E com’è facile e comodo sbarazzarsi del problema, gettare un respiro di sollievo individuando il colpevole. Ma chi è poi questo colpevole?
Sono io, mi chiamo G. e ho 49 anni, vivo a ridosso della vita cercando ancora di capirne il senso, andando a tentativi in questo vasto mondo pieno di contraddizioni, di vuoti a perdere, e di ragioni che cercano risposte. Oggi ho commesso la colpa di crollare, sì proprio così, mostrare agli altri che l’impalcatura appiccicata in faccia non è stata capace di resistere. Tutti vogliono tutto, compresa io che nel tentativo di credere ho finito per soccombere con le mie stesse forze.
E a volto nudo, di fronte a tutti subisco tanti sputi, e la mia dignità riposa lì da qualche parte perché non mi può stare accanto. E mi hanno lasciata tutti, amici e parenti guardano a distanza, e spingono all’angolo le mie carni ignobili, solo se gli darai i suoi soldi tutto finirà come se non ci fosse stato!
Ed ecco la pace di cui ci riempiamo la bocca, per tutti ammettere una colpa che non ho commesso e fare finta d’essere stata solo la mia paura, pagare il danno attraverso la mia vergogna, cadere giù nel fondo per salvare chi agli occhi di tutti è solo un gran dolore. Non c’è giustizia per me nel mondo degli umani, tolgo le tende e scusate se ho occupato il suolo, saranno grati a me che mi son fatta avanti a testa bassa, per salvare tutti da questo spiacevole episodio.
Già odo le voci di chi dirà hai visto? E finalmente giustizia c’è nel mondo, voleva uscirsene così senza pagare dopo tutto il bene che le hai voluto. E prima o poi le penne doveva sì lasciargliele, non è possibile che prende le vite altrui per poi gettarle, così si toglierà il brutto vizio di divertirsi e basta, fuggendo poi di fronte alle complicazioni. Che pianga pure l’ingrata e anche spregevole, voleva pure che le si riconoscessero ragioni, e che ragioni può avere una come lei, che paghi pure così staremo in pace!
Ecco il triste epilogo, il condimento di questo piatto servito freddo.