Autore Topic: Monologo  (Letto 2455 volte)

presenza

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Monologo
« il: Febbraio 19, 2018, 17:39:49 »
Uno vive la sua vita e ad un certo punto non ne scorge il senso, sì va bene mi alzo la mattina e  ringrazio il giorno per avermi svegliato, e la sera prima di andare a letto mi dico soddisfatto per non aver commesso danno. E poi? L’indomani ricomincio daccapo come fosse stato tutto vano, come se non fosse servito a niente e fossi costretto a ripetermi come un disco rotto.
E poi arriva la malattia e mi dico mannaggia non me l’aspettavo come se fosse pure strano il fatto che prima o poi la vita la devo lasciare, dovrei saperlo non c’è scelta in questo, dovrei  semplicemente ricordarlo. La morte poi arriva quando vuole, e portandosi appresso cose e persone sembra fare una cattiva azione, come fosse ingiusta, come a dire perché io sì e quello no? Il momento arriva per tutti, è solo che mi sono sentito fino a questo istante un potente dimenticando ogni giorno quanto sono perdente. Perciò ho cercato il senso, e poi sono finito a vivere come gli orologi, quelli che uno ci dà la corda e avanzano  con le loro lancette meccaniche. E all’improvviso ecco che è accaduta, sì quell’illuminazione che mi ha fatto fermare alla soglia dell’avanzare, ed è lì che ho guardato veramente, ed è in quel momento che ho scoperto il niente con il suo odore come di un piatto vuoto a colazione. E sulla via percorsa ogni mattina nessun pensiero mi ha fermato veramente, ogni respiro ha avuto un peso, perfino l’anima quando l’ho stretta in pugno. Non ho trovato consolazione, nemmeno l’ho cercata, rimangono due, tre le cose che mi sono riuscite veramente, ma circondate dal vuoto di un’esistenza a stento, di dubbi e di domande che da quell’istante continuano a tormentare il mio cervello.
Da quel momento vivo e ancora me lo chiedo il senso, e non m’importa di contare, nemmeno  camminare come un’automa in mezzo al sacco vuoto, ed è così che avanza il malcontento, e gli spintoni quando sono fianco al fianco, sì proprio quelli che servono per uscire fuori strada. Un giorno uno me lo ha detto io non ho nulla da perdere e nemmeno guadagnare, ecco che questa frase mi ha fatto pensare a quanto invece ho perso, a quanto non è mai abbastanza, a quanto mi sono accontentato pensando fosse quello. Perciò voglio finirla con questi giorni tutti uguali, e queste notti senza desiderare, e poi finirla col vento che non soffia e la pioggia sempre storta, il fiato a malapena, la storia sempre quella, le immagini come sfocate e il fiore come sfiorato. E da domani il niente, il mai sempre presente, il vuoto nel camino e accanto un sigaro rinsecchito, nessuna parola magica, nemmeno la speranza, non voglio l’orizzonte e grazie ne ho abbastanza!

marisa alberti

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Re:Monologo
« Risposta #1 il: Dicembre 28, 2020, 11:47:15 »
Molto triste e scritto benissimo! Brava!