del patrizio era un segno di agiatezza e distinzione sociale rispetto alla massa plebea.
La sala veniva decorata con mosaici o affreschi sulle pareti. Dioniso, Venere e nature morte erano raffigurazioni diffuse. comuni nelle decorazioni di questi locali. Le case dei patrizi avevano almeno due triclini:

il triclinius maius (era la sala da pranzo grande) usata per accogliere numerosi ospiti  ed effettuare spettacoli, musiche, canti,  danze o letture di poesie;

il triclinius minor, anche questo decorato con affreschi e mosaici,   veniva invece usato per gli ospiti di riguardo.


 
I Romani di solito mangiavano tre volte al giorno:

la  frugale colazione del mattino era detta “ientaculum”;

verso mezzogiorno c’era una breve sosta per il veloce  “prandium”, spesso consumato in piedi;

il pasto principale della giornata era la “coena”, che iniziava alle ore 16.00 circa.
Quando a cena c’erano ospiti, il mangiare insieme era detto “convivium”.



Dai pasti sacrificali in epoca romana deriva il termine “partecipare”, dal latino “pars capere”, che significa ricevere la propria parte di un pasto sacrificale.

Il sacrificio era un atto compiuto da una famiglia verso lari e penati  o da una comunità che si rivolgeva agli dei.

Il concetto di sacrificio implicava l’offerta di un alimento alla divinità per nutrirla simbolicamente. Al rito del “pasto divino” faceva seguito il pasto umano per l’eliminazione parziale o totale di quanto era  stato sacrificato.

I riti sacri erano compiuti per diverse motivazioni.

Il sacrificio era  un “canale di comunicazione” tra gli uomini e le divinità. Con l’offerta si mandava un messaggio agli dei,  ed essi “rispondevano” con segnali che i sacerdoti decriptavano tramite atti divinatori che facevano parte della pratica sacrificale.

La parte finale del sacrificio prevedeva il banchetto, il pasto come “atto sociale”, per consolidare l’unione interna al gruppo riunito per  celebrare l’atto religioso e quella del gruppo con la divinità stessa. I sacrifici dovevano essere compiuti secondo apposite norme.
 
Nelle religioni monoteiste affermatesi nel Mediterraneo, il pasto formale e le sue regole avevano acquisito un alto grado di ritualizzazione e significato simbolico (per esempio, il pranzo del sabato degli ebrei e la commemorazione dell’Ultima Cena fatta dai cristiani nell’eucaristia).