Autore Topic: A cosa penso: l'importanza delle parole.  (Letto 606 volte)

Faber

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A cosa penso: l'importanza delle parole.
« il: Marzo 10, 2018, 18:24:36 »
Apro Facebook, la mia pagina sibillinamente mi chiede: A cosa stai pensando?
Penso alle parole che, incontrandomi quest'oggi, in questo spazio virtuale, in questo tempo mi suggeriscono di esprimere un pensiero, uno stato d'animo oppure un parere, un'idea un sentimento su qualcosa, qualcuno oppure un ricordo...
Allora mi vien fatto di pensare quanto sia importante e, alle volte, esaustiva la parola: tra gli uomini, nella storia della civiltà umana, nella cultura come nella politica, nei rapporti tra le persone, in famiglia come all'esterno di essa, al lavoro come nel tempo che dedichiamo allo svago ed al gioco. Ancora, la parola come atto di preghiera o di speranza, come sopraffazione o sottomissione, come aiuto e dono o condanna.
A cosa sto pensando, mi chiede ancora ineffabile la mia pagina Facebook all'apertura, quando ancora non ho né letto né scritto alcunché, almeno per oggi e comunque sino ad ora.
Penso, invece, questo sì alle molte ridondanti parole usate e abusate nel mondo della politica, prima e dopo la campagna elettorale, conclusasi lunedì scorso, subito dopo i risultati del voto dei molti, moltissimi italiani che, in Italia e all'estero, hanno espresso con la "parola scritta" su di due fogli (uno per la Camera dei Deputati e l'altro per il Senato della Repubblica) il loro dissenso, la loro stanchezza, la "caduta" degli ideali propri della politica (gli schieramenti a sinistra o a destra delle ideologie che sono state peculiarità dei due secoli precedenti) per manifestare con forza e decisione la volontà di un vero cambiamento di rotta, questa volta, che non ha più niente in comune con le promesse elettorali (mai mantenute, persino il giorno dopo gli ultimi referendum della nostra Repubblica) che hanno fatto da filo conduttore agli ultimi governi succedutisi negli ultimi dieci anni almeno.
A cosa penso? Penso che il Presidente Mattarella, proprio attraverso la parola (la sua) dall'alto del Colle del Quirinale, dalla sua posizione Super partes, quale garante della Costituzione, ha certamente fatto bene, assolvendo ad uno dei suoi doveri costituzionali, ad invitare i partiti tutti, i loro rappresentanti insieme ai loro segretari e presidenti, ad uno sforzo comune per il bene del Paese al fine di cercare una via per garantire la governabilità di questo Paese.
A cosa penso, continua a chiedermi imperterrito Facebook, mentre altre riflessioni scorrono nella mente. Mi chiedo cosa si aspettino gli oltre 60 milioni di italiani, gli altri 500 milioni circa di cittadini europei (compresi quelli della Gran Bretagna, ancora in fase di brexit!) dalle scelte dei nostri politici e da quelle dei componenti il governo europeo. Mi chiedo, probabilmente in un interrogativo comune che ci riunisce tutti nell'attesa, quando la politica ed i suoi primi attori smetterà di essere parolaia ed inconcludente; quando saprà essere davvero capace di guardare avanti, proponendo progettualità, crescita e democrazia tra i popoli. L'Europa, culla della cultura occidentale, negli ultimi 60 anni ha saputo e voluto garantire la pace e la crescita tra tutti le nazioni che la compongono, questo è bene non dimenticarlo, specialmente quando si pronunciano discorsi che arringano cittadini stanchi, delusi, arrabbiati, disoccupati o malpagati. Quando si cavalcano le onde della protesta, nella facile proposizione di politiche che, promettendo tutto a tutti, dimenticano poi di ricercare concretamente i modi per renderle fattive!
La parola è stata protagonista della storia dell'umanità, ne ha scritto e raccontato della sua nascita e crescita: vediamo che qualcuno non debba usarla per scriverne, in futuro, il suo epilogo.
A questo, oggi, ho pensato mentre aprivo la pagina del mio profilo Facebook.
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro

piccolofi

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Re:A cosa penso: l'importanza delle parole.
« Risposta #1 il: Marzo 12, 2018, 17:27:48 »
L'Europa, " culla della cultura occidentale ", se, provenendo dagli orrori della guerra, " per 60 anni ha saputo e voluto garantire la pace e la crescita tra tutte le nazioni che la compongono ", negli ultimi tempi e ormai da troppo tempo sta permettendo un'invasione islamica incontrollata, col suo carico sia concreto che ideologico di violenza, che può portare solo a minare prima, e a far dissolvere poi, la sunnominata cultura occidentale ei cardini del suo vivere.
L'Europa ci ha imbottiti e anestetizzati di parole.
Solo parole, perché l'Italia è stata lasciata sola, disorganizzata e imbelle, a far fronte a masse cui non poteva dare un destino ma solo subirne il carico concreto.
Parole.
Belle parole.  Tutti grati all'Italia, gli alti papaveri di Strasburgo, perché l'Italia si presta a farsi sacrificare pur nella loro sostanziale indifferenza.
Parole a fiumi in Europa, e tante e solo parole anche fra i politici di questa Italia che avrebbe bisogno di fatti, di buon senso, di lungimiranza, di piantarla con un generico buonismo utopistico e inconcludente.
Gli italiani di parole sono stufi : questa è la verità.
E si può anche vomitare disprezzo sui cosidetti populismi, ma solo dimenticando volutamente due cose :
- che " populismo " viene da " popolo ", e dunque bisognerebbe avere il buon gusto di fingere di rispettarlo e valutarlo questo popolo, anziché ricavarne quella   che nei salotti snob è diventata una sorta di parolaccia.
- che se non si danno risposte, concrete e vere, alla gente che non vive nel privilegio in cui invece i politici vivono, questa gente di insicurezza, delinquenza e mancanza di prospettive non ne potrà più. E, orrore, voterà i " populisti ", ossia chi prova a sentire le esigenze che vengono anche dal basso, non solo dai salotti e dagli ammanicati, da bancari e intellettuali accreditati.
Le parole sono belle, sono splendide se le si sa usare.
Ma fuori dai forum di scrittura, fuori dai talk-show, fuori dal loro campo di elezione, restano davvero troppo poco.
Anche Mattarella ha già detto e saprà dire belle parole, pie esortazioni.
Ma in Italia, paese di vuoti parolai, le parole trasudano da tutti i pori, sono inflazionate.
Aspettiamo gente che metta in scena i fatti.
Anzi, aspetteremmo. Avremmo avuto bisogno di.
Invece arriverà il solito baraccone di " salvezza nazionale ", tutto e niente, né carne né pesce.
L'Europa plaudirà, con un respiro di sollievo.
E noi?
Tiremm innànz.
 


Birik

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Re:A cosa penso: l'importanza delle parole.
« Risposta #2 il: Marzo 13, 2018, 06:59:00 »
Vero, populismo deriva da popolo, ma non è una bella parola. Nata come bella parola usata per la prima volta proprio per soddisfare il popolo, ha assunto col tempo  un significato proprio negativo. Populista  è colui che sfrutta i sentimenti più meschini dell'uomo per il proprio vantaggio politico, che cavalca l'onda del malcontento per offrire soluzioni irrealizzabili e, con linguaggio spesso violento, instilla nell'uomo qualunque paure che solo la sua parte politica riuscirà ad esorcizzare. Il populismo è solo un brutto gioco, capace di sollevare le masse, prodromo di un probabile regime. Tant'è vero che nell'antica Grecia, veniva vista come degenerazione della democrazia.  Il gioco è semplice: si creano paure, laddove già non ci siano, si approfitta dell'ignoranza e dell'insofferenza, per cavalcare l'onda del malcontento, e più c'è malcontento e più il populismo vince.
Vedremo cosa succederà in Italia qualora dovessimo avere al governo chi ha promesso tagli alle tasse, lotta all'immigrazione o improbabili redditi di cittadinanza, tacendo sulla questione debito pubblico, ragione per cui qualsiasi promessa risulterebbe irrealizzabile.