Prefasi: minima riflessione dopo l’ennesima pretesa di strada da parte di chi avevo dietro perché io ho …
“L’abito non fa il monaco”, ma in questa civiltà dell’involucro, culto dell’imballo circostante ognuno di noi, sembra non valere. Espressioni continue con quanto e come ci poniamo di fronte al prossimo, come ci presentiamo, confrontiamo o anche muoviamo, l’apparire diversi o meglio superiori a ogni costo per quello che indossiamo, viviamo, parliamo o semplicemente guidiamo. Si, anche i mezzi diventano segnale, significato spesso conquistato di terza o quarta mano, per vantare un marchio. L’importante è avere una stella a tre punte, uno scudetto rotondo a quadranti bianchi azzurri, un cavallino rampante o quattro cerchi concatenati sul cofano, non l’effettivo compito principale del mezzo. Lo stesso vale per quanto indossiamo, non importa lo stile, il buon gusto, la necessità effettiva o la giusta accoppiata di colori… Basta ci siano coccodrilli, bandierine precise, sigle stigmatizzate ben visibili anche sulle natiche se possibile ma sempre noti, conosciuti marchi. A scusa la qualità superiore, la bontà delle materie prime o progetti, e tante altre, inutili maschere. A verità la vanità, oramai padrona di tanti. Porti o tieni l’indispensabile, il necessario? Allora sei minimo, profugo, insignificante in ogni occasione o situazione. Vivete questo passaggio terreno in questa umana concezione, perché davanti a S.Pietro avrete solo l’anima, la vostra, nuda, senza lamiera o stoffa firmata o tanti altri discutibili accessori della altrui esistenza...
Aggiungo questa simpatica rima sull'argomento nata immediata dal vivere situazione analoga oggi per strada: cosa te ne fai del tuo biemmevù quando arrivi lassù.....