Autore Topic: basiliche cristiane circiformi del IV secolo  (Letto 7849 volte)

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basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« il: Settembre 05, 2018, 18:17:16 »
Nel IV secolo d. C. durante l’impero di Costantino I l’architettura fu caratterizzata da innovative concezioni tecniche, stilistiche e tipologiche: per esempio, la basilica cristiana a più navate, progettata e realizzata per la prima volta in quegli anni.

Una variante architettonica della basilica classica paleocristiana fu la basilica cimiteriale a tre navate con terminazione semicircolare, detta “a deambulatorio” (dal latino “deambulare” = camminare) o “circiforme”, cioé di forma rettangolare con semicerchio in uno dei lati corti, analogo alla planimetria del circus dove si disputavano le gare con le bighe e quadrighe.

A Roma, nella prima metà del IV secolo  furono costruite sei basiliche circiformi: le navate laterali anziché terminare nella parete di fondo proseguivano a semicerchio con corridoio dietro l’abside, perciò collegate. Queste chiese avevano la copertura con tetto a capriate. Venivano utilizzate dai cristiani per le sepolture, per i banchetti funebri (refrigerium), per le commemorazioni. 


pianta del Circo Massimo di Roma


pianta di basilica a tre navate con deambulatorio dietro l’abside

Il deambulatorio permette le processioni all’interno della chiesa: i fedeli dalla navata laterale destra possono girare dietro l’altare maggiore e proseguire verso la navata laterale sulla sinistra.

Il deambulatorio divenne un elemento tipico delle basiliche di pellegrinaggio  nei secoli XI e XII, come nel santuario di Santiago di Compostela. Il deambulatorio permette ai pellegrini di girare attorno all'altare maggiore, dove nel passato  venivano collocate le reliquie del santo, e di pregare nelle cappelle  collocate nel perimetro esterno dell'abside (cappelle radiali), senza disturbare le celebrazioni di culto che si svolgono sull'altare principale.

A Roma le sei basiliche circiformi furono:la basilica Apostolorum (poi titolata a San Sebastiano) in via Appia Antica; quella dedicata ai santi Pietro e Marcellino, sull'antica via Labicana (ora via Casilina); quella di Sant'Agnese, in via Nomentana;  quella di San Lorenzo fuori le mura, prospiciente il piazzale del Verano e adiacente la via Tiburtina; quella di Papa Marco, in via Ardeatina e quella anonima sulla Prenestina, nella cosiddetta “Villa dei Gordiani".

Le suddette chiese erano cimiteriali, costruite nei pressi di catacombe o necropoli, dove la tradizione accreditava la presenza delle spoglie di martiri per la fede cristiana,  perciò dette “martyria”.   

Gli studiosi ipotizzano che la prima delle sei basiliche circiformi fu quella dedicata a San Sebastiano. Non è citata nel Liber Pontificalis (= Libro dei Papi)  tra le basiliche fatte costruire da Costantino I. Tale libro, invece, nella parte riguardante papa Silvestro I, che pontificò dal 314 al 335, attribuisce all’imperatore Costantino I la costruzione di tre basiliche martiriali-cimiteriali nel suburbio di Roma, quella dei Ss. Marcellino e Pietro, quella di S. Lorenzo fuori le mura e quella di Sant’Agnese, delle quali ci sono resti ancora esistenti o riportati in luce da scavi archeologici.

Queste basiliche fungevano anche da cimiteri coperti per i fedeli che desideravano farsi seppellire vicino al santo oggetto di venerazione a cui la basilica era dedicata.

I cristiani credevano che dalle reliquie dei martiri o dei santi si sprigionasse uno spirito salvifico, coinvolgente i corpi  dei fedeli sepolti nei pressi, santificandoli e garantendo loro l'unione con Dio.

Numerosi esponenti del clero e delle famiglie aristocratiche convertiti al cristianesimo scelsero di farsi inumare presso la tomba di venerati santi, ed imponenti mausolei vennero affiancati alle basiliche circiformi.  Essi pagavano o facevano lasciti alla Chiesa per essere sepolti “ad sanctos”, vicini al santo. Pensavano che tra i martiri e i defunti si stabilisse una sorta di amicizia religiosa, un intimo rapporto inter pares, che qualifica i santi come patroni, intercessori e protettori: essere vicini a loro, essere rappresentati in loro compagnia, significa rompere la barriera tra cielo e terra e porre su un medesimo piano i defunti ordinari e i santi.

Questa dinamica cultuale e funeraria è evidente a Cimitile, un Comune che confina con Nola ed è distante circa 30 km. da Napoli.
Il complesso basilicale paleocristiano di Cimitile è costituito da vari edifici di culto. Nei pressi della tomba del confessore Felice, considerato santo, nel V secolo furono costruite quattro basiliche per lo più funerarie per assolvere la grande richiesta delle sepolture ad sanctos.  Vennero edificati anche un battistero, dei monasteri (in uno dei quali visse Paolino di Nola con la moglie Terasia), cortili, portici, un ospizio per i poveri, un acquedotto per le esigenze di coloro che si recavano in pellegrinaggio nel celebre santuario campano.
 
L’archeologo e docente Fabrizio Bisconti evidenzia che “le testimonianze letterarie ed epigrafiche illuminano un mondo cristiano lontano, primitivo, dove confluiscono i riti, i culti e, forse, le superstizioni delle culture e delle civiltà del Mediterraneo, ma ci parlano di un'evoluzione dei gesti e degli atteggiamenti di un ‘popolo nuovo’, che ricarica semanticamente le abitudini funerarie del passato, trasformando le usanze in forme di un culto, che genera i fenomeni della intercessione, del culto, della devozione e che avvicina, rompendo ogni barriera, i defunti ordinari, i martiri, i santi, che diventano gli abitanti del mondo dell'attesa, della resurrezione che verrà”.

Nei prossimi post descriverò ognuna delle sei basiliche circiformi sopra indicate.

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #1 il: Settembre 06, 2018, 16:07:40 »
Roma, basilica  circiforme di San Sebastiano fuori le mura (Via Appia Antica)

Venne costruita tra il 317 ed il 320 per volere dell’imperatore Costantino I sopra l’area catacombale  dove la tradizione vuole che nel 258, durante le persecuzioni,  siano state provvisoriamente traslate  le reliquie degli apostoli Pietro e Paolo per nasconderle e  tutelarle, perciò la basilica fu inizialmente dedicata a questi due santi: “ecclesia apostolorum”. Nelle sottostanti catacombe ci sono centinaia di graffiti con invocazioni a Pietro e Paolo.
Successivamente le reliquie dei due apostoli  furono riportate nelle loro sedi originarie: in Vaticano quelle di Pietro e nella basilica di San Paolo fuori le mura quelle di Paolo.

In queste catacombe venne  sepolto anche il militare Sebastiano (Narbona 256 – Roma 304 circa ), martire per la sua fede cristiana al tempo dell’imperatore Diocleziano. Sebastiano era un ufficiale dell’esercito imperiale e fu il comandante della prestigiosa prima coorte pretoria, di stanza a Roma per la difesa dell'Imperatore. In questo contesto, forte del suo ruolo, poté sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale.
Dalla Depositio Martyrum, nel Cronografo del 354, un almanacco che conteneva, fra l’altro, liste di santi con le date del loro martirio, conosciamo il giorno della sua morte: il 20 gennaio, e il luogo della sua inumazione in catacumbas, cioè le catacombe lungo la via Appia,  sulle quali, nella prima metà del IV secolo, fu eretta la grande basilica cimiteriale.
Oltre alle catacombe dove fu sepolto, al martire Sebastiano fu titolata anche la soprastante chiesa a deambulatorio, dopo essere stata dedicata agli apostoli  Pietro e Paolo.

L'antica basilica era a tre navate, preceduta da un grande atrio quadrangolare, modello riscontrabile anche nelle altre simili  basiliche fatte erigere dall'imperatore Costantino I a Sant'Agnese sulla via Nomentana e a San Lorenzo sulla via Tiburtina.


“ecclesia apostolorum”, poi detta basilica di san Sebastiano (via Appia Antica)
 
La basilica a deambulatorio (mt 73,40 x 27,50) aveva al centro del lato esterno meridionale un mausoleo a pianta quadrangolare, con la fronte aperta a triforio verso la chiesa. Il mausoleo fu poi distrutto e sull’area al suo posto furono costruiti degli edifici funerari privati, le cosiddette “cappelle di famiglia”.

L’ipogeo di San Sebastiano fu il primo ad essere denominato con l’espressione greca  “kata kymbas” o latina “ad catacumbas”, per indicare “presso l’avvallamento” oppure “presso le cave”, che servivano per la raccolta della pozzolana, usata come materiale per l’edilizia. La pozzolana veniva anche scavata nelle gallerie ipogee, in seguito utilizzate per le sepolture a loculo, prima pagane e poi cristiane.
La parola “catacomba” fu poi usata per indicare i cimiteri sotterranei.

Nell’826 nel  fondato timore del saccheggio della città da parte dei Saraceni, le reliquie di alcuni martiri sepolti in queste catacombe, come San Sebastiano, furono trasferiti nella basilica di San Pietro, in Vaticano.

L’incursione saracena contro Roma avvenne nell’830. I pirati devastarono le basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura e numerosi paesi nell’agro romano, giungendo fino a Subiaco, dove vennero distrutti l’abitato e il monastero. Sedici anni dopo l'attacco saraceno fu ripetuto, con maggiore violenza: nella notte tra il 24 e il 25 agosto dell’846 i pirati saraceni arrivarono a Roma. Non riuscendo a penetrare all'interno delle mura difensive distrussero e depredarono i dintorni della città riuscendo a saccheggiare per la seconda volta le basiliche di San Pietro e San Paolo. In quell’incursione i Saraceni distrussero anche la chiesa dedicata alla “memoria apostolorum” sull’Appia Antica. Questo luogo di culto fu poi riedificato per volere del papa Nicola I, che pontificò dall’858 all’867, e dedicò la nuova chiesa al martire Sebastiano, le cui spoglie furono deposte alla fine del III secolo nelle sottostanti catacombe, perciò alla chiesa fu dato  l’attributo “ad catacumbas”, mentre l'attributo “fuori le mura “ indica che questa chiesa è  all’esterno delle Mura aureliane,  per distinguerla dalla chiesa di San Sebastiano al Palatino.

Nel 1608 il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese fece ristrutturare la basilica e la cripta di San Sebastiano su progetto di Flaminio Ponzo.

 
facciata dell’attuale basilica, terminata nel 1612: è costituita da un portico a tre archi sorretti da colonne ioniche di granito, recuperate dai resti della basilica costantiniana del IV secolo. Nell’ordine superiore ci sono tre finestre ed il timpano.
Nel 1933 furono ricostruite le navate di epoca costantiniana.

Questa chiesa occupa la navata centrale della basilica del IV secolo, le antiche navate laterali sono ora adibite a spazio museale: nella navata di destra sono raccolti manufatti provenienti dalle catacombe sottostanti, ed è posta l'entrata al cimitero ipogeo; nella navata di sinistra ci sono una delle uscite della catacomba ed un museo epigrafico.


 
L'interno. La navata centrale termina con l'arco trionfale che immette nel presbiterio: questo, a pianta quadrata, è sormontato da una cupola.

Il soffitto ligneo  è intagliato: in esso sono raffigurati San Sebastiano e gli stemmi del cardinale Scipione Borghese e di papa Gregorio XVI.

Sul muro perimetrale sinistro della navata c’è l'altare con l'urna contenente i resti di San Sebastiano e la sua statua scolpita dal Giuseppe Giorgetti. Rappresenta il Santo in posizione sdraiata, trafitto dalle frecce del martirio.

Sul lato destro, in una nicchia, c’è  il celebre busto dedicato al “Salvator Mundi”, ultimo capolavoro di Gian Lorenzo Bernini; inoltre, c’è la cappella delle reliquie che conserva una “freccia del martirio di San Sebastiano, la colonna cui fu legato e la pietra dell'episodio del Quo Vadis?", che reca impresse le impronte dei piedi del Cristo quando apparve a San Pietro che fuggiva da Roma per evitare il martirio. (Purtroppo in Vaticano non si vergognano di  tutelare false reliquie perché ci sono molte persone che hanno bisogno di crederle vere e lasciare offerte in denaro. E’ la “religiosità popolare”: finché esisterà sopravviverà il cristianesimo).




« Ultima modifica: Settembre 06, 2018, 16:18:15 da dottorstranamore »

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #2 il: Settembre 09, 2018, 15:19:11 »
Roma, basilica circiforme di sant’Agnese fuori le mura


 in basso a sinistra i resti del IV secolo della basilica circiforme; sulla destra, adiacente il muro perimetrale esterno dell'ex chiesa, c’è il mausoleo di Costantina; in alto a destra l’attuale basilica di Sant’Agnese, costruita sopra una catacomba.

Questa basilica cimiteriale a deambulatorio fu fatta costruire  tra il 340 e il 345 da Costantina, figlia dell’imperatore Costantino I. La volle vicina la catacomba sulla via Nomentana in cui nel III secolo fu inumata la giovane martire Agnese, della quale Costantina era una fervente devota.

Nella parte iniziale di un acrostico in lingua latina, attribuito a papa Damaso I c'è scritto: “Io Costantina, venerando Dio e consacrata a Cristo, / avendo devotamente provveduto a tutte le spese, / con considerevole ispirazione divina e l'aiuto di Cristo, / ho dedicato il tempio alla vittoriosa vergine Agnese [...]”.

All’esterno del muro perimetrale della chiesa fece anche costruire il mausoleo per custodire il suo corpo dopo la sua morte.


pianta della basilica a deambulatorio di Sant’Agnese fuori le mura; sulla sinistra, adiacente la basilica, c’è  il tondo mausoleo di Costantina, pure nota come “Constantia” e “Constantiana".


veduta del mausoleo a pianta circolare e dei resti della basilica circiforme

Nata nel 318 circa e  nel 335, all’età di 17 anni, il padre, l’imperatore Costantino I, per motivi dinastici la fece sposare  a Costantinopoli con il cugino Annibaliano, re del Ponto, ma circa due anni dopo rimase vedova perché Annibaliano morì nell’eccidio che seguì la morte di Costantino I, avvenuta a Nicomedia il 22 maggio del 337. La strage avvenne per motivi dinastici. Fu voluta ed eseguita dall’esercito, non ostacolato dai tre figli ed eredi del defunto imperatore: Costante I, Costantino II e Costanzo II, che  rimasero vivi insieme a pochi altri.

Dopo la morte del marito,  Costantina si trasferì a Roma e vi rimase dal 337 al 351, anno in cui per motivi dinastici dovette  risposarsi. Fu scelto Costanzo Gallo, della dinastia costantiniana, ma più giovane di lei.  Si sposarono il 15 marzo del 351. 
Gallo fu cesare d’Oriente dal 351 e tre volte console dal 352 al 354, anno della sua morte, voluta dall’imperatore Costanzo II, suo cugino e cognato, che ne ordinò l’arresto e l’esecuzione.

Lo storico Ammiano Marcellino (330 circa – 397 circa)  narra che Costantina dopo il matrimonio con  Gallo partì con il marito per Antiochia, dove ebbe una figlia. Quando gli eccessi compiuti da Gallo nel governo delle provincie orientali indussero l’imperatore Costanzo II a richiamarlo in Occidente per punirlo, Costantina precedette nel viaggio il marito per intercedere in suo favore presso il fratello, ma, giunta nel villaggio di Coenos Gallicanos, in Bitinia, morì nel 354.

Ammiano racconta che il corpo di Costantina fu trasportato a Roma 6 anni dopo, nel 360, e sepolto in un sarcofago di porfido rosso,  ornato con  raffigurazioni di eroti tra racemi di acanto, custodito nel mausoleo da lei voluto a Roma in via Nomentana.


Il 5 gennaio 1606 dal mausoleo il sarcofago fu trasferito nella basilica vaticana per riporvi le reliquie dei santi Simone Giuda, poi venne spostato nel Museo Pio Clementino, nei Musei Vaticani.

La basilica circiforme fu abbandonata nel VII secolo a causa del degrado. Papa Onorio I fece costruire l’attuale basilica, più volte ristrutturata,  sul luogo di sepoltura della martire Agnese.

Il mausoleo di Costantina ospitò anche le spoglie della sorella Elena, lo stesso nome della nonna e madre dell’imperatore Costantino I. Successivamente fu utilizzato come battistero della prospiciente nuova basilica di Sant’Agnese fuori le mura. All'esterno del battistero fu realizzato un nartece, costituito da un piccolo atrio con absidi sui due lati, che precede la chiesa.  All'interno si notano ancora i basamenti di un fonte battesimale.

Nel XIII secolo per volere del pontefice Alessandro IV il battistero fu modificato in chiesa, dedicata santa Costanza e alle sante Attica e Artemisia.

L’interno del mausoleo è a pianta centrale, con deambulatorio anulare. La volta poggia su 12 coppie di colonne binate disposte ad anello.

Nell’ampio tamburo che sorregge la cupola emisferica ci sono 12 finestre. Le pareti del tamburo erano decorate ad opus sectile, con tarsie di marmi. Di tali opere rimangono alcune testimonianze in disegni del XVI secolo.

I mosaici della volta e dell’ambulacro anulare sono del IV secolo. La decorazione musiva era integrata con quella a “incrustationes” marmoree, che si estendeva a tutto il corpo cilindrico centrale interno, dalle arcate sulle colonne all’attacco della cupola. I rivestimenti marmorei erano su più registri.

 esterno
 

 

in questo mausoleo-chiesa mi sono sposato anch’io tanti anni fa, ma la foto non riguarda il mio matrimonio.


« Ultima modifica: Settembre 09, 2018, 18:26:10 da dottorstranamore »

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #3 il: Settembre 11, 2018, 10:21:26 »
Roma, basilica circiforme dedicata ai santi Marcellino e Pietro, in via Casilina

Il complesso monumentale formato dalle catacombe dedicate ai martiri Marcellino e Pietro, con la soprastante basilica circiforme titolata a questi due santi ed il mausoleo di sant’ Elena, costituisce un’interessante espressione dell’arte tardo imperiale e paleocristiana.
 

 
Quest’area al terzo miglio dell'antica via Labicana, poi denominata via Casilina, nel IV secolo era parte del praedium imperiale denominato “Ad Duas Lauros” ( = ai due lauri).

Le catacombe, dedicate ai martiri Marcellino e Pietro, scavate dal primo al quinto secolo d. C., si estendono su due piani ed occupano la superficie di 18.000 m²  fino alla profondità di 16 metri. In  quest’area cimiteriale c’era anche il sepolcreto per gli “equites singulares augusti”,  guardia imperiale a cavallo per  scorta e protezione dell’imperatore, con mansioni simili  a quelle dei corazzieri in servizio come guardia d’onore del presidente della Repubblica Italiana.
Il reparto degli equites singulares augusti fu istituito al tempo della dinastia Flavia, forse da Domiziano. L’imperatore Costantino I dopo la cosiddetta “battaglia di Ponte Milvio” (avvenuta invece in località Saxa Rubra) sciolse quel reparto perché si era schierato con le truppe comandate da  Massenzio. 

In questa necropoli pagana fu inserito il cimitero cristiano. Nell’ipogeo ci sono affreschi parietali nei cubicola e negli arcosoli. Raffigurano miracoli e storie vetero e neotestamentarie, come nel cubicolo “dei due ingressi” o “della matrona orante”. Le testimonianze epigrafiche ci conservano i nomi di uomini e donne, ricchi artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, operai, servi, in parte provenienti dalla popolosa “Subura”, dalla zona del colle Esquilino e dal “macellum liviae”, che era nei pressi dell’attuale basilica di Santa Maria Maggiore.

Qui furono sepolti anche i martiri Marcellino e Pietro, uccisi nel 304 durante le persecuzioni contro i cristiani dal 303 al 311.




basilica circiforme. A Roma l’imperatore Costantino I ed i suoi familiari (la madre Elena, la figlia Costantina) favorirono l’edilizia ecclesiastica cristiana. Nel 325 nell’area della catacomba dedicata ai martiri Marcellino e Pietro (da non confondere con l’apostolo Pietro) il “princeps et dominus” Costantino I fece costruire la basilica cimiteriale circiforme, con navate scandite da pilastri.


 
Questa chiesa fu in seguito dissestata dallo scavo di gallerie nelle catacombe sottostanti. Benedetto IV, che pontificò dall’855 all’858, la fece  restaurare ma poi fu abbandonata. Sono rimaste solo le fondazioni, ricoperte con la terra per tutelarle.

Sulla facciata orientale di questa basilica a deambulatorio, adiacente al nartece, fu costruito dal 326 un mausoleo, in parte ancora visibile: il “Mausoleo di Elena”. 


Il Mausoleo ricostruito in 3D

Mausoleo. Fu edificato come monumento funebre dinastico,  forse originariamente destinato per la sepoltura dell’imperatore Costantino I, poi utilizzato come sepolcro per la madre, Flavia Iulia Helena Augusta, deceduta all’età di circa 80 anni, nel 329 ma inumata in questo mausoleo nel 330.
Si ignora il luogo della morte di questa donna.  Lo scrittore e vescovo Eusebio di Cesarea, consigliere e biografo dell’imperatore Costantino I,  narra che la salma fu inviata a Roma con tutti gli onori  e riposta nel sarcofago di porfido rosso collocato nel mausoleo.


resti del mausoleo di Elena. Era a pianta circolare, costituito da due cilindri sovrapposti, di cui il superiore di diametro inferiore, con una copertura a cupola. Il cilindro inferiore aveva  il diametro esterno di 27,74 metri, quello interno  di 20,18 metri. L’altezza totale era in origine di 25,42 metri, mentre oggi e di circa 18 metri.

L’esterno del mausoleo era ricoperto con intonaco. Una fascia in lastre di travertino proteggeva la struttura nella parte bassa. La calotta era rivestita di “opus signinum” (impasto di malta e calce con piccoli frammenti di terracotta).

L’interno della cupola era decorato con mosaico. Le tessere erano in pasta di vetro.

Internamente il cilindro inferiore ha una forma ottagonale.  Sopra l’appoggio interno della volta, erano inserite verticalmente due file di olle, oggi ben visibili a causa del crollo  della copertura. Servivano per alleggerire il peso della massa muraria sulla struttura portante. Dalle olle, poi dette “pignatte”, e la trasformazione nell’VIII secolo del mausoleo in fortilizio difensivo secolo, derivò nel XVI secolo il toponimo “Tor Pignattara”, nome del quartiere di Roma che comprende questo complesso monumentale.

Benché trasformato e parzialmente in rovina, il monumento continuò ad ospitare la tomba di Elena fino all'XI secolo, quando il sarcofago fu trasportato nella basilica di San Giovanni al Laterano e successivamente nei Musei Vaticani.

Il sarcofago. Le dimensioni: 242 cm di altezza, 268 cm di lunghezza e 184 cm di larghezza. La decorazione a medio ed altorilievo  evidenzia che il sarcofago era destinato ad un  condottiero  e non ad una imperatrice, com'era Elena, la madre dell'imperatore Costantino I. Infatti  i rilievi mostrano scene di battaglia: soldati romani a cavallo nell’atto di caricare e imprigionare barbari. Per questo motivo si crede che inizialmente fosse destinato a Costanzo Cloro, consorte di Elena e padre di Costantino, o a Costantino stesso.
 
Il sarcofago di porfido egizio rosso è conservato dal 1778 nei Musei Vaticani (Museo Pio Clementino). 
 

sarcofago di Elena


 
La parte centrale è occupata da cavalieri romani, tre su ciascun lato lungo e due su ciascuno corto, vestiti con la tunica corta, l'elmo e armati di lancia e talvolta anche di scudo. Essi sono raffigurati nell'atto di caricare barbari in fuga o di trasportarli come prigionieri.
 
Nel secoli successivi il mausoleo subì la spoliazione di pietre e marmi per riutilizzarli in altri edifici. Inoltre negli anni i  fenomeni atmosferici  fecero altri danni.


resti del mausoleo negli anni '30 dello scorso secolo

Nel 1632 il Capitolo Lateranense, cui il  monumento apparteneva dal 1217, per sopperire alle necessità spirituali degli abitanti della zona decise la costruzione della piccola chiesa dedicata ai martiri Marcellino e Pietro nel vano interno del mausoleo. All’esterno fu costruita una piccola canonica.

Nel 1769 il cardinale Nerio Corsini fece ampliare la chiesetta e la fece collegare alle catacombe tramite una scala.


Mausoleo di Elena in un'acquaforte del Piranesi realizzata nel 1756. All’interno del mausoleo si vede la chiesetta che era stata costruita.

Per quanto riguarda il corpo di Elena  c’è da dire che questo non rimase a lungo nel mausoleo.

Le reliquie di Elena hanno avuto una storia a parte rispetto al sarcofago. Due anni dopo, nel 332, il  suo corpo fu fatto trasferire dal figlio Costantino I a Costantinopoli e collocato nel mausoleo che l'imperatore aveva fatto predisporre per sé. Da questo momento le notizie discordano. 

Si dice che nell'840 il presbitero Teogisio trasferì le reliquie di Elena in Francia, nella chiesa abbaziale  di Saint-Pierre d'Hautvillers (Arcidiocesi di Reims);  durante la Rivoluzione francese vennero nascoste e poi consegnate ai Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro. Attualmente sono a Parigi nella Cappella della Confraternita di Santa Croce nella chiesa di Saint-Leu-Saint Gilles.

Un’altra "diceria" vuole le  reliquie trasferite a Roma  nel 1140 da papa Innocenzo II e collocate nella basilica di Santa Maria in Aracoeli, dove c’è  un tempietto dedicato a Sant’Elena e sotto altare sono custodite le sue presunte reliquie. Il reliquiario è uno scrigno di legno di sandalo decorato con pietre preziose, figure di animali e foglie d’oro. E’ di fattura palermitana, stile siculo-normanno, del XII secolo.


reliquiario di Sant’Elena, secolo XII. Santa Maria in Aracoeli.

Una tradizione vuole le reliquie di Elena a Venezia, in una Cappella a lei dedicata nel sestiere di Castello. La prima cappella dedicata a Sant'Elena imperatrice, fu edificata nel 1028 ed affidata agli Agostiniani i quali vi costruirono accanto anche un convento. Nel 1211 giunse a Venezia da Costantinopoli il corpo dell'Imperatrice, Madre di Costantino il grande, tramite il monaco agostiniano Aicardo. In seguito gli Agostiniani inglobarono la cappella in una chiesa più grande.
Sotto la dominazione napoleonica, nel 1810, la chiesa venne sconsacrata. L'urna di Sant'Elena fu trasportata nella basilica di San Pietro.
 
Il presunto cranio di Elena è in Germania, fu donato nel 1356 dall’imperatore Carlo IV al duomo di Treviri. In questa città Costantino e sua madre trascorsero una parte della loro vita.

 
Attuale basilica dedicata ai santi Marcellino e Pietro, costruita nel 1922 a Roma vicino al mausoleo.
« Ultima modifica: Settembre 11, 2018, 10:34:29 da dottorstranamore »

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #4 il: Settembre 23, 2018, 09:44:58 »
Roma, basilica circiforme di San Lorenzo fuori le mura
Piazzale del Verano (Via Tiburtina)

A Roma, la “basilica di San Lorenzo fuori le mura” è  più conosciuta come San Lorenzo al Verano.  Il toponimo “Verano”  deriva  da "Ager Veranus", il fundus  della gens senatoria dei Verani: questa proprietà terriera si estendeva lungo la strada consolare Tiburtina Valeria ed era fiancheggiata nel tratto iniziale, come altre strade consolari, da mausolei e tombe.

Nell’area c’era il complesso catacombale della matrona romana Ciriaca, collegato tramite diverticoli alle catacombe di Novaziano e di Sant’Ippolito.

Nelle catacombe di Ciriaca fu sepolto nel III secolo il martire spagnolo Lorenzo, ucciso a Roma durante le persecuzioni anticristiane volute dall’imperatore Valeriano. Un suo editto del 257 condannava all’esilio ed alla confisca di tutti i beni coloro che non avessero venerato le divinità pagane romane, minacciando anche la morte.  L’anno successivo questo imperatore  con un rescritto decise di colpire la più alta gerarchia della Chiesa, decimando vescovi, presbiteri e diaconi e confiscando i loro beni e quelli della comunità cristiana.

Nel 258 era papa Sisto II:  pontificò  soltanto un anno dal 30 agosto del 257 al 6 agosto del 258, data della sua uccisione insieme ad altri diaconi. Questa notizia arrivò al vescovo di Cartagine, Thascius Caecilius Cyprianus,  e la diffuse. In una sua lettera scrisse:

“Vi comunico che Sisto II  ha subito il martirio con quattro diaconi il 6 agosto, mentre si trovava nella zona del cimitero. Le autorità di Roma hanno come norma che quanti vengono denunciati quali cristiani, debbano essere giustiziati e subire la confisca dei beni a beneficio dell’erario imperiale”.

Circa un mese dopo, il 14 settembre del 258, a Cartagine fu ucciso anche Cipriano.

Invece l’arcidiacono Lorenzo, amministratore economico della comunità cristiana a Roma, che fra l’altro provvedeva anche al sostentamento dei poveri e delle vedove, fu ucciso il 10 agosto del 258. Alla richiesta di consegnare tutto alle casse dell’erario imperiale e di sacrificare agli dei,  si affrettò a distribuire tutti gli averi ai suoi assistiti riconfermando la sua fede il Cristo. Forse fu decapitato, ma la leggenda narrata nella “Passio Polychronii” redatta nel VI secolo, vuole Lorenzo disteso sopra una graticola di ferro e fatto bruciare sulle braci ardenti.

La falsa reliquia della graticola è custodita a Roma nella basilica di S. Lorenzo in Lucina, invece nel presunto luogo dove Lorenzo fu martirizzato  fu costruita la chiesa di S. Lorenzo in Panisperna.

L’arcidiacono Lorenzo dopo la sua morte fu venerato dalla pietà popolare, e l’imperatore Costantino I per onorarlo degnamente nel 330 gli dedicò una chiesa nell’area delle catacombe di Ciriaca (in praedio Cyriacae viduae in agro Verano). Questo imperatore  fece costruire una basilica cimiteriale circiforme,  “supra arenario cryptae”, alle pendici della collina del Verano, ma staccata dal sepolcro ipogeo. La basilica in laterizio, era a tre navate divise da archi su pilastri. La maggior parte della pavimentazione era occupata da lapidi sepolcrali: i fedeli fiduciosi nel potere del santo, per ottenere la salvezza prediligevano l'inumazione vicino alle sue reliquie, perciò anche le pareti vennero utilizzate per tombe a nicchia.


 basilica costantiniana circiforme di San Lorenzo fuori le mura. Non era collegata con un mausoleo ma circondata da piccoli monumenti funerari.

Col tempo la basilica a deambulatorio costantiniana subì dei danni, causati da frane dal vicino declivo e dalle infiltrazioni d’acqua, perciò nel 580 papa Pelagio II fece costruire un’altra chiesa a pianta quadrata a fianco di quella circiforme.

Per edificare la nuova chiesa sopra la tomba del martire Lorenzo venne sbancata parte della collina e alcune gallerie della catacomba sottostante, fino a raggiungere il livello del sepolcro laurenziano.  E per un periodo coesistettero la basilica maior costantiniana, e la "basilica minore", pelagiana, che aveva scale interne che permettevano di accedere alla sepoltura  del martire.

La Chiesa attuale risale a Papa Onorio III (1216-1227). Fu ampliata la basilica pelagiana abbattendo la vecchia abside, l'orientamento fu ribaltato e la vecchia basilica divenne il presbiterio rialzato della nuova chiesa, che presenta ancora oggi un pavimento più alto nella navata centrale.
I lavori furono terminati nel 1254 durante il pontificato di Innocenzo IV.  Con materiale di spoglio la navata centrale venne abbellita  con 22 colonne, diverse tra loro: marmo cipollino, granito grigio, rosso, bianco e nero.
Questa basilica fu decorata con affreschi che illustravano la vita di san Lorenzo e di santo Stefano, il primo martire cristiano, sepolto sotto l'altare maggiore insieme al santo titolare della chiesa.

Ci sono anche altre le tombe, per esempio quella dello statista Alcide De Gasperi, e di cinque papi, tre dei quali pontificarono nel V secolo: Zosimo (dal 18 marzo del 417 al 26 dicembre 418), Sisto III (dal 432 al 440), Ilario (dal 461 al 468); successivamente vi fu sepolto Damaso II (pontificò soltanto pochi giorni: dal 17 luglio al 9 agosto 1048), e il noto Pio IX, papa dal 1846 al 1878.


 facciata dell’attuale basilica, ricostruita dopo il bombardamento aereo subìto il 19 luglio del 1943.


 interno del portico

 Interno della basilica prima del bombardamento del 1943.

La morte del martire Lorenzo ispirò racconti, opere d’arte la diceria delle “stelle” cadenti nella notte del 10 agosto, “la notte di San Lorenzo”. La tradizione vuole che chi  ne vede una esprima un desiderio che si realizza, forse…

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #5 il: Settembre 24, 2018, 06:15:15 »
Roma, basilica circiforme nella Villa dei Gordiani
in via Prenestina.

Nel III sec. d. C. proprietaria della villa era la ricca famiglia senatoriale dei Gordiani, e tre furono gli imperatori romani appartenenti a questa gens: Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III. Erano padre, figlio e nipote e regnarono tra il 238 e il 244.

Nel mese di marzo dell’anno 238, ormai quasi ottantenne, il proconsole dell’Africa proconsolare  Marco Antonio Gordiano Semproniano Romano fu eletto imperatore (Gordiano I) dai latifondisti del Nord Africa, che si opponevano a Massimino il Trace.
Gordiano I associò al trono il figlio, che aveva il suo stesso nome e  venne chiamato Gordiano II. I due entrarono trionfalmente a Cartagine. Ma gli avvenimenti volsero in breve al peggio per i novelli imperatori: il governatore della provincia romana di Numidia, Capeliano, favorevole a Massimino il Trace, nel 238 li affrontò in battaglia. Gordiano II fu ucciso e l’anziano padre si tolse la vita. Il loro impero era durato appena 22 giorni.

I due augusti, Pupieno e Balbino, non ebbero sorte migliore,  furono uccisi dai pretoriani, ma prima riuscirono  a far nominare Cesare il giovane Marco Antonio Gordiano, la cui madre era figlia di Gordiano I. Appena il ragazzo rimase solo al comando, i soldati lo proclamarono imperatore col nome di Gordiano III.  Regnò per quasi sei anni,. Dovette fronteggiare l’insidiosa minaccia dei persiani, capeggiati dal loro re Shapur.  Ma il 25 febbraio del 244 a Zaitha, nei pressi del fiume Eufrate, Gordiano III morì.  Non aveva ancora 20 anni. Al Senato fu riferito che l’imperatore era morto per cause naturali, ma forse era stato assassinato su mandato del capo dei pretoriani  Marcus Iulius Philippus Augustus, meglio noto come Filippo l’Arabo, che poi fu nominato imperatore al posto di Gordiano III. 
 
Successivamente la villa dei Gordiani in via Prenestina fu acquisita nel demanio imperiale e nella prima metà del IV secolo all’interno del parco venne costruita  la basilica cimiteriale circiforme con  l’adiacente mausoleo in un’area sopra le catacombe, ma non si sa a quale santo era dedicato questo complesso monumentale. Non è citato nel Liber pontificalis  e gli scavi archeologici non hanno evidenziato indizi della dedica.
I bolli impressi sui mattoni della costruzione e le caratteristiche della muratura fanno datare il monumento all’età costantiniana.
La basilica a deambulatorio era lunga 66 metri e larga 28,20, suddivisa in tre navate da pilastri in muratura.  Durante scavi archeologici eseguiti nel 1984 nell’area della basilica furono rinvenute sepolture a fossa di epoca altomedievale.


 in primo piano resti delle fondamenta della basilica circiforme, sullo sfondo, l’adiacente mausoleo.


 

 
Il mausoleo ha due piani:
quello inferiore, semisotterraneo, è un ambiente coperto da volta a botte retta da un pilastro centrale. Nelle pareti  c’erano nicchie semicircolari e rettangolari che ospitavano i sarcofagi.
Il piano superiore  era riservato ai riti in onore dei defunti.
 
La cupola poggia su un anello in cui  ci sono finestre rotonde.

 
Quasi completamente perduta la decorazione interna con fregi dipinti ed un medaglione centrale con Giove in trono con il fulmine e l’aquila; inoltre, c’erano riquadri con vari soggetti, per lo più marini.

Nel  “Parco archeologico di Villa Gordiani”, diviso in due settori  separati dalla via Prenestina,  ci sono anche altri reperti, databili dal II al IV secolo, come il colombario, le cisterne e l’aula ottagonale che aveva la funzione di ingresso monumentale alla villa.

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Re:basiliche cristiane circiformi del IV secolo
« Risposta #6 il: Settembre 26, 2018, 04:42:19 »
Roma, basilica circiforme di San Marco
in via Ardeatina. 

Nel Liber pontificalis c’è scritto che questa basilica a deambulatorio fu voluta  nel 336 dal pontefice Marco in “cymiterio Balbinae via Ardiatina” e costruita sopra un piccolo cimitero pagano ipogeo con il contributo  finanziario dell’imperatore Costantino I.
 
La catacomba di Balbina è  tra la via Appia antica e la via Ardeatina. E’ una delle aree funerarie del complesso callistiano, compreso tra la via Appia antica, la via Ardeatina ed il vicolo delle Sette Chiese, in cui ci sono le catacombe di San Callisto (con tutte le sue diverse aree funerarie), le catacombe di Santa Sotere, la catacomba di Balbina, unita alle catacombe dei Santi Marco e Marcelliano.

Il “complesso callistiano” occupa la superficie di circa 30 ettari, di cui 15 a catacombe, anche con  quattro gallerie sovrapposte. E’ il più importante polo funerario della comunità cristiana nell’Urbe. Ci sono zone cimiteriali sopra terra con annessi ipogei, in origine indipendenti tra loro, poi collegati, fino a formare un’unica e grande rete catacombale.

La basilica circiforme di San Marco fu rinvenuta casualmente mentre si stava procedendo ai lavori agricoli. Nell’estate del 1991, in un terreno coltivato dai Padri Salesiani, il laico salesiano Tarcisio Gazzola notò nel campo la crescita differenziata dell’erba medica  con andamento curvilineo,  con rarefazione delle piante e minor crescita in altezza dove le radici avevano incontrato le strutture sottostanti.
Fu informato l' ufficio della pontificia commissione d' archeologia che inviò dei tecnici per un sopralluogo. I sondaggi effettuati permisero di scoprire alla profondità di oltre un metro le tracce  murarie della basilica circiforme del quarto secolo. Fu un’eccezionale scoperta perché l’edificio era sconosciuto.

Sia la “Depositio episcoporum”, l’elenco dei vescovi di Roma, contenuto nel cronografo del 354 (un calendario illustrato di quell’anno, realizzato dal calligrafo Furio Dionisio Filocalo per l’aristocratico romano di fede cristiana di nome Valentino)  sia l’Index coemeteriorum vetus,  del VII secolo (una specie di catalogo che elenca i maggiori cimiteri e catacombe romane) , citano il  “cymiterium Balbinae ad sanctum Marcum”. Tale indicazione informa del doppio nome del cimitero: il primo fa riferimento alla proprietaria del terreno (Balbina) in cui fu scavata la catacomba; il secondo fa riferimento ad uno dei due martiri lì sepolti: Marco e Marcelliano, vicino ai quali fu sepolto papa Marco per sua scelta, come riferisce il Liber Pontificalis.
 
La leggenda narra che Marcus e Marcellianus erano due fratelli gemelli, martirizzati a Roma durante l’impero di Diocleziano. Nel 1969 i loro nomi furono esclusi dal calendario dei santi per mancanza di reali dati biografici.

Dagli scavi  effettuati dall’equipe di archeologia cristiana diretta dal prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai in collaborazione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha riportato alla luce i resti della basilica cimiteriale circiforme fatta edificare dal pontefice Marco.

All’esterno della basilica circiforme marciana erano addossati sul lato sinistro cinque mausolei rettangolari dotati di abside e comunicanti con la chiesa. I cinque mausolei erano dotati di decine di tombe pavimentali, nei quali, come di norma, dovevano essere sepolti i membri delle famiglie aristocratiche di Roma, spesso da poco convertitesi al cristianesimo. Cappelle funerarie lussuose, decorate all'interno con marmi e pitture, talvolta allocati sarcofagi istoriati. In alcuni di questi mausolei sono state rinvenute sotto il pavimento le tombe "a pozzetto", comuni nelle chiese funerarie dell'epoca, cioè sepolcri a uno o più piani, dotati all'estremità di un'apertura quadrata, una sorta di "tombino" funzionale all'immissione progressiva dei cadaveri. Iscrizioni e materiali ceramici e numismatici, recuperati negli scavi, evidenziano che i mausolei furono edificati nella seconda metà del IV secolo, all'epoca in cui l'attigua basilica funzionava a pieno regime.

Anche sotto i piani pavimentali della basilica marciana (dal nome “Marco”) all’Ardeatina furono allocate circa 1.600 tombe.


All’interno della chiesa, al centro dell’abside-esedra,  c’è una piccola camera lunga metri 2,70, larga metri 1,40 e profonda circa 3 metri, coperta con volta a botte, che ospitava un sarcofago di marmo liscio, chiuso con coperchio a doppio spiovente, rinvenuto spezzato e ributtato all'interno del sarcofago privo di scheletro. La sequenza stratigrafica ha evidenziato che la violazione avvenne nel Medioevo  Forse conteneva il corpo di papa Marco ?  Secondo alcune fonti i suoi resti furono traslati tra la fine dell'XI e la metà del XII secolo, nella chiesa intra muros che questo pontefice  fece edificare nel 336 a Roma nel Campo Marzio: l'attuale basilica di San Marco al Campidoglio (piazza Venezia), nota come chiesa di San Marco, ricostruita e ristrutturata più volte.

the end