Completamente d'accordo, Stranamore, sulle considerazioni che fai o citi relative alla poesia.
La poesia è una necessità, dei singoli che la sentono e della vita : una vita solo arida, materiale e concreta manca d'aria alla lunga.
Nei nostri tempi il pensiero, i libri, la poesia, sono merce per pochi. O forse è sempre stato così?
Credo di no, in altri tempi il sentire e l'intelletto avevano più diritto di cittadinanza, non erano sviliti e soppiantati dall'esasperante banalità delle sole parole verbali e delle sole cose materiali e goderecce.
Si legge poco, i libri non vengono acquistati se non eccezionalmente, e questo fa parte dello status culturale di una società che io vedo molto in regresso.
Però.. c'è anche una parziale giustificazione, e consiste nel fatto che gli scrittori validi faticano ad affermarsi e ad esistere alla visibilità dei più a causa di quelle che mi appaiono come le mafie nel settore. Se ci si pensa, i vari premi letterari sono attribuiti da consorterie di cui in qualche modo occorre far parte,o di cui si deve avere il gradimento, e perciò può avvenire che non si affermino all'attenzione gli scrittori migliori o con più potenziale, ma solo quelli pre-selezionati da queste consorterie che sono le giurie dei vari premi.
La gente acquista i libri che hanno avuto una risonanza mediatica, ma non è detto che questi libri siano all'altezza delle legittime aspettative di un lettore.
Mi è capitato di sfogliare incipit o pagine di libri premiati o valorizzati da un battage pubblicitario, e.. di rimanere assolutamente delusa.
Io, col mio giudizio, li ho scartati, trovandoli mediocri.
Il vero poeta, o il vero scrittore, ha una capacità di presa che tiene avvinto il lettore, che lo trasporta nel proprio mondo, che gli fa provare emozioni, sensazioni di bellezza e anche di gioia, comunque appagamento.
Non ne nascono tanti, ma soprattutto può accadere che i veri talenti restino nell'ombra in quanto non co-optati dalle consorterie degli scrittori già affermati, che vanno per la maggiore e che, costituiti in giurie, decretano il successo o meno degli altri e magari per ragioni non sempre limpide.
Forse mi sbaglio, o forse no. Comunque è quello che penso.
Anni fa mi era capitato fra le mani un vecchio libro scovato in solaio dei tempi dei miei : bellissimo, ma di autore rimasto ignoto ai più.
E così la sua opera non aveva procurato piacere a nessuno o perlomeno a pochi, data la mancanza di affermazione ufficiale e dunque di risonanza.
Forse anche la faccenda della " autopubblicazione ", che ha preso piede oggi, è un modo di reagire al dover passare da filtri imposti e ufficiali, sulla cui imparzialità di giudizio io nutro dubbi.
In fondo, se ci si pensa, non esiste campo in cui non alligni una sorta di lobby, che sceglie i nuovi ammessi con criteri nepotistici o comunque di amicizia.
E il campo della scrittura non fa eccezione.
Questo costituisce un limite, un ostacolo, anche alla diffusione di buone opere, capaci di attrarre i possibili lettori.
La poesia e la scrittura fioriscono sul terreno della libertà, mentre le pastoie li uccidono.