L'aveva lasciato.
Quella mattina.
La strada che la separava dal lavoro sembrava interminabile. Le gambe, molli, sostenevano a stento un peso ormai esiguo, ma enorme.
Abbassò il volto, cercando di schivare lo sguardo curioso di un passante e vecchie lacrime iniziarono a sferzarle il viso.
Era finita davvero quella volta. Non c'era piú ritorno.
La consapevolezza di essere nel giusto la lambí ma non le diede pace.
Se lui non fosse stato cosí tanto lui e lei non fosse stata cosí tanto lei, sarebbe andata bene. Ma un cambiamento imposto non dura.
La mano destra graffiò con forza il collo, scostando i lunghi capelli castani.
Il dolore la pervase con dolcezza.
Aveva scelto. Aveva dovuto scegliere.
Un piede in fallo la fece barcollare.
Le braccia, in fretta, si tesero riequilibrando il suo andamento.
Alzò lo sguardo.
Offuscata, l'immensa entrata della scuola le si pose innanzi.
Era arrivata.
Come d'incanto, l'oscurità che era in lei si affievolí.
Svelta salí le scale e con sollievo aprí la porta.
Un vuoto tanto atteso scoperchiò il suo cranio, succhiando via accuse e parole di sconforto.
Sorrise.
Il suo male lí non poteva entrare.
(Ehm, in realtà mi sono accorta di aver usato ben piú di 15 minuti
)